Cambiamenti climatici: oggi a Lecco, Como e Morbegno lo sciopero mondiale
E sul lago dati sconcertanti
Nemmeno a Lecco è mancato lo “Sciopero Mondiale per il Futuro” (#Climatestrike). Tutto è partito dal lancio del gruppo lecchese di “Fridays for Future”, il movimento mondiale nato dal messaggio della sedicenne Greta Thunberg, che ogni venerdì si reca al Parlamento svedese per sensibilizzare sulle criticità del cambiamento climatico.
La giornata di protesta è stata oggi,venerdì 15 febbraio, e ha incluso numerose iniziative: oltre all’appuntamento davanti al Municipio delle 21, già dalla mattinata decine di giovani si sono radunati per indurre i politici di ogni nazione a “intraprendere un’attuazione rapida e decisa delle politiche atte a ridurre le emissioni e a promuovere un modello economico circolare”. La mobilitazione è stata preceduta da un assembramento dalle 8 alle 9, per poi iniziare ufficialmente con il ritrovo in piazza Cermenati. Dalle 10 l'intervento degli esperti, tra cui un professore del Bertacchi e un docente universitario, seguito da un dibattito e confronto aperto al pubblico. Dalle 14, infine, un pomeriggio di raccolta rifiuti volontario con Legambiente. “Insieme ai ragazzi di tutta Italia e del mondo abbiamo deciso di sfruttare questa occasione per farci vedere e sentire, per dire che non condividiamo la mancata attenzione dei governi sulle questioni che riguardano l’ambiente e i cambiamenti climatici – hanno sottolineato Martino Losi, Filippo Ciancio, Filippo Citterio, Francesca Ceraudo, Iris Bonacina e Alex Guerra, studenti e tra gli organizzatori dell’evento in piazza Cermenati – vogliamo dire agli adulti che così non va, la società deve cambiare e noi vogliamo fare il primo passo”. “La cosa più importante – evidenziano i ragazzi – è sensibilizzare, non solo gli adulti ma anche gli stessi giovani che oggi sono in piazza con noi. Questa non è una giornata per saltare la scuola ma che vuole fare aprire gli occhi e la mente di tutti. Le singole manifestazioni di questa giornata, prese da sole non avrebbero senso, l’obiettivo è creare un gruppo che continui la sua attività e che continui a promuovere iniziative ed eventi concreti sul territorio”. A Morbegno La mobilitazione ha avuto luogo anche a Morbegno, e non nel capoluogo Sondrio: appuntamento davanti all'auditorium (in piazza Sant'Antonio) alle 9, con l'inizio della protesta "pacifica, globale e decisa". Anche in questo caso, decine gli studenti e i giovani valtellinesi presenti all'evento. E a Como Anche a Como 2.000 tra studenti e cittadini si sono mobilitati: la manifestazione si è svolta tra le 8.30 (ritrovo presso Parcheggio Ippocastano (viale Aldo Moro, 44) e le 13.30 (in Piazza Cavour). Previsto un corteo lungo le vie del centro e una sosta davanti al Comune. Interventi del mattino IPPOCASTANO • Cos’è il movimento Fridays for Future → Davide Faifer, Studente Liceale • La differenza tra informazione scientifica e Fake Climate News → Francesco Cavallleri, Studente Universitario di Fisica • Come i Cambiamenti Climatici incidono su tutti gli aspetti della nostra vita → Marco Conti Ass. Il Faggio sul Lago COMUNE • Impatti locali e globali dei cambiamenti climatici → Anna Caspani, Studente Universitaria di Scienze Ambientali • Amazzonia e deforestazione → Giordana Bossi • Impatto degli allevamenti intensivi → Elisabetta Fumagalli • Impatto delle coltivazioni intensive e metodi alternativi→ Giacomo Scarpina di Associazione Terra Viva • Le Migrazioni per motivi ambientali → Anna Francescato di Como Senza Frontiere • Gli effetti sulla salute → Dottor Andrea Bordiga, medicoPIAZZA CAVOUR • Effetti locali: acqua → Legambiente Como • Biodiversità e insetti → Manuela Serrentino, medico • Effetti locali: aria → Legambiente Como • Cosa possiamo fare noi singoli e perché non basta → Davide Faifer POMERIGGIO: Dalle 14:30, Climate Talks per il futuro presso l’Università degli Studi dell’Insubria, Dip. Scienza e Alta Tecnologia – Como. Intervengono: ● Davide Faifer – Studente: Il movimento mondiale