Un punto di vista dedicato sia a ciò che a Colico non funziona, sia a riflessioni e proposte per rendere la nostra città un posto migliore.
Di seguito i migliori tra i ventisei editoriali sino ad ora pubblicati.
Per tutti gli editoriali si ricorda la riproduzione riservata.
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Stazione di Colico, come volevasi dimostrare: con qualche correzione, la biglietteria rimane "mutilata"
ARTICOLO/EDITORIALE. La frase più ovvia sarebbe "come volevasi dimostrare". Lo scorso giugno, "Il Colichese" segnalava come la biglietteria di Colico... Vedi di più
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Frecce Tricolore: grande spettacolo ma... quanti problemi!
L'OPINIONE. Quella di oggi è stata una domenica particolarmente convulsa, visto lo spettacolo delle Frecce Tricolore organizzato a Varenna. Una manifestazione che... Vedi di più
Vandalismi a Colico: così non si può proseguire
EDITORIALE. Ciò che è successo stanotte a Colico, o meglio, che si è ripetuto anche stanotte, dovrebbe spingere tutti (soprattutto l’Amministrazione) a una seria riflessione... Vedi di più
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Con volontà e coraggio si fa di Colico una città turistica
EDITORIALE. Sono passate più di due settimane dalla pubblicazione del lungo editoriale riguardante il turismo colichese, in cui erano contenute 15 proposte... Vedi di più
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Inizia l'estate colichese, ma la strada per lo sviluppo del turismo è lunga
EDITORIALE. È appena iniziata l’estate, nonostante qualche “scherzo” meteorologico che sembrava aver messo a repentaglio il mese di giugno... Vedi di più
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Non bastavano i tagli precedenti: la biglietteria della stazione di Colico aprirà solo al mattino
EDITORIALE. Ancora tagli sulle nostre ferrovie. Non bastava il taglio del tratto Lecco-Calolziocorte, né la cancellazione del servizio Regionale festivo tra Colico e Sondrio... Vedi di più
L'inchiesta. A Colico orari dei sindacati risicati, tra i più ridotti della provincia
L'INCHIESTA. "Il Colichese", ha condotto una nuova inchiesta, riguardante stavolta gli orari di apertura al pubblico dei sindacati locali... Vedi di più
San Silvestro: a Colico niente festa. E altri problemi cronici.
EDITORIALE. Come ogni anno, a Colico, nessuna festa in vista del nuovo anno. Premetto innanzitutto che non intendo essere un “polemicone”, quello a cui non va mai bene niente e che si lamenta sempre di tutto. Perché non è così. Quante volte “Il Colichese” promuove gli eventi del territorio di Colico e circondario? Quanto io stesso nei miei editoriali rivendico l’orgoglio che i cittadini colichesi devono provare nei confronti dello splendido Comune in cui risiedono?
Se mi lamento di qualcosa, lo faccio perché intendo far riflettere su determinati fatti o potenzialità, sperando di migliorare le cose.
Fatta questa importante premessa, necessaria a scapito di equivoci o malintesi, e augurando a tutti un sereno 2019 all’insegna della gioia e della felicità, che devono essere anteposte al lavoro e all’ansia quotidiana, passo al tema di cui voglio parlare: il Capodanno a Colico. Come succede e come molti cittadini lamentano da anni, Colico non organizza nessuna festa in piazza, nonostante la suggestività della zona lago e le incredibili potenzialità.
Come sempre parto dal confronto con altre città vicine. E confronto perché con un piccolo sforzo in più, davvero poco, Colico sarebbe in grado di offrire molto. Perché se non abbiamo qualcosa, pur contando su mille potenzialità, è nostro diritto poter vedere che cosa accade nelle vicinanze per migliorarci. Non di certo per copiare.
Tirano, centro di 9.000 abitanti a ridosso dell’Alta Valtellina, lunedì ha realizzato un interessante spettacolo in Piazza della Basilica. Un appuntamento partito alle 22.30 e durato fino ad oltre mezzanotte all’insegna della musica e della spensieratezza, per accogliere il nuovo anno come si deve e, soprattutto, radunarsi. Accogliere la cittadinanza che può conversare e scambiarsi gli auguri. Al termine, un brindisi con lo spumante ed il panettone, seguiti da altra musica e altri balli.
Niente di gigante, irrealizzabile o costoso.
Qualcosa di più per Chiavenna, che ribadisco come conti una popolazione inferiore alla nostra ma sia, d’altro canto, molto più sviluppata parlando di iniziative (e di senso civico). Una serata partita alle 21.30 in Piazza Bertacchi con giochi e divertimento, seguita da lenticchie, cioccolata e vin brulé; dalle 23 musica con Bruno Ligari e DJ Walter Fargetta di Radio 105. Ora, non sto evidenziando la presenza di un’importante emittente radiofonica nazionale, ma è chiaro l’impegno di Chiavenna nel vivacizzare la città e contare sulla partecipazione dei cittadini.
Nemmeno la vicina Morbegno si è fatta mancare un veglione di fine anno in compagnia. Piazza San Giovanni è stata chiusa per lasciare spazio alla festa, dove ha avuto luogo il concerto del gruppo Still Alive Kiss Tribute Band. Sottolineo, evidenzio, metto in risalto che il consorzio turistico di Morbegno, con un lodevolissimo impegno nel servizio alla città, ha presentato una manifestazione d’interesse al Comune per organizzare l’iniziativa a sue spese.
