Dosso del Liro: partecipazione "Alla scoperta della Semuda"
DOSSO DEL LIRO. Domenica 5 gennaio a partire dalle ore 9.30, a Dosso del Liro (frazione Civano), si è tenuto un imperdibile appuntamento volto “Alla Scoperta della Semuda”, PAT comasco organizzato dall'ONAF (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di formaggi) di Como. Fatto secondo l'usanza solo nel periodo invernale, la Semuda è un formaggio di latte vaccino scremato.
Durante la giornata si è potuto assistere alla produzione del burro, della ricotta e della Semuda, assaggiando le specialità appena fatte, dal casaro Nicola Toia. E' seguita la visita all'Osteria Aquila d'Oro dove i presenti hanno degustato delle Semude fatte da differenti casari e un menù composto da bis di primi, dolce, vino, acqua e caffè. Infine, visita al Museo del Dialetto dell'Alto Lario Occidentale.
Nicola Toia, che ha illustrato la lavorazione delle materie prime (latte, caglio e sale) per la produzione del formaggio, della ricotta e del burro, ha affermato: “Per capire come si fa la Semuda sono andato a chiedere e ad imparare dai vecchi della nostra zona. Ho iniziato a lavorare come allevatore e casaro dopo il diploma all’Istituto Agrario di Sondrio, quindi, ho aperto la mia azienda agricola”. Nicoletta Cortella ha illustrato il prodotto: “E’ un formaggio PAT, cioè un prodotto agroalimentare tradizionale, avendo i requisiti del Decreto Legislativo del ’97: è realizzato è secondo l’usanza locale, con la stessa metodologia, conservazione e stagionatura da almeno 25 anni”.
La semuda (in dialetto locale semüda o furmagela) è un formaggio lombardo della Provincia di Como tipico delle valli del medio e alto Lario occidentale, principalmente nella zona di Dongo, Gravedona e Domaso. La pasta è caratterizzata da un'occhiatura disomogenea, da una consistenza tra gommosa e morbida e di colore variabile tra il giallo paglierino e il verde. La stagionatura media, che avviene in grotte naturali detti crotti oppure in cantine, ha una durata media di 4 mesi, ma è consumabile anche con stagionature variabili tra i 40 giorni e i 4 mesi; il prodotto consumato dopo tempi più lunghi assume un gusto più forte. La produzione viene realizzata durante tutto l'anno, anche se anticamente era riservata al periodo invernale, durante il ricovero della vacche nelle stalle, prettamente per il consumo familiare. La tecnica produttiva prevede che il latte venga lasciato a riposare in conca per 48 ore e, quindi, scremato manualmente prima della cagliata a 35-36 °C.
articolo del 4-11.01.2020 a
Durante la giornata si è potuto assistere alla produzione del burro, della ricotta e della Semuda, assaggiando le specialità appena fatte, dal casaro Nicola Toia. E' seguita la visita all'Osteria Aquila d'Oro dove i presenti hanno degustato delle Semude fatte da differenti casari e un menù composto da bis di primi, dolce, vino, acqua e caffè. Infine, visita al Museo del Dialetto dell'Alto Lario Occidentale.
Nicola Toia, che ha illustrato la lavorazione delle materie prime (latte, caglio e sale) per la produzione del formaggio, della ricotta e del burro, ha affermato: “Per capire come si fa la Semuda sono andato a chiedere e ad imparare dai vecchi della nostra zona. Ho iniziato a lavorare come allevatore e casaro dopo il diploma all’Istituto Agrario di Sondrio, quindi, ho aperto la mia azienda agricola”. Nicoletta Cortella ha illustrato il prodotto: “E’ un formaggio PAT, cioè un prodotto agroalimentare tradizionale, avendo i requisiti del Decreto Legislativo del ’97: è realizzato è secondo l’usanza locale, con la stessa metodologia, conservazione e stagionatura da almeno 25 anni”.
La semuda (in dialetto locale semüda o furmagela) è un formaggio lombardo della Provincia di Como tipico delle valli del medio e alto Lario occidentale, principalmente nella zona di Dongo, Gravedona e Domaso. La pasta è caratterizzata da un'occhiatura disomogenea, da una consistenza tra gommosa e morbida e di colore variabile tra il giallo paglierino e il verde. La stagionatura media, che avviene in grotte naturali detti crotti oppure in cantine, ha una durata media di 4 mesi, ma è consumabile anche con stagionature variabili tra i 40 giorni e i 4 mesi; il prodotto consumato dopo tempi più lunghi assume un gusto più forte. La produzione viene realizzata durante tutto l'anno, anche se anticamente era riservata al periodo invernale, durante il ricovero della vacche nelle stalle, prettamente per il consumo familiare. La tecnica produttiva prevede che il latte venga lasciato a riposare in conca per 48 ore e, quindi, scremato manualmente prima della cagliata a 35-36 °C.
articolo del 4-11.01.2020 a