Lo scisma del PD in Valtellina: Del Barba abbraccia il progetto di Renzi
La scissione dell'ala renziana dal Partito Democratico si "assaporerà" anche in Valtellina. E' stato il deputato morbegnese Mauro Del Barba a chiarire ieri le sue posizioni: "Oggi ho presentato un'interrogazione che riguarda in particolare alcune aziende della provincia di Sondrio con amministratore e socio unico. E’ l’ultimo atto che compio da deputato del Partito Democratico e ho voluto farlo prima di lasciare perchè credo fortemente che ci sia una quotidianità di questo meraviglioso “lavoro” che continua ogni giorno, finisce oggi e riprende domani allo stesso modo. Poi c’è la politica e su questo piano oggi cambia molto, ma in fondo continua instancabile una ricerca e un progetto. Prima di tutto sento il dovere di ringraziare il PD e la sua ricchissima comunità, con cui in questi anni ho avuto tantissimi importanti scambi in tutta la penisola. Spero e credo di averla servita con onore e lealtà. Grazie. Eppure al PD non volli iscrivermi [...] perchè gli equilibri su cui venne costruito non mi parevano adatti a pervenire a quel partito largo e aperto in grado di contrapporsi in maniera vincente alle destre in un sistema maggioritario. IMi iscrissi 4 anni dopo, il 30 dicembre 2012, il giorno dopo aver personalmente vinto le parlamentarie del PD volute da Bersani e aperte alla società civile. A farmi vincere le mie reticenze fu il giovane presidente della Provincia di Firenze, Matteo Renzi, con cui condividevo molte esperienze, e che prometteva di portare quella novità in grado di aprire il partito e renderlo competitivo e soprattutto portatore di quelle idee riformiste per me irrinunciabili, anche con un cambio di stile e di linguaggio che superava quelle modalità che, a mio avviso, iniziavano ad apparire ipocrisia più che la necessaria ricomposizione dialettica dei conflitti. Ed effettivamente fu così. „Il PD ha conosciuto in quel periodo il suo massimo splendore, sia in termini di consenso (oltre il 40%) che di capacità di dare impulso alle riforme di cui noi credevamo il paese avesse bisogno. Questa proposta si è infranta sulla sconfitta al referendum del 4 dicembre 2016 dove il Sì ha superato di poco il 40% ed è definitivamente naufragata in occasione della debacle del 4 marzo 2018. Non credo sia utile oggi tornare sul perchè perdemmo quel referendum, sul perchè contrastammo dall’interno molte delle nostre riforme. Credo sia solo utile partire dal dato di realtà che ciò è accaduto e che ha prodotto conseguenze profonde. Sono anche convinto che quella stagione, per me straordinaria, abbia prodotto cambiamenti ineliminabili all’interno del PD e che continueranno a dare i propri frutti. Vedo però con chiarezza che quel tipo di presenza è ritenuto superfluo e si agisce per espellerla, sostituendola con chi a suo tempo se ne era andato. E’ una strada segnata con evidenza da chi ora ha legittimamente la responsabilità di indicare la linea di questo partito. Abbiamo anche provato a percorrere la linea dell’unità ad ogni costo, anche a costo del silenzio obbediente e leale, ma questo tipo di unità può servire a rasserenare gli animi, ma purtroppo non serve a costruire proposte. Se non fosse stato per il nostro impulso “disobbediente”, interpretato con forza da Matteo Renzi, oggi staremmo celebrando la campagna elettorale per metà nelle spiagge e per metà nelle periferie, usando bambini, indicando con spregio persone di colore, alimentando odio [...] La formazione di questo governo inedito impone un grande senso di responsabilità per evitare che il disastro economico e sociale appena sventato si riaffacci repentinamente. Aprire questa fase in un momento successivo, come molti in queste ore mi domandano, avrebbe semmai messo a repentaglio la tenuta stessa del governo. Ci sono ragioni politiche che vanno lette almeno sul periodo dei prossimi anni per discutere in maniera utile e costruttiva di questa novità a cui diamo vita, vi sono ragioni storiche e culturali che mi fanno dire che non serve drammatizzare, che siamo e rimaniamo nel solco di chi cerca con tenacia una via per costruire una società solidale, vitale, basata sui diritti e i doveri reciproci, le libertà individuali, il merito e la generosità. Per sconfiggere i populismi dobbiamo liberare le persone, assegnargli centralità.
In tanti mi stanno scrivendo per capire e ringrazio veramente di cuore per questa fiducia, nel voler ascoltare e confrontarsi. Soprattutto chi è nel PD e sceglie di rimanere, ma mi sta facendo in bocca al lupo: il migliore attestato di stima e amicizia che potessi aspettarmi“.
Non è una bella notizia, non condivido l’operazione e credo sia un errore imporre ai Democratici l’ennesima divisione». Ha scelto parole dirette Giovanni Curti, segretario provinciale del Partito Democratico in Valtellina e Valchiavenna, per descrivere la scelta di Matteo Renzi di uscire dal PD e formare un nuovo soggetto politico “Italia Viva. Curti non è d'accordo con l'operazione di Italia Viva
„Intendiamoci non è una sorpresa, le voci su questa operazione giravano da tempo. I tempi ed i modi sono sbagliati, si creano fibrillazioni dannose per il partito e per il Governo che ha bisogno di sostegno. Su questo spero che Renzi mantenga gli impegni per un sostegno solido e duraturo fino a fine mandato. Le scelte personali anche se non condivise vanno rispettate. Curti non è d'accordo con l'operazione di Italia Viva. Ora il Partito Democratico si trova di fronte all’ennesima sfida. Rilanciare l’azione politica con forza, con una nuova agenda pensando al futuro degli italiani, al lavoro, all’ambiente, alle imprese, alla scuola, agli investimenti. Nelle prossime settimane verranno organizzati incontri aperti, assemblee in cui i nostri iscritti e tutti i cittadini potranno ragionare sul nuovo Governo e sul suo programma, sul partito esprimendo la propria opinione e facendo proposte. E’ il momento di costruire, di ripartire, di innovare. In un mondo che cambia non possiamo stare fermi. Con calma e senza isterismi ma è necessario rivedere la visione, i modi di stare assieme e rinnovare e formare la classe dirigente“.
Nel comunicato si è parlato anche della situazione del Partito Democratico in questo momento storico, orfano "di una dozzina di senatori e 20-25 deputati, compreso Mauro Del Barba, unico parlamentare PD della nostra provincia, il quale esce dal gruppo PD alla Camera dei Deputati e conseguentemente dal Partito Democratico“.
articolo del 19.09.2019, ore 21:20
In tanti mi stanno scrivendo per capire e ringrazio veramente di cuore per questa fiducia, nel voler ascoltare e confrontarsi. Soprattutto chi è nel PD e sceglie di rimanere, ma mi sta facendo in bocca al lupo: il migliore attestato di stima e amicizia che potessi aspettarmi“.
Non è una bella notizia, non condivido l’operazione e credo sia un errore imporre ai Democratici l’ennesima divisione». Ha scelto parole dirette Giovanni Curti, segretario provinciale del Partito Democratico in Valtellina e Valchiavenna, per descrivere la scelta di Matteo Renzi di uscire dal PD e formare un nuovo soggetto politico “Italia Viva. Curti non è d'accordo con l'operazione di Italia Viva
„Intendiamoci non è una sorpresa, le voci su questa operazione giravano da tempo. I tempi ed i modi sono sbagliati, si creano fibrillazioni dannose per il partito e per il Governo che ha bisogno di sostegno. Su questo spero che Renzi mantenga gli impegni per un sostegno solido e duraturo fino a fine mandato. Le scelte personali anche se non condivise vanno rispettate. Curti non è d'accordo con l'operazione di Italia Viva. Ora il Partito Democratico si trova di fronte all’ennesima sfida. Rilanciare l’azione politica con forza, con una nuova agenda pensando al futuro degli italiani, al lavoro, all’ambiente, alle imprese, alla scuola, agli investimenti. Nelle prossime settimane verranno organizzati incontri aperti, assemblee in cui i nostri iscritti e tutti i cittadini potranno ragionare sul nuovo Governo e sul suo programma, sul partito esprimendo la propria opinione e facendo proposte. E’ il momento di costruire, di ripartire, di innovare. In un mondo che cambia non possiamo stare fermi. Con calma e senza isterismi ma è necessario rivedere la visione, i modi di stare assieme e rinnovare e formare la classe dirigente“.
Nel comunicato si è parlato anche della situazione del Partito Democratico in questo momento storico, orfano "di una dozzina di senatori e 20-25 deputati, compreso Mauro Del Barba, unico parlamentare PD della nostra provincia, il quale esce dal gruppo PD alla Camera dei Deputati e conseguentemente dal Partito Democratico“.
articolo del 19.09.2019, ore 21:20