Taglio dei parlamentari? Per Maffezzini (presidente della CM di Sondrio) penalizza la Valle
A poche settimane dall'approvazione del taglio dei parlamentari, cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle e oggetto di discussioni nel corso dell'estate appena trascorsa, viene lanciato un allarme da parte di Tiziano Maffezzini, sindaco di Chiuro e presidente della Comunità Montana di Sondrio.
Il documento è firmato "Uncem Lombardia", sezione regionale dell'associazione nazionale delle Comunità montane e dei vari enti montani.
Al centro dell'attenzione il rischio di minore rappresentanza parlamentare, nel nostro caso in un territorio già geograficamente isolato come la Valtellina (così come tante altre aree montane in Italia). Per Maffezzini, vi è la necessità di varare una legge elettorale con nuove circoscrizioni.
"Nelle leggi elettorali, meno sono gli eletti, più i collegi sono grandi - esordisce Maffezzini -. Di conseguenza meno le aree montane hanno capacità di incidere nelle scelte ed eleggere persone che provengono da quei territori, col risultato di un baricentro nettamente spostato sulle zone urbane, sulle città, dove si concentrano tanti voti e grandi interessi mentre le zone montane, rurali ed i piccoli comuni soccombono. Più volte è stato ripetuto che la riduzione dei parlamentari non deve tagliare la capacità democratica di eleggere i propri rappresentanti nei luoghi vitali della politica nazionale. E' basilare garantire un'adeguata e certa rappresentanza a tutti i territori, anche a quelli a più alta dispersione demografica che hanno da sempre avuto minori voti, e, dunque, minore capacità di eleggere i propri delegati, come lo sono particolarmente quelli montani e rurali, nonostante le estese superfici e le innumerevoli comunità di cui si compongono".
La "legge elettorale che scaturirà a seguito della riduzione dei parlamentari sarà decisiva nell'evitare che pezzi di Italia non siano più presenti in Parlamento. Il lavoro da compiere nella stesura della legge e nel disegno delle nuove circoscrizioni dovrà garantire un nuovo riequilibrio perché ora cambia significativamente il numero medio di abitanti per ciascun parlamentare eletto: per la Camera dei deputati tale rapporto aumenta da 96.006 a 151.210, per il Senato, il doppio, i più alti tra i grandi Paesi europei. E se non si disegnano intelligentemente i collegi, individuando una forma di compensazione territoriale che superi il solo dato del numero di abitanti, la montagna, le aree interne, le zone a bassa densità di abitanti, soccomberanno e non avranno più riferimenti".
Infine, "occorre anche rivendicare il diritto alla rappresentanza, dimostrando responsabilmente una capacità progettuale e di sintesi che giustifichi la presenza nei luoghi ove si decide. Solo in questo caso la riduzione dei parlamentari avrebbe un senso e non risponderebbe a interessi meramente propagandistici".
Dal punto di vista "economico", tagliare 345 parlamentari comporterebbe per le casse dello Stato, soltanto considerando gli stipendi, un risparmio di 50 milioni di euro all’anno. Per Luigi Di Maio, primo promotore del provvedimento, non si tratterebbe sol di un vantaggio economico: «Non è solo una questione di soldi – aveva già detto la scorsa estate – è anche semplificazione. Abbiamo il numero più alto di parlamentari d’Europa e ne consegue un numero spropositato di leggi, spesso inutili. Il taglio cambierà la politica per sempre. Manderemo a lavorare gente che sta lì da vent’anni e finalmente potremmo avere un Parlamento più semplice». Resteremo a vedere come verrà strutturata la nuova legge elettorale.
articolo del 20.10.2019, ore 00.40
Il documento è firmato "Uncem Lombardia", sezione regionale dell'associazione nazionale delle Comunità montane e dei vari enti montani.
Al centro dell'attenzione il rischio di minore rappresentanza parlamentare, nel nostro caso in un territorio già geograficamente isolato come la Valtellina (così come tante altre aree montane in Italia). Per Maffezzini, vi è la necessità di varare una legge elettorale con nuove circoscrizioni.
"Nelle leggi elettorali, meno sono gli eletti, più i collegi sono grandi - esordisce Maffezzini -. Di conseguenza meno le aree montane hanno capacità di incidere nelle scelte ed eleggere persone che provengono da quei territori, col risultato di un baricentro nettamente spostato sulle zone urbane, sulle città, dove si concentrano tanti voti e grandi interessi mentre le zone montane, rurali ed i piccoli comuni soccombono. Più volte è stato ripetuto che la riduzione dei parlamentari non deve tagliare la capacità democratica di eleggere i propri rappresentanti nei luoghi vitali della politica nazionale. E' basilare garantire un'adeguata e certa rappresentanza a tutti i territori, anche a quelli a più alta dispersione demografica che hanno da sempre avuto minori voti, e, dunque, minore capacità di eleggere i propri delegati, come lo sono particolarmente quelli montani e rurali, nonostante le estese superfici e le innumerevoli comunità di cui si compongono".
La "legge elettorale che scaturirà a seguito della riduzione dei parlamentari sarà decisiva nell'evitare che pezzi di Italia non siano più presenti in Parlamento. Il lavoro da compiere nella stesura della legge e nel disegno delle nuove circoscrizioni dovrà garantire un nuovo riequilibrio perché ora cambia significativamente il numero medio di abitanti per ciascun parlamentare eletto: per la Camera dei deputati tale rapporto aumenta da 96.006 a 151.210, per il Senato, il doppio, i più alti tra i grandi Paesi europei. E se non si disegnano intelligentemente i collegi, individuando una forma di compensazione territoriale che superi il solo dato del numero di abitanti, la montagna, le aree interne, le zone a bassa densità di abitanti, soccomberanno e non avranno più riferimenti".
Infine, "occorre anche rivendicare il diritto alla rappresentanza, dimostrando responsabilmente una capacità progettuale e di sintesi che giustifichi la presenza nei luoghi ove si decide. Solo in questo caso la riduzione dei parlamentari avrebbe un senso e non risponderebbe a interessi meramente propagandistici".
Dal punto di vista "economico", tagliare 345 parlamentari comporterebbe per le casse dello Stato, soltanto considerando gli stipendi, un risparmio di 50 milioni di euro all’anno. Per Luigi Di Maio, primo promotore del provvedimento, non si tratterebbe sol di un vantaggio economico: «Non è solo una questione di soldi – aveva già detto la scorsa estate – è anche semplificazione. Abbiamo il numero più alto di parlamentari d’Europa e ne consegue un numero spropositato di leggi, spesso inutili. Il taglio cambierà la politica per sempre. Manderemo a lavorare gente che sta lì da vent’anni e finalmente potremmo avere un Parlamento più semplice». Resteremo a vedere come verrà strutturata la nuova legge elettorale.
articolo del 20.10.2019, ore 00.40