Il Bertacchi a dialogo con tre detenuti del carcere di Bollate
Centinaia gli studenti dell’istituto superiore “Bertacchi” presenti questa mattina a Lecco. Presso la sala delle conferenze “Don Ticozzi” si è infatti tenuto un incontro con alcuni detenuti, inserito in un contesto di artiterapia. Più precisamente il laboratorio, ideato, curato e promosso dalla dottoressa malgratese Luisa Colombo, ha lo scopo di far ripensare agli errori commessi (l’”autoanalisi”), imparare dagli sbagli e soprattutto reinserirsi nella società.
"Quando senti il botto del pesante cancello che ti si chiude alle spalle, cominci a realizzare che stai entrando in un luogo "protetto": un posto che protegge... Che protegge chi sta fuori da chi viene condotto lì dentro e che protegge da sé stesso, o tenta di farlo, chi viene scortato in quel territorio", ha spiegato Colombo. "Un mondo dove la libertà si respira attraverso le pesanti sbarre che arredano ogni finestra e dove risuona un perenne tintinnio di chiavi dorate, che aprono e chiudono porte e cancelli. Allora ti fermi, respiri profondamente e oltrepassi la soglia, lasciando fuori giudizi e pregiudizi e vai oltre le sbarre, dando inizio all'avventura nel pianeta della reclusione forzata".
Tra i detenuti presenti anche Domenico, che ha affermato: “La paura è fondamentale, ti rende razionale. Ti consente di indirizzarti lungo la strada giusta: non è un caso che io abbia sbagliato proprio quando mi sentivo più sicuro di me, quasi onnipotente" ha affermato. È così anche per Marco, "emozionato di trovarsi in una città bella come Lecco, accolto con calore da tante giovani persone, e desideroso di avere presto una nuova opportunità”.
Roberto ha invece sottolineato: “Quando stai in carcere capisci che tutto ciò che prima davi per scontato in realtà ti manca moltissimo. Quando uscirò penserò solo ai miei figli, alla mia famiglia, e a lavorare, nonostante i numerosi rimorsi”.
Visibile l’interesse degli alunni del Liceo delle Scienze Umane e dell’Istituto Professionale dell’assistenza sanitaria e sociale,
L’evento, intitolato “Oltre le sbarre - La cultura della legalità. Un ponte per abbattere le barriere", è stato realizzato grazie al Centro di Promozione della Legalità, alla collaborazione dell’istituto superiore e della II Casa di Reclusione di Milano-Bollate e al patrocinio del Comune di Lecco.
In conclusione, l’affermazione della dottoressa Colombo dedicata al difficile reinserimento sociale dei detenuti, spesso disposti a pentirsi e cambiare radicalmente: “A dispetto di ciò che potrebbe pensare, moltissimi detenuti sono disposti a cambiare, a cogliere l'opportunità di un percorso di rieducazione, per un vero reinserimento nella collettività, oltre il carcere e le sue sbarre”.
L’appuntamento è stato realizzato dopo il successo di una simile iniziativa svoltasi l’anno scorso, sempre nell’ambito del progetto “Crescere ad arte nella legalità”.
Il percorso
Il percorso, giunto ormai alla sua quarta edizione, ha visto coinvolti gli alunni delle classi 3^A e 3^B del Liceo delle Scienze Umane, guidati in un viaggio all’interno di un universo a loro sconosciuto, quello del carcere, e cimentatisi – tra ottobre e dicembre – in una prima fase di attività dedicate ai temi della giustizia e della legalità coordinate dalla Professoressa Valeria Cattaneo, responsabile per l’Alternanza Scuola-Lavoro e dalle docenti Marta Mazzolari e Iosè Silvestre, tutor delle due sezioni.
20 in totale le ore di incontro condotte da Luisa Colombo, alle quali hanno preso parte anche Angelo Bello, educatore di comunità, e Domenico, detenuto del gruppo “Oltre le sbarre – Arteterapia in carcere” che da tre anni offre gratuitamente il suo contributo, raccontando con chiarezza e delicatezza la sua esperienza di vita, che lo vede recluso a Bollate da oltre 14 anni.
“Nonostante le attività siano state più “intense”, in termini di tempo investito, in 3^A (per un totale di 14 ore, ndr.), in entrambe le sezioni non sono mancati importanti spunti di riflessione sugli argomenti trattati”, ha commentato Luisa Colombo. “Significativi sono stati anche l’interesse e la partecipazione dei genitori degli alunni di entrambe le classi, che hanno dimostrato grande attenzione sia all’incontro conoscitivo che a quello finale di restituzione. Al termine di questo primo “step” di attività posso dirmi particolarmente soddisfatta dei risultati raggiunti e dei temi emersi nel corso degli incontri: essendo ogni attività emotivamente toccante, non sono mancati momenti di commozione, che hanno permesso agli studenti di aprirsi maggiormente e confrontarsi, dando un importante contributo allo sviluppo delle dinamiche relazionali e comunicative della classe”. Nel corso del progetto, come sottolineato dalla sua ideatrice, protagonista indiscussa è stata l’arte, quale mezzo di comunicazione principale, adottato per fornire ulteriori spunti di riflessione e nuove modalità di partecipazione e di espressione.
“Gli studenti hanno mostrato un grande coinvolgimento, soprattutto a livello emotivo, esponendosi ed esternando quanto provato e vissuto durante le attività, sia negli elaborati svolti che negli importanti momenti di confronto, al termine di ogni incontro. La testimonianza di questo coinvolgimento – ha proseguito Colombo – è emersa anche dalle relazioni scritte da ogni studente, che verranno poi raccolte in un testo che documenterà le attività di questa prima parte dell’anno scolastico e di quelle che verranno realizzate nella seconda parte”.
“Questi incontri formativi possono aiutare i giovani a capire l’importanza del rispetto delle regole – ha proseguito Colombo –Si tratta di un percorso di prevenzione ormai consolidato e collaudato, anche come approccio al periodo riparativo in carcere: l’impatto emotivo delle storie dei detenuti, degli errori commessi e delle pene in corso diviene un monito che, più di molti altri, instilla nell’animo e nella mente degli studenti un seme di conoscenza, di ciò che è bene e di ciò che è male, di ciò che accade realmente quando si trasgredisce e si infrange la legge, affinché si crei e si rinsaldi quel ponte che mette in relazione due istituzioni solo in apparenza molto distanti: la scuola e il carcere”.
Da gennaio, infatti, ha preso il via la seconda fase dell’ambizioso progetto, che vedrà coinvolta una classe 2^ dell’Istituto Professionale per i Servizi Sociosanitari guidata dalla Professoressa Rosa Bisanti, attualmente referente del Centro Promozione Legalità Provinciale, che raccorda sui progetti di promozione della legalità oltre venti istituti scolastici del territorio lecchese.
I ragazzi stanno conoscendo i detenuti del gruppo di arteterapia al progetto “La Costituzione per crescere”, che si svolgerà all’interno della Casa di Reclusione di Bollate e che vedrà la realizzazione di dodici fiabe scritte dagli studenti sui primi dodici articoli della Costituzione italiana.
Le fiabe verranno poi raccolte in un volume che sarà distribuito nelle scuole secondarie di primo grado del territorio e nelle carceri minorili. Anche le due classi che hanno aderito al progetto ormai terminato si recheranno in visita al carcere di Bollate per una mattinata di attività con i detenuti.
articolo del 26.03.2019, ore 22:15
parzialmente da comunicato stampa
"Quando senti il botto del pesante cancello che ti si chiude alle spalle, cominci a realizzare che stai entrando in un luogo "protetto": un posto che protegge... Che protegge chi sta fuori da chi viene condotto lì dentro e che protegge da sé stesso, o tenta di farlo, chi viene scortato in quel territorio", ha spiegato Colombo. "Un mondo dove la libertà si respira attraverso le pesanti sbarre che arredano ogni finestra e dove risuona un perenne tintinnio di chiavi dorate, che aprono e chiudono porte e cancelli. Allora ti fermi, respiri profondamente e oltrepassi la soglia, lasciando fuori giudizi e pregiudizi e vai oltre le sbarre, dando inizio all'avventura nel pianeta della reclusione forzata".
Tra i detenuti presenti anche Domenico, che ha affermato: “La paura è fondamentale, ti rende razionale. Ti consente di indirizzarti lungo la strada giusta: non è un caso che io abbia sbagliato proprio quando mi sentivo più sicuro di me, quasi onnipotente" ha affermato. È così anche per Marco, "emozionato di trovarsi in una città bella come Lecco, accolto con calore da tante giovani persone, e desideroso di avere presto una nuova opportunità”.
Roberto ha invece sottolineato: “Quando stai in carcere capisci che tutto ciò che prima davi per scontato in realtà ti manca moltissimo. Quando uscirò penserò solo ai miei figli, alla mia famiglia, e a lavorare, nonostante i numerosi rimorsi”.
Visibile l’interesse degli alunni del Liceo delle Scienze Umane e dell’Istituto Professionale dell’assistenza sanitaria e sociale,
L’evento, intitolato “Oltre le sbarre - La cultura della legalità. Un ponte per abbattere le barriere", è stato realizzato grazie al Centro di Promozione della Legalità, alla collaborazione dell’istituto superiore e della II Casa di Reclusione di Milano-Bollate e al patrocinio del Comune di Lecco.