Fridays for Future; ● Frank Raes – Fisico e Climatologo, ex direttore del Climate Change Risk Unit presso l’European Commission’s Joint Research Center (JRC): L’uomo cambia il clima, il clima cambierà l’uomo; ● Martina Cividini – Ingegnere Ambientale e co-fondatrice del progetto WorldCliMaps: Climate change, una crisi globale con impatti locali; e perché le fake climate news sono pericolose?; Break con ClimaQuiz: Quanto davvero ne sai sul cambiamento climatico… e come fermarlo? Con Pierluca Burcheri, di Free2Change; ● Alessandro Berlusconi – Studente di Scienze Naturali e divulgatore scientifico di Ambiente & Natura: Climate change, la parola agli animali; ● Giacomo Magatti – Ricercatore e Sustainability Manager: azioni locali individuali e collettive per il contrasto al cambiamento climatico; ● Luca Malinverno – dottorando in Fisica: Planet is Fine, People’ll be less. La situazione sul Lago di Como A proposito di cambiamenti climatici, un altro dato preoccupante. Se inizialmente sembrava che il livello delle acque del Lago di Como stesse stabilizzandosi, i nuovi dati diffusi da Legambiente mostrano una situazione ben più critica. “La primavera inizia in un clima di profonda incertezza per l’agricoltura padana: le riserve di acqua liquida sono quasi esaurite, e anche il soccorso della fusione delle nevi non promette miracoli – sottolineano dall’associazione – Sulle Alpi, infatti, la neve c’è, ma solo alle alte quote, poiché sotto i 1500 metri il caldo mese di febbraio ha già anticipato il disgelo. Sono prove generali di cambiamento climatico, quelle che si ripetono ormai sempre più di frequente ad ogni avvio dell’annata agraria nella Pianura lombarda, fortemente dipendente dalle disponibilità di acqua per poter programmare semine e raccolti”. A preoccupare è il volume dei laghi lombardi, la grande riserva idrica, storicamente regolata, artefice delle possibilità di alimentare la rete dei canali irrigui: i dati ad oggi sono allarmanti, spiega Legambiente soprattutto per i laghi di Como e d’Iseo, dove si è già accesa la spia della riserva, poiché dall’inizio dell’anno gli afflussi dai tributari registrano un forte deficit. “Complessivamente – afferma Legambiente – i Laghi Maggiore, di Como e d’Iseo stanno stoccando 170 milioni di mc d’acqua, su una capacità d’invaso di ben 760 milioni di mc complessivi”. Per quanto riguarda il Lario, l’ammanco è di 95 milioni di mc (-21%); l’acqua disponibile come serbatoio, sul Lago di Como, è soltanto il 10%. Percentuali tutt’altro che incoraggianti. “I laghi a secco – continua l’associazione – in questa fase stanno cercando di limitare le perdite, riducendo i rilasci agli sbarramenti sugli emissari, ma nonostante ciò le tendenze restano negative e i livelli continuano ad abbassarsi, anche perché non sono previste, almeno per questa settimana, precipitazioni importanti. Neanche dagli invasi idroelettrici d’alta quota ci si può aspettare molto: nel bacino montano dell’Adda, ad esempio, i depositi idroelettrici sono vuoti all’80%”. Altre manifestazioni Sempre nella giornata di oggi si è svolta una manifestazione a Roma (in Piazza del Popolo) in occasione dello sciopero degli edili, a partire dalle 15. Vi hanno partecipato circa 15mila persone. “Il messaggio della piazza è lavoro e diritti, dignità e qualità dell’occupazione insieme a una nuova idea di crescita del Paese, con un nuovo modo di sviluppo: per farlo, bisogna far ripartire gli investimenti”, ha dichiarato il segretario generale della Cgil Landini. “Al premier Conte come prima cosa chiederemo che si trovino le forme per sbloccare sul serio e in tempi rapidi le opere, non siamo invece disponibili ad accettare una modifica al Codice degli appalti che liberalizzi il sub-appalto e addirittura permetta l’applicazione di qualsiasi contratto. Lavoro e sblocco dei cantieri devono andare insieme al rispetto della legalità, della sicurezza e dei diritti delle persone”, ha concluso. “Bisogna rilanciare l’economia e avviare i cantieri, le risorse, i soldi ci sono: è criminale non spenderli, così si ammazza l’economia. Serve la volontà politica per farlo”, gli fa eco il segretario generale Uil Carmelo Barbagallo. Soddisfatti per la partecipazione i tre segretari generali di Fillea, Filca e Feneal (Alessandro Genovesi, Franco Turri e Vito Panzarella). “Questo sciopero diventa ancora più importante per sostenere le proposte del mondo del lavoro, le quali più che rivendicare nuove regole chiedono politiche industriali, investimenti, azioni di sistema finanziarie e sulla qualità dell’occupazione, per difendere il lavoro che c’è e crearne di nuovo, stabile, ben pagato e sicuro”, hanno dichiarato. “Capiremo nelle prossime ore se quello con il Governo sarà un tavolo vero o solo una manfrina ma, intanto, la convocazione a palazzo Chigi è, nel metodo, un primo risultato delle mobilitazioni confederali e di categoria.” Così ha esordito Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, nel chiudere la grande manifestazione nazionale che ha portato a Roma in Piazza del Popolo 20.000 lavoratrici e lavoratori delle costruzioni in occasione dello sciopero generale di tutto il settore, al termine del quale la delegazione dei sindacati confederali e delle costruzioni hanno incontrato il Governo a Palazzo Chigi, seguirà lunedi un primo incontro al Mit. “Il nostro giudizio sarà come sempre sul merito, sulle distanze tra ciò che abbiamo proposto e ciò che ci proporrà il Governo. Sia chiaro infatti - ha proseguito Genovesi - che un conto è sburocratizzare, ridurre possibili contenziosi, qualificare le stazioni appaltanti, un conto è la totale liberalizzazione dei subappalti e dei contratti di lavoro, tornare al massimo ribasso o depotenziare le clausole sociali. Cioè bene uno sblocca cantieri, no uno sblocca porcate.” “Chiediamo al Governo politiche industriali all’altezza della crisi, che nei nostri settori ha distrutto 800 mila posti di lavoro, di confermare in toto il programma pluriennale Connettere l’Italia e relative risorse per le 25 opere prioritarie lì individuate, di istituire un Fondo nazionale di garanzia creditizia alimentato da Cassa Depositi e Prestiti. Oggi le principali aziende delle costruzioni (che danno lavoro poi a migliaia di piccole aziende e fornitori) come Astaldi, Condotte, Tecnis, Glf, Trevi, Cmc, ecc. hanno in pancia miliardi di lavori già assegnati, ma non avendo liquidità non riescono a mandare avanti i cantieri.” “Chiediamo la sistematizzazione dei vari incentivi - energetico, antisismico, bonus mobili - rendendoli cedibili alle banche e collegandoli al Durc per Congruità, la promozione degli appalti verdi, di favorire la rigenerazione e riqualificazione delle periferie anche con nuove norme urbanistiche, sul modello di Madrid, Lisbona, Parigi, Barcellona.” “Chiediamo di avviare un Piano straordinario per la lotta al dissesto idrogeologico potenziando le stazioni appaltanti regionali, e sostenere con strumenti adeguati i piani per l’edilizia scolastica di quegli enti locali che, anche per carenza di personale, hanno difficoltà nel progettare e nel rendere esecutivi gli appalti assegnati.” “Chiediamo di non fermare le opere già in corso, grandi come la Tav o la 106 e piccole come la manutenzione delle strade provinciali, ma anche di investire maggiori risorse su rigenerazione, risparmio energetico, riqualificazione del costruito, dopo decenni di consumo di suolo.” Se invece la ricetta del Governo sarà “meno investimenti perché tanto basta rendere i cantieri una giungla e togliere lacci e lacciuoli, allora si aprirà un conflitto senza precedenti, a partire proprio dal sindacato delle costruzioni che vuole lavorare sì, ma guardando al futuro, alla qualità, alla sicurezza.” Per questo “diciamo no a scorciatoie o apparenti semplificazioni che puntano in realtà solo alla riduzione delle tutele e dei diritti dei lavoratori ma chiediamo di affrontare il tema vero, cioè quale modello di sviluppo vogliamo per il Paese. Oggi centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi in tutto il mondo stanno manifestando per l’ambiente ed il