Treni, poste e non solo: Andrea Lorenzini (artigiani valchiavennaschi) dice la sua
Treni e disagi: un binomio che purtroppo, da anni, segna l’Italia e in particolar modo la Valchiavenna. Questa volta, ad intervenire il presidente degli artigiani valchiavennaschi, Andrea Lorenzini. Al centro dell’attenzione anche l’inefficienza del servizio postale.
“Non è mia intenzione entrare in una discussione fra maggioranza e minoranza in seno al Comune di Chiavenna. Appare però del tutto evidente che taluni disservizi e una progressiva emarginazione dell’intera Valchiavenna sia piuttosto evidente. Non si tratta di facile vittimismo, ma di una realtà oggettiva. Negli ultimi dieci anni ai cittadini e, io dico, anche agli imprenditori, sono venuti a mancare molti servizi e un supporto da parte del settore pubblico, bene o male a tutti i livelli, anche come conseguenza di una congiuntura con la quale dobbiamo imparare a convivere, anche perché le battaglie di pura difesa dell’esistente non danno alcun risultato. Occorre invece trovare delle alternative e delle proposte perché qui ci troviamo di fronte a servizi che il cittadino chiede. E se queste risposte non è più in grado di darle il pubblico da solo occorre individuare strade alternative, come ad esempio al sinergia pubblico/privato, secondo una logica di sussidiarietà, oppure possono essere presi ad esempio dei modelli sperimentati in altre realtà. Chi opera nel privato è abituato a trovare delle soluzioni alternative per raggiungere l’obiettivo ed è il caso ad esempio della totale inefficienza del trasporto ferroviario; qui, ad esempio sarebbe possibile creare un tavolo con tutti i soggetti interessati e valutare la possibilità di dare risposte ai cittadini attraverso il trasporto su gomma. Vi sono in questo settore delle realtà molto efficienti e qui la sinergia fra il pubblico e il privato potrebbe dare delle risposte vere. Anche sulla sanità ormai il binomio pubblico/privato si va diffondendo sempre di più e non è escluso che un ente locale non possa ad esempio agevolare qualche operatore privato se lo scopo è quello di assicurare alla cittadinanza servizi migliori. Gli amministratori locali non devono aspettare la manna da Milano o da Roma facendo leva sui buoni rapporti o con cambi di casacca assai poco seri. Mi chiedo dove sia finito anche il confronto sull’accorpamento dei Comuni. Alla luce del recente rinnovo mi chiedo anche se non valga la pena rimettere in discussione anche la stessa esistenza della Comunità Montana, un ente che oggi appare relegato ad un ruolo di nanismo politico. Da anni si discute che questa valle avrebbe bisogno di un Piano di rilancio; mentre in altre realtà brindano alle Olimpiadi Invernali da noi le bottiglie le stappano i soliti noti all’ennesima distribuzione di poltrone. Il Progetto delle Aree Interne poteva rappresentare un’occasione e così è stato comunicato ma mi pare che la montagna sia riuscita a partorire un topolino e nemmeno in buona salute. Parliamo di servizi come sanità, trasporti e poste ma, se vogliamo guardare più avanti, una riflessione seria andrebbe fatta anche sul tema dell’istruzione e della scuola. Anche in questo campo gli amministratori locali brillano per cecità o, quando va bene, per miopia. Negli ultimi anni hanno salutato con favore la nascita di nuovi indirizzi nell’istruzione superiore senza preoccuparsi che un eccesso di offerta rischia di polverizzare le scelte mettendo così a rischio percorsi storici e importanti. Ma non è finita qui. I nostri amministratori si sono limitati a seguire, anzi a subire, gli andamenti delle scuole statali senza preoccuparsi minimamente di offrire ai giovani percorsi alternativi. La formazione dei giovani è determinante per il futuro di un territorio sicuramente più di uno sportello postale. Non si tratta di criticare la classe amministrativa con troppa facilità anche perché è comodo stare alla finestra e giudicare; ma è però vero anche che in qeusta valle non esiste una classe dirigente con al necessaria capacità e lungimiranza. Taluni doti sono come il coraggio per Don Abbondio, o ce l’hai o nessuno te lo può dare; e quando è così sarebbe bene armarsi di umiltà e capire che qualche possibile soluzione potrebbe arrivare anche da parte di chi sta fuori della stanza dei bottoni, anziché brindare per la poltroncina”.
articolo del 10.08.2019, ore 17:45
“Non è mia intenzione entrare in una discussione fra maggioranza e minoranza in seno al Comune di Chiavenna. Appare però del tutto evidente che taluni disservizi e una progressiva emarginazione dell’intera Valchiavenna sia piuttosto evidente. Non si tratta di facile vittimismo, ma di una realtà oggettiva. Negli ultimi dieci anni ai cittadini e, io dico, anche agli imprenditori, sono venuti a mancare molti servizi e un supporto da parte del settore pubblico, bene o male a tutti i livelli, anche come conseguenza di una congiuntura con la quale dobbiamo imparare a convivere, anche perché le battaglie di pura difesa dell’esistente non danno alcun risultato. Occorre invece trovare delle alternative e delle proposte perché qui ci troviamo di fronte a servizi che il cittadino chiede. E se queste risposte non è più in grado di darle il pubblico da solo occorre individuare strade alternative, come ad esempio al sinergia pubblico/privato, secondo una logica di sussidiarietà, oppure possono essere presi ad esempio dei modelli sperimentati in altre realtà. Chi opera nel privato è abituato a trovare delle soluzioni alternative per raggiungere l’obiettivo ed è il caso ad esempio della totale inefficienza del trasporto ferroviario; qui, ad esempio sarebbe possibile creare un tavolo con tutti i soggetti interessati e valutare la possibilità di dare risposte ai cittadini attraverso il trasporto su gomma. Vi sono in questo settore delle realtà molto efficienti e qui la sinergia fra il pubblico e il privato potrebbe dare delle risposte vere. Anche sulla sanità ormai il binomio pubblico/privato si va diffondendo sempre di più e non è escluso che un ente locale non possa ad esempio agevolare qualche operatore privato se lo scopo è quello di assicurare alla cittadinanza servizi migliori. Gli amministratori locali non devono aspettare la manna da Milano o da Roma facendo leva sui buoni rapporti o con cambi di casacca assai poco seri. Mi chiedo dove sia finito anche il confronto sull’accorpamento dei Comuni. Alla luce del recente rinnovo mi chiedo anche se non valga la pena rimettere in discussione anche la stessa esistenza della Comunità Montana, un ente che oggi appare relegato ad un ruolo di nanismo politico. Da anni si discute che questa valle avrebbe bisogno di un Piano di rilancio; mentre in altre realtà brindano alle Olimpiadi Invernali da noi le bottiglie le stappano i soliti noti all’ennesima distribuzione di poltrone. Il Progetto delle Aree Interne poteva rappresentare un’occasione e così è stato comunicato ma mi pare che la montagna sia riuscita a partorire un topolino e nemmeno in buona salute. Parliamo di servizi come sanità, trasporti e poste ma, se vogliamo guardare più avanti, una riflessione seria andrebbe fatta anche sul tema dell’istruzione e della scuola. Anche in questo campo gli amministratori locali brillano per cecità o, quando va bene, per miopia. Negli ultimi anni hanno salutato con favore la nascita di nuovi indirizzi nell’istruzione superiore senza preoccuparsi che un eccesso di offerta rischia di polverizzare le scelte mettendo così a rischio percorsi storici e importanti. Ma non è finita qui. I nostri amministratori si sono limitati a seguire, anzi a subire, gli andamenti delle scuole statali senza preoccuparsi minimamente di offrire ai giovani percorsi alternativi. La formazione dei giovani è determinante per il futuro di un territorio sicuramente più di uno sportello postale. Non si tratta di criticare la classe amministrativa con troppa facilità anche perché è comodo stare alla finestra e giudicare; ma è però vero anche che in qeusta valle non esiste una classe dirigente con al necessaria capacità e lungimiranza. Taluni doti sono come il coraggio per Don Abbondio, o ce l’hai o nessuno te lo può dare; e quando è così sarebbe bene armarsi di umiltà e capire che qualche possibile soluzione potrebbe arrivare anche da parte di chi sta fuori della stanza dei bottoni, anziché brindare per la poltroncina”.
articolo del 10.08.2019, ore 17:45