Galleria Monte Piazzo "da ricostruire". E spunta la proposta di una rete mobile efficiente in Super
Ancora problemi per la Monte Piazzo, la galleria posta all’estremità del territorio comunale di Colico, tra la località di Piona e Dorio.
Le segnalazioni degli ultimi anni sono innumerevoli. L’ultima, a fine luglio 2018, lanciava l’allarme per le crepe e il cedimento di lastre; precedentemente, a marzo dello stesso anno, era stato segnalato un cavo penzolante in galleria. E ancora, a fine dicembre 2017, Stefano Simonetti, ex consigliere provinciale della Lega, paragonava la galleria Monte Piazzo al ponte di Annone.
Oltre alla grave insicurezza più volte dimostrata, lo stato in cui versa la galleria è un cattivo biglietto da visita anche per i tanti turisti che si recano nei paesi e nelle città del territorio.
«La Monte Piazzo, per sua stessa natura, sarà sempre a rischio, lo confermano tutti i rilievi e gli studi realizzati negli anni: la galleria scivola verso il lago perché è stata realizzata in un costone instabile, staccato dal Monte Legnone» afferma Roberto Ardenghi, titolare della Seval di Colico, nota azienda colichese specializzata nel riciclo di rifiuti. «Prima o poi, se non si interviene, la Monte Piazzo sarà di nuovo impraticabile. Non sappiamo quando, ma accadrà: Colico, la Valtellina e la Valchiavenna rischiano di rimanere completamente isolate. Quella galleria ci deve fare paura, non dobbiamo sottovalutare il problema».
Effettivamente non si può dimenticare la giornata del 10 maggio 2013: mentre la canna sud del tratto stradale in galleria era già chiuso al traffico per interventi di manutenzione straordinaria, Anas spiegava la necessità di chiudere anche la canna nord, notando problemi infrastrutturali tutt’altro che irrilevanti. Le conseguenze sulla circolazione, per circa un mese, erano state a dir poco devastanti, con ricadute negative sul commercio e sulle aziende valtellinesi: Colico e la Valtellina risultavano sostanzialmente tagliate fuori dal resto del mondo. Il comunicato recitava: “Si sono verificate alcune lesioni nel rivestimento esistente e irregolarità altimetriche sul piano viabile della canna di monte della galleria Monte Piazzo, nel tratto attualmente a doppio senso di circolazione. Il previsto controllo tecnico ha fatto emergere alcune anomalie, immediatamente monitorate e, a seguito dell’incremento delle spinte gravanti sul rivestimento della galleria”.
«Dobbiamo creare un tavolo tecnico che coinvolga anche gli imprenditori e le istituzioni valtellinesi: dobbiamo fare squadra e risolvere subito questo problema, prima che sia troppo tardi – prosegue infine Ardenghi - Una soluzione definitiva c’è ed è la realizzazione di una nuova galleria scavata nella roccia più stabile del Monte Legnone: Lecco e Sondrio devono unire le forze per ottenere quest’opera. Intervenire sulla monte Piazzo – con una soluzione che sia definitiva e non un tampone – deve essere una nostra priorità. È un’opera molto più utile che non il traforo dell’Aprica, di cui pure si sta discutendo: la Valtellina non può perdere il suo collegamento diretto con Milano».
La proposta di una rete mobile stabile sulla Statale
Gli industriali rilanciano: «Vogliamo poter telefonare anche mentre guidiamo da Colico a Lecco». Una proposta certamente non nuova, che va ad aggiungersi alle tante problematiche dell’infrastruttura della SS36 tornate al centro dell’attenzione proprio nella giornata di oggi.
«Le imprese – sottolinea Confindustria Lecco Sondrio nel suo ultimo resoconto dedicato alle esigenze e alle necessità del territorio – lamentano l’impossibilità di utilizzare il proprio smartphone in maniera efficace. Una situazione che limita fortemente la possibilità di comunicazione e rende il tempo necessario agli spostamenti dei “tempi morti”, non utilizzabili a fini lavorativi. Questo limite, per i molti utenti che utilizzano il tratto stradale in maniera continuativa e frequente risulta un grave impedimento per le proprie attività».
«Una copertura completa delle gallerie con un segnale telefonico stabile e affidabile - sottolinea ancora Confindustria Lecco Sondrio - permetterebbe di affrontare gli spostamenti in maniera più efficiente, non dovendo rinunciare alla possibilità di comunicare. Per moltissime imprese, questo si tradurrebbe in ottimizzazione dei tempi e nell’aumento dell’efficienza da parte dei propri collaboratori».
Le grandi carenze della SS36, soprattutto nel tratto Lecco-Colico, sono note a tutti: non solo l’assenza di rete internet e rete mobile, ma anche ponti e gallerie con problemi infrastrutturali, svincoli presenti in un’unica direzione (soltanto a Colico e Bellano è possibile entrare e uscire in entrambe le direzioni di marcia, non così ad Abbadia, Dervio e Piona). In quest’ultimo caso, nonostante il rilancio fatto in un Consiglio comunale di Colico di dicembre dalla lista “Colico Insieme”, non giungono ancora notizie di un eventuale adeguamento delle rampe. In caso di approvazione del progetto e dei lavori, si verrebbe così a creare, come già è stata definita, la “tangenziale” di Colico.
Ma non è finita qui: come evidenziato da “La Provincia”, mancano telecamere, sistemi di misurazione indiretti dei flussi di traffico, monitor e reti informative nei vari tunnel. Anche le indicazioni, talvolta, lasciano piuttosto a desiderare.
Lo stesso quotidiano, nelle edizioni lecchese e valtellinese, evidenzia come Anas, sulla rete autostradale, stia portando avanti il progetto “Smart Road”, lavorando di concento con il governo: si tratta di interventi “necessari per la comunicazione dei dati ad elevato bitrate, come la fibra, la copertura di tutta l’infrastruttura stradale con servizi di connessione di routing verso la rete di comunicazione dati, la presenza di un sistema di hot-spot Wifi per la connettività dei device dei cittadini, dislocati almeno in tutte le aree di servizio e di parcheggio, un sistema per rilevare il traffico e le condizioni meteo e fornire previsioni a medio-breve termine e una stima/previsione per i periodi di tempo successivi”. Nel progetto inclusi anche “ulteriori servizi di deviazione dei flussi, in caso di incidenti/ostruzioni gravi; di intervento sulle velocità medie, per evitare o risolvere congestioni; di suggerimento di traiettorie e corsie; di gestione dinamica degli accessi, nonché di gestione dei parcheggi e del rifornimento (con particolare riferimento alla ricarica elettrica)”.
Insomma, un progetto piuttosto avvincente che, adeguato, potrebbe essere esteso alle superstrade, presenti con maggiore capillarità sul territorio italiano. Se è vero che il costo non è di piccola entità, va altresì ricordato come l’infrastruttura di rilevanza più “locale” non versi in buone condizioni. Attuare alcuni dei provvedimenti ora riservati alle autostrade, potrebbe rivelarsi ottimale in una prospettiva di rilancio delle reti stradali.
La medesima testata giornalistica rilancia anche la necessità di una connessione dati sulla ferrovia Lecco-Sondrio: più volte proposta da alcuni esponenti politici lecchesi (in ultimo l’anno scorso dal PD), l’iniziativa è poi finita nel dimenticatoio. Sono molti i pendolari quotidiani della linea che lamentano l’assenza di una rete mobile (e, a tratti, anche di campo): i tratti più critici sono tra Bellano e Dervio e tra Dervio e Piona, dove il segnale scompare per la maggior parte di ciascuno dei due tratti.
articolo del 25.03.2019, ore 22:05
Le segnalazioni degli ultimi anni sono innumerevoli. L’ultima, a fine luglio 2018, lanciava l’allarme per le crepe e il cedimento di lastre; precedentemente, a marzo dello stesso anno, era stato segnalato un cavo penzolante in galleria. E ancora, a fine dicembre 2017, Stefano Simonetti, ex consigliere provinciale della Lega, paragonava la galleria Monte Piazzo al ponte di Annone.
Oltre alla grave insicurezza più volte dimostrata, lo stato in cui versa la galleria è un cattivo biglietto da visita anche per i tanti turisti che si recano nei paesi e nelle città del territorio.
«La Monte Piazzo, per sua stessa natura, sarà sempre a rischio, lo confermano tutti i rilievi e gli studi realizzati negli anni: la galleria scivola verso il lago perché è stata realizzata in un costone instabile, staccato dal Monte Legnone» afferma Roberto Ardenghi, titolare della Seval di Colico, nota azienda colichese specializzata nel riciclo di rifiuti. «Prima o poi, se non si interviene, la Monte Piazzo sarà di nuovo impraticabile. Non sappiamo quando, ma accadrà: Colico, la Valtellina e la Valchiavenna rischiano di rimanere completamente isolate. Quella galleria ci deve fare paura, non dobbiamo sottovalutare il problema».
Effettivamente non si può dimenticare la giornata del 10 maggio 2013: mentre la canna sud del tratto stradale in galleria era già chiuso al traffico per interventi di manutenzione straordinaria, Anas spiegava la necessità di chiudere anche la canna nord, notando problemi infrastrutturali tutt’altro che irrilevanti. Le conseguenze sulla circolazione, per circa un mese, erano state a dir poco devastanti, con ricadute negative sul commercio e sulle aziende valtellinesi: Colico e la Valtellina risultavano sostanzialmente tagliate fuori dal resto del mondo. Il comunicato recitava: “Si sono verificate alcune lesioni nel rivestimento esistente e irregolarità altimetriche sul piano viabile della canna di monte della galleria Monte Piazzo, nel tratto attualmente a doppio senso di circolazione. Il previsto controllo tecnico ha fatto emergere alcune anomalie, immediatamente monitorate e, a seguito dell’incremento delle spinte gravanti sul rivestimento della galleria”.
«Dobbiamo creare un tavolo tecnico che coinvolga anche gli imprenditori e le istituzioni valtellinesi: dobbiamo fare squadra e risolvere subito questo problema, prima che sia troppo tardi – prosegue infine Ardenghi - Una soluzione definitiva c’è ed è la realizzazione di una nuova galleria scavata nella roccia più stabile del Monte Legnone: Lecco e Sondrio devono unire le forze per ottenere quest’opera. Intervenire sulla monte Piazzo – con una soluzione che sia definitiva e non un tampone – deve essere una nostra priorità. È un’opera molto più utile che non il traforo dell’Aprica, di cui pure si sta discutendo: la Valtellina non può perdere il suo collegamento diretto con Milano».
La proposta di una rete mobile stabile sulla Statale
Gli industriali rilanciano: «Vogliamo poter telefonare anche mentre guidiamo da Colico a Lecco». Una proposta certamente non nuova, che va ad aggiungersi alle tante problematiche dell’infrastruttura della SS36 tornate al centro dell’attenzione proprio nella giornata di oggi.
«Le imprese – sottolinea Confindustria Lecco Sondrio nel suo ultimo resoconto dedicato alle esigenze e alle necessità del territorio – lamentano l’impossibilità di utilizzare il proprio smartphone in maniera efficace. Una situazione che limita fortemente la possibilità di comunicazione e rende il tempo necessario agli spostamenti dei “tempi morti”, non utilizzabili a fini lavorativi. Questo limite, per i molti utenti che utilizzano il tratto stradale in maniera continuativa e frequente risulta un grave impedimento per le proprie attività».
«Una copertura completa delle gallerie con un segnale telefonico stabile e affidabile - sottolinea ancora Confindustria Lecco Sondrio - permetterebbe di affrontare gli spostamenti in maniera più efficiente, non dovendo rinunciare alla possibilità di comunicare. Per moltissime imprese, questo si tradurrebbe in ottimizzazione dei tempi e nell’aumento dell’efficienza da parte dei propri collaboratori».
Le grandi carenze della SS36, soprattutto nel tratto Lecco-Colico, sono note a tutti: non solo l’assenza di rete internet e rete mobile, ma anche ponti e gallerie con problemi infrastrutturali, svincoli presenti in un’unica direzione (soltanto a Colico e Bellano è possibile entrare e uscire in entrambe le direzioni di marcia, non così ad Abbadia, Dervio e Piona). In quest’ultimo caso, nonostante il rilancio fatto in un Consiglio comunale di Colico di dicembre dalla lista “Colico Insieme”, non giungono ancora notizie di un eventuale adeguamento delle rampe. In caso di approvazione del progetto e dei lavori, si verrebbe così a creare, come già è stata definita, la “tangenziale” di Colico.
Ma non è finita qui: come evidenziato da “La Provincia”, mancano telecamere, sistemi di misurazione indiretti dei flussi di traffico, monitor e reti informative nei vari tunnel. Anche le indicazioni, talvolta, lasciano piuttosto a desiderare.
Lo stesso quotidiano, nelle edizioni lecchese e valtellinese, evidenzia come Anas, sulla rete autostradale, stia portando avanti il progetto “Smart Road”, lavorando di concento con il governo: si tratta di interventi “necessari per la comunicazione dei dati ad elevato bitrate, come la fibra, la copertura di tutta l’infrastruttura stradale con servizi di connessione di routing verso la rete di comunicazione dati, la presenza di un sistema di hot-spot Wifi per la connettività dei device dei cittadini, dislocati almeno in tutte le aree di servizio e di parcheggio, un sistema per rilevare il traffico e le condizioni meteo e fornire previsioni a medio-breve termine e una stima/previsione per i periodi di tempo successivi”. Nel progetto inclusi anche “ulteriori servizi di deviazione dei flussi, in caso di incidenti/ostruzioni gravi; di intervento sulle velocità medie, per evitare o risolvere congestioni; di suggerimento di traiettorie e corsie; di gestione dinamica degli accessi, nonché di gestione dei parcheggi e del rifornimento (con particolare riferimento alla ricarica elettrica)”.
Insomma, un progetto piuttosto avvincente che, adeguato, potrebbe essere esteso alle superstrade, presenti con maggiore capillarità sul territorio italiano. Se è vero che il costo non è di piccola entità, va altresì ricordato come l’infrastruttura di rilevanza più “locale” non versi in buone condizioni. Attuare alcuni dei provvedimenti ora riservati alle autostrade, potrebbe rivelarsi ottimale in una prospettiva di rilancio delle reti stradali.
La medesima testata giornalistica rilancia anche la necessità di una connessione dati sulla ferrovia Lecco-Sondrio: più volte proposta da alcuni esponenti politici lecchesi (in ultimo l’anno scorso dal PD), l’iniziativa è poi finita nel dimenticatoio. Sono molti i pendolari quotidiani della linea che lamentano l’assenza di una rete mobile (e, a tratti, anche di campo): i tratti più critici sono tra Bellano e Dervio e tra Dervio e Piona, dove il segnale scompare per la maggior parte di ciascuno dei due tratti.
articolo del 25.03.2019, ore 22:05