In conclusione, l’affermazione della dottoressa Colombo dedicata al difficile reinserimento sociale dei detenuti, spesso disposti a pentirsi e cambiare radicalmente: “A dispetto di ciò che potrebbe pensare, moltissimi detenuti sono disposti a cambiare, a cogliere l'opportunità di un percorso di rieducazione, per un vero reinserimento nella collettività, oltre il carcere e le sue sbarre”.
L’appuntamento è stato realizzato dopo il successo di una simile iniziativa svoltasi l’anno scorso, sempre nell’ambito del progetto “Crescere ad arte nella legalità”.
Il percorso
Il percorso, giunto ormai alla sua quarta edizione, ha visto coinvolti gli alunni delle classi 3^A e 3^B del Liceo delle Scienze Umane, guidati in un viaggio all’interno di un universo a loro sconosciuto, quello del carcere, e cimentatisi – tra ottobre e dicembre – in una prima fase di attività dedicate ai temi della giustizia e della legalità coordinate dalla Professoressa Valeria Cattaneo, responsabile per l’Alternanza Scuola-Lavoro e dalle docenti Marta Mazzolari e Iosè Silvestre, tutor delle due sezioni.
20 in totale le ore di incontro condotte da Luisa Colombo, alle quali hanno preso parte anche Angelo Bello, educatore di comunità, e Domenico, detenuto del gruppo “Oltre le sbarre – Arteterapia in carcere” che da tre anni offre gratuitamente il suo contributo, raccontando con chiarezza e delicatezza la sua esperienza di vita, che lo vede recluso a Bollate da oltre 14 anni.
“Nonostante le attività siano state più “intense”, in termini di tempo investito, in 3^A (per un totale di 14 ore, ndr.), in entrambe le sezioni non sono mancati importanti spunti di riflessione sugli argomenti trattati”, ha commentato Luisa Colombo. “Significativi sono stati anche l’interesse e la partecipazione dei genitori degli alunni di entrambe le classi, che hanno dimostrato grande attenzione sia all’incontro conoscitivo che a quello finale di restituzione. Al termine di questo primo “step” di attività posso dirmi particolarmente soddisfatta dei risultati raggiunti e dei temi emersi nel corso degli incontri: essendo ogni attività emotivamente toccante, non sono mancati momenti di commozione, che hanno permesso agli studenti di aprirsi maggiormente e confrontarsi, dando un importante contributo allo sviluppo delle dinamiche relazionali e comunicative della classe”. Nel corso del progetto, come sottolineato dalla sua ideatrice, protagonista indiscussa è stata l’arte, quale mezzo di comunicazione principale, adottato per fornire ulteriori spunti di riflessione e nuove modalità di partecipazione e di espressione.
“Gli studenti hanno mostrato un grande coinvolgimento, soprattutto a livello emotivo, esponendosi ed esternando quanto provato e vissuto durante le attività, sia negli elaborati svolti che negli importanti momenti di confronto, al termine di ogni incontro. La testimonianza di questo coinvolgimento – ha proseguito Colombo – è emersa anche dalle relazioni scritte da ogni studente, che verranno poi raccolte in un testo che documenterà le attività di questa prima parte dell’anno scolastico e di quelle che verranno realizzate nella seconda parte”.
“Questi incontri formativi possono aiutare i giovani a capire l’importanza del rispetto delle regole – ha proseguito Colombo –Si tratta di un percorso di prevenzione ormai consolidato e collaudato, anche come approccio al periodo riparativo in carcere: l’impatto emotivo delle storie dei detenuti, degli errori commessi e delle pene in corso diviene un monito che, più di molti altri, instilla nell’animo e nella mente degli studenti un seme di conoscenza, di ciò che è bene e di ciò che è male, di ciò che accade realmente quando si trasgredisce e si infrange la legge, affinché si crei e si rinsaldi quel ponte che mette in relazione due istituzioni solo in apparenza molto distanti: la scuola e il carcere”.
Da gennaio, infatti, ha preso il via la seconda fase dell’ambizioso progetto, che vedrà coinvolta una classe 2^ dell’Istituto Professionale per i Servizi Sociosanitari guidata dalla Professoressa Rosa Bisanti, attualmente referente del Centro Promozione Legalità Provinciale, che raccorda sui progetti di promozione della legalità oltre venti istituti scolastici del territorio lecchese.
I ragazzi stanno conoscendo i detenuti del gruppo di arteterapia al progetto “La Costituzione per crescere”, che si svolgerà all’interno della Casa di Reclusione di Bollate e che vedrà la realizzazione di dodici fiabe scritte dagli studenti sui primi dodici articoli della Costituzione italiana.
Le fiabe verranno poi raccolte in un volume che sarà distribuito nelle scuole secondarie di primo grado del territorio e nelle carceri minorili. Anche le due classi che hanno aderito al progetto ormai terminato si recheranno in visita al carcere di Bollate per una mattinata di attività con i detenuti.
articolo del 26.03.2019, ore 22:15
parzialmente da comunicato stampa