futuro del pianeta, quel futuro passa dalle scelte dei governi, a cominciare da quelle in materia di politica industriale - ha concluso Genovesi - scegliere la strada della sostenibilità, della qualità del lavoro e dei prodotti, dell’innovazione e della ricerca, a partire dal settore delle costruzioni, può dare una risposta a quei ragazzi e restituire un futuro al nostro paese.” La lettera di Potere del Popolo Lecco "Qualcuno dei nostri amministratori si è accorto che venerdì 15 marzo gli studenti di tutto il mondo, compresi quelli che frequentano le scuole superiori del lecchese, hanno scioperato per le condizioni ambientali pessime del pianeta e del nostro territorio? I giovani hanno lanciato un pesante atto di accusa verso chi ci governa che dal più piccolo borgo alla più grande potenza sta compromettendo il loro futuro. Il movimento ha preso l’avvio dalla giovane svedese Greta Thunberg che durante la conferenza mondiale sul clima ha tenuto un discorso ai politici riuniti a Katowice in Polonia per metterli davanti alle loro responsabilità sui cambiamenti climatici, causati da un sistema economico predatorio che si fonda sul profitto di pochi ricavato sullo sfruttamento dei beni comuni e delle persone, che, in molte parti del modo, anche nel nostro avanzato e democratico occidente, sono ridotte in schiavitù. Anche noi “nel nostro piccolo” abbiamo gravi problemi ambientali derivanti da scelte sbagliate o non scelte dei nostri sindaci e assessori all’ambiente. Ci domandiamo come intendono rispondere alle manifestazioni degli studenti e ai molti movimenti della nostra zona per affrontare l’emergenza Aria che nella nostra provincia, e soprattutto nel meratese, ha superato le soglie massime di inquinanti ben 30 volte dall’inizio dell’anno. Invece tutto tace, come se non stese succedendo nulla, mentre la popolazione vive in una camera a gas, specie i bambini, e sempre più spesso ci si ammala di varie patologie. La verità è che i nostri amministratori non hanno uno straccio di idea per invertire la rotta quindi si accaniscono nel continuare a bruciare sempre più rifiuti (vedi progetto del teleriscaldamento di Silea, invece di programmare di spegnere il forno come promettono sempre in campagna elettorale) a non mettere in campo soluzioni per una mobilità collettiva e/o condivisa, a non investire in energie rinnovabili, a non indirizzare gli acquisti verso le produzioni locali, a non salvare le api minacciate dai pesticidi nelle coltivazioni, a non salvaguardare le risorse idriche, a scoraggiare l’uso di utensili usa e getta o l’eccessivo consumo di carne. Al contrari, i sindaci si oppongono anche alle analisi epidemiologiche indipendenti che servono a monitorare le emissioni degli impianti che emettono tonnellate di fumi nocivi come L’Italcementi di Calusco e l’inceneritore Sllea di Valmadrera, si oppongono perfino a introdurre la tariffazione che fa pagare di più chi produce più rifiuti. Continuano a spendere soldi in opere costose e inutili (come appunto gli 80 milioni di euro del tossico riscaldamento a rifiuti) e non trovano quelli necessari per migliorare la qualità della vita dei cittadini e del territorio. Consigliamo ai cittadini di porre le stesse questioni, che anche i giovani hanno posto durante la giornata del .15 marzo, a tutti quei politici che si apprestano a candidarsi alle prossime elezioni comunali, perché: “Il sindaco è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio. Il consiglio comunale condivide questa responsabilità. Il sindaco deve conoscere lo stato di salute della popolazione, deve prendere provvedimenti se le condizioni ambientali sono invivibili, se esistono pericoli incombenti e, per la direttiva Seveso, deve informare la popolazione dei rischi rilevanti cui è sottoposta. E agli amministratori locali presenti e futuri che non saranno in grado di dare risposte chiare e soprattutto credibili consigliamo di tornare a casa e lasciar perdere, ma non gli auguriamo di andare a zappare la Terra perché sarebbe un onore troppo grande per loro". |