Troppe nutrie, dalla Provincia il via libera all'abbattimento di 4000 esemplari
Il consiglio provinciale nella serata odierna ha approvato all'unanimità il Piano di contenimento ed eradicazione della nutria. Fino a 4.000 gli esemplari che potranno essere abbattuti nell'arco di un triennio, fino a 1.300 l'anno a cominciare indicativamente dall'inverno 2020.
"La nutria - ha spiegato il Presidente Claudio Usuelli, illustrando il provvedimento - è un grande roditore semi-acquatico, che vive lungo fiumi, laghi e paludi. Originario del Sud America, si è diffuso in Europa inizialmente negli allevamenti per la produzione di pellicce e, successivamente, venuto meno l'interesse zootecnico, proliferando nell'ambiente naturale a causa di rilasci accidentali durante lo smantellamento degli allevamenti. In Italia, soprattutto nel Settentrione del Paese, la tardiva azione di controllo conseguente anche ad un quadro normativo che ha impedito la sottrazione degli animali dallo stato libero (solo dal 2014 non è più considerata specie di fauna selvatica ndr) ha determinato un'abnorme diffusione della specie, foriera di diverse problematiche interessanti la produzione agricola, la difesa idraulica, la sicurezza stradale, l'igiene pubblica e, non ultimo, la biodiversità".
Nel nostro territorio, dopo la prima "apparizione" nel 2007 in località Toffo, tra Brivio e Calco, è presente in oltre 30 comuni, con una stima della popolazione da 900 a 1800 esemplari, localizzati principalmente, ma non solo, lungo l'asta dell'Adda e nei pressi dei bacini lacustri minori, con un nucleo insediato anche a Colico.
"La Regione - ha ricordato Usuelli - in virtù di una presenza ancora contenuta nelle province pedemontane, raccomanda l'esecuzione di interventi di contenimento onde evitare che la notevole prolificità della specie (2.5 parti/anno, con fino a 15 cuccioli/anno), il precoce raggiungimento della fertilità (primo parto tra il 3° e l'8° mese di vita) e la straordinaria adattabilità all'ambiente determino una diffusione incontrollata che può arrecare danni consistenti agli ambienti naturali e alla biodiversità".
Per perseguire e poi mantenere tale obiettivo, il Piano "è fortemente orientato a coordinare l'attività degli enti e delle associazioni locali nonché a realizzare una struttura locale di operatori stabile". In attesa dell'istituzione di un vero e proprio Tavolo, prevede però anche la possibilità di poter eseguire un intervento ad alta intensità da parte di un operatore specializzato, in grado di esplicare un'efficace azione contenitiva della popolazione del roditore. Un'ipotesi questa "che potrebbe attivarsi soprattutto in prima attuazione del Piano, mentre successivamente l'azione svolta da strutture operative locali e territoriali, con forte presenza di soggetti volontari formati e allo scopo attrezzati, potrebbe assicuare l'attività di mantenimento, persistente e a bassa intensità" ha puntualizzato il Presidente, ricordando altresì come il documento preveda sia la possibilità di agire a livello di singolo Comune o di aggregazione di Comuni ma anche a livello unitario con la Provincia che si occuperebbe in questo caso - considerato preferenziale - dell'intera filiera di azioni, dalla cattura degli animali allo smaltimento delle carcasse.
Trasversale il consenso dei gruppi politici, dalla Lega che tramite Stefano Simonetti ha espresso appoggio al Piano al Pd con Marco Passoni che, ben conoscendo il problema essendo sindaco di Olginate e dunque di uno dei comuni interessati "dall'invasione", ha sostenuto la necessità di intervenire con decisione e celermente. Se ne riparlerà comunque a 2020 inoltrato, visti i tempi tecnici per dare attuazione a quanto quest'oggi votato all'unanimità. Il Carroccio nel corso della seduta, sempre restando in tema fauna, ha chiesto altresì all'Ente di valutare la creazione di squadre volontarie abilitare al contenimento del cormorano nonché aggiornamenti sulla questione degli ungolati e dei cinghiali in primis, altra piaga del territorio. I ragguagli arriveranno in apertura del prossimo consiglio.
articolo del 25.11.2019, ore 23:20
"La nutria - ha spiegato il Presidente Claudio Usuelli, illustrando il provvedimento - è un grande roditore semi-acquatico, che vive lungo fiumi, laghi e paludi. Originario del Sud America, si è diffuso in Europa inizialmente negli allevamenti per la produzione di pellicce e, successivamente, venuto meno l'interesse zootecnico, proliferando nell'ambiente naturale a causa di rilasci accidentali durante lo smantellamento degli allevamenti. In Italia, soprattutto nel Settentrione del Paese, la tardiva azione di controllo conseguente anche ad un quadro normativo che ha impedito la sottrazione degli animali dallo stato libero (solo dal 2014 non è più considerata specie di fauna selvatica ndr) ha determinato un'abnorme diffusione della specie, foriera di diverse problematiche interessanti la produzione agricola, la difesa idraulica, la sicurezza stradale, l'igiene pubblica e, non ultimo, la biodiversità".
Nel nostro territorio, dopo la prima "apparizione" nel 2007 in località Toffo, tra Brivio e Calco, è presente in oltre 30 comuni, con una stima della popolazione da 900 a 1800 esemplari, localizzati principalmente, ma non solo, lungo l'asta dell'Adda e nei pressi dei bacini lacustri minori, con un nucleo insediato anche a Colico.
"La Regione - ha ricordato Usuelli - in virtù di una presenza ancora contenuta nelle province pedemontane, raccomanda l'esecuzione di interventi di contenimento onde evitare che la notevole prolificità della specie (2.5 parti/anno, con fino a 15 cuccioli/anno), il precoce raggiungimento della fertilità (primo parto tra il 3° e l'8° mese di vita) e la straordinaria adattabilità all'ambiente determino una diffusione incontrollata che può arrecare danni consistenti agli ambienti naturali e alla biodiversità".
Per perseguire e poi mantenere tale obiettivo, il Piano "è fortemente orientato a coordinare l'attività degli enti e delle associazioni locali nonché a realizzare una struttura locale di operatori stabile". In attesa dell'istituzione di un vero e proprio Tavolo, prevede però anche la possibilità di poter eseguire un intervento ad alta intensità da parte di un operatore specializzato, in grado di esplicare un'efficace azione contenitiva della popolazione del roditore. Un'ipotesi questa "che potrebbe attivarsi soprattutto in prima attuazione del Piano, mentre successivamente l'azione svolta da strutture operative locali e territoriali, con forte presenza di soggetti volontari formati e allo scopo attrezzati, potrebbe assicuare l'attività di mantenimento, persistente e a bassa intensità" ha puntualizzato il Presidente, ricordando altresì come il documento preveda sia la possibilità di agire a livello di singolo Comune o di aggregazione di Comuni ma anche a livello unitario con la Provincia che si occuperebbe in questo caso - considerato preferenziale - dell'intera filiera di azioni, dalla cattura degli animali allo smaltimento delle carcasse.
Trasversale il consenso dei gruppi politici, dalla Lega che tramite Stefano Simonetti ha espresso appoggio al Piano al Pd con Marco Passoni che, ben conoscendo il problema essendo sindaco di Olginate e dunque di uno dei comuni interessati "dall'invasione", ha sostenuto la necessità di intervenire con decisione e celermente. Se ne riparlerà comunque a 2020 inoltrato, visti i tempi tecnici per dare attuazione a quanto quest'oggi votato all'unanimità. Il Carroccio nel corso della seduta, sempre restando in tema fauna, ha chiesto altresì all'Ente di valutare la creazione di squadre volontarie abilitare al contenimento del cormorano nonché aggiornamenti sulla questione degli ungolati e dei cinghiali in primis, altra piaga del territorio. I ragguagli arriveranno in apertura del prossimo consiglio.
articolo del 25.11.2019, ore 23:20