Roberto Formigoni: in base a una legge del 2015 niente più pensione
Dopo l’ottenimento dei domiciliari, una nuova “tegola” si abbatte sull’ex presidente lecchese di Regione Lombardia, Roberto Formigoni. In base alla legge del 2015, che prevede la sospensione dell’erogazione di pensioni e vitalizi ai condannati in via definitiva, il Consiglio di presidenza del Senato ha sentenziato sull’ex governatore.
Formigoni era stato condannato lo scorso 21 febbraio a 5 anni e 10 mesi, nell’ambito dello scandalo sanitario Maugeri-San Raffaele: a lui era stata rivolta l’accusa di corruzione, che con la nuova legge “spazzacorrotti” elimina ogni pena alternativa al carcere, anche in caso di anzianità (71 anni per l’ex presidente).
E’ dello scorso aprile, va ricordato, la creazione di una petizione volta a graziarlo (che in pochi giorni aveva raccolto 3.500 iscritti), mentre ancora prima (a marzo) la Corte d’Appello di Milano aveva respinto al mittente la richiesta di scarcerazione, sottolineando la validità della condanna. Pochi giorni fa, il procuratore generale di Milano Nicola Balice si era invece espresso a favore, riaprendo la strada quantomeno dei domiciliari. Una via rivelatasi “vincente” per Formigoni, che da lunedì non si trova più nel carcere di Bollate.
I FATTI RICOSTRUITI DA ‘IL POST’
Secondo l’accusa, tra il 1997 e il 2011 – quando Formigoni era presidente della Lombardia – 61 milioni di euro di fondi della Fondazione Maugeri e del San Raffaele furono sottratti illecitamente e usati per pagare tangenti in cambio di favori e rimborsi ai due enti.
Formigoni, tra le altre cose, è accusato di aver ricevuto vacanze gratis e l’uso di un lussuoso yacht in cambio di decisioni favorevoli e rimborsi non dovuti. Nella vicenda erano coinvolti anche l’ex direttore amministrativo della Fondazione Maugeri Costantino Passerino, l’imprenditore Carlo Farina, l’uomo d’affari Pierangelo Daccò e l’ex assessore regionale Antonio Simone, questi ultimi legati a Formigoni dalla militanza in Comunione e Liberazione e accusati di aver gestito i conti correnti dove venivano versati i fondi sottratti.
articolo del 24.07.2019, ore 15:55
Formigoni era stato condannato lo scorso 21 febbraio a 5 anni e 10 mesi, nell’ambito dello scandalo sanitario Maugeri-San Raffaele: a lui era stata rivolta l’accusa di corruzione, che con la nuova legge “spazzacorrotti” elimina ogni pena alternativa al carcere, anche in caso di anzianità (71 anni per l’ex presidente).
E’ dello scorso aprile, va ricordato, la creazione di una petizione volta a graziarlo (che in pochi giorni aveva raccolto 3.500 iscritti), mentre ancora prima (a marzo) la Corte d’Appello di Milano aveva respinto al mittente la richiesta di scarcerazione, sottolineando la validità della condanna. Pochi giorni fa, il procuratore generale di Milano Nicola Balice si era invece espresso a favore, riaprendo la strada quantomeno dei domiciliari. Una via rivelatasi “vincente” per Formigoni, che da lunedì non si trova più nel carcere di Bollate.
I FATTI RICOSTRUITI DA ‘IL POST’
Secondo l’accusa, tra il 1997 e il 2011 – quando Formigoni era presidente della Lombardia – 61 milioni di euro di fondi della Fondazione Maugeri e del San Raffaele furono sottratti illecitamente e usati per pagare tangenti in cambio di favori e rimborsi ai due enti.
Formigoni, tra le altre cose, è accusato di aver ricevuto vacanze gratis e l’uso di un lussuoso yacht in cambio di decisioni favorevoli e rimborsi non dovuti. Nella vicenda erano coinvolti anche l’ex direttore amministrativo della Fondazione Maugeri Costantino Passerino, l’imprenditore Carlo Farina, l’uomo d’affari Pierangelo Daccò e l’ex assessore regionale Antonio Simone, questi ultimi legati a Formigoni dalla militanza in Comunione e Liberazione e accusati di aver gestito i conti correnti dove venivano versati i fondi sottratti.
articolo del 24.07.2019, ore 15:55