Con un pizzico di sforzo e volontà in più, si potrebbero fare grandi cose.
Ma non si pensi che non sono a conoscenza del grande problema: in piazza ci sarebbero alcuni cittadini contrari alle manifestazioni e al “rumore”. Che dire… non è possibile fermare lo sviluppo, turistico e non solo, di una città. Bisogna capire che queste opposizioni si rivelano controproducenti e dannose. Perché opporsi alla realizzazione di eventi in cui le stesse persone possono incontrarsi con altri cittadini? Un momento insieme, una condivisione che dovrebbe fare felici i colichesi e renderli orgogliosi residenti del Comune. Altrimenti, non si va da nessuna parte. Il mio grande impegno per il titolo di “città” parte proprio da qui: più servizi, più eventi nel periodo invernale (in particolare, più qualità) e quindi più senso civico. In aggiunta, se non vi è volontà o si pensa di erogare servizi con il contagocce, la situazione è ancora peggiore.
In merito, due ulteriori riflessioni. Il mercatino di Natale anche quest’anno è stato piuttosto fallimentare: se è vero che doveva trattarsi di un momento di svago per i bambini (ottima iniziativa) e le bancarelle dovevano essere un contorno, è anche vero che più che felicità incuteva tristezza. Tristezza perché o si sceglie di aumentare le bancarelle e creare una via dedicata, o il mercatino non si fa proprio. Io opterei per la prima, realizzabile con ben poco.
Ultima riflessione, collegata a catena con il mercatino di Natale, è l’assenza di un centro storico aperto ai soli pedoni. Colico ha una piazza lago di grandi dimensioni, frequentatissima d’estate. Ma è ovvio che, non essendovi negozi o attività commerciali all’infuori di bar o ristoranti, d’inverno lo spazio è desolatamente vuoto.
Che fare? Secondo me e secondo molti residenti, sarebbe una grande opportunità aprire la Provinciale, ovvero via Nazionale. Qui vi sono i negozi e qui la proposta potrebbe rivelarsi riuscita.
Anche in questo caso si ripresenta la lamentela che avanzerebbero alcuni commercianti, secondo i quali potrebbe esserci un’inflessione negativa del commercio. Personalmente, la ritengo un fatto irreale: aprendo la via nei pomeriggi del fine settimana (ad esempio venerdì e sabato) nel tratto Popolare di Sondrio-Stazione, e soprattutto promuovendo l'eventuale novità, credo che i cittadini parteciperebbero in grande quantità.
Il Comune potrebbe creare un tavolo con i commercianti per ragionare soprattutto con quelli in disaccordo, poi provare l’iniziativa. Se funziona, e ritengo che funzioni, il progetto potrebbe essere esteso a tutti i fine settimana (magari, anche nelle serate di venerdì e sabato del periodo estivo, accogliendo le centinaia di turisti che avrebbero l’opportunità di fare acquisti nella bella cornice dell’estate colichese).
Lo stesso varrebbe per i mercatini natalizi, che troverebbero una posizione molto più centrale rispetto a via Municipio.
Da una parte le proposte, dall’altra il cambiamento della mentalità. Che vuol dire fare un favore in primis al Comune stesso, poi ai cittadini e anche ai turisti. Questo è quello che io intendo per sviluppo.
Colico non merita di essere sempre il solito paesaccio dell’Alto Lago… proprio perché può distinguersi, il cambiamento andrebbe impresso subito. E, ripeto, non si tratta di grandi od impossibili cose.
Nelle frazioni, invece, si potrebbe pensare a una serie di rappresentazioni teatrali nei pressi dei vari oratori. In un'epoca di grande "accentramento" delle funzioni come quella odierna, rivitalizzare le frazioni con dell'intrattenimento e della cultura non sarebbe una brutta idea.
editoriale dell'1.1.2019
di Alessandro Bonini
Se mi lamento di qualcosa, lo faccio perché intendo far riflettere su determinati fatti o potenzialità, sperando di migliorare le cose.
Fatta questa importante premessa, necessaria a scapito di equivoci o malintesi, e augurando a tutti un sereno 2019 all’insegna della gioia e della felicità, che devono essere anteposte al lavoro e all’ansia quotidiana, passo al tema di cui voglio parlare: il Capodanno a Colico. Come succede e come molti cittadini lamentano da anni, Colico non organizza nessuna festa in piazza, nonostante la suggestività della zona lago e le incredibili potenzialità.
Come sempre parto dal confronto con altre città vicine. E confronto perché con un piccolo sforzo in più, davvero poco, Colico sarebbe in grado di offrire molto. Perché se non abbiamo qualcosa, pur contando su mille potenzialità, è nostro diritto poter vedere che cosa accade nelle vicinanze per migliorarci. Non di certo per copiare.
Tirano, centro di 9.000 abitanti a ridosso dell’Alta Valtellina, lunedì ha realizzato un interessante spettacolo in Piazza della Basilica. Un appuntamento partito alle 22.30 e durato fino ad oltre mezzanotte all’insegna della musica e della spensieratezza, per accogliere il nuovo anno come si deve e, soprattutto, radunarsi. Accogliere la cittadinanza che può conversare e scambiarsi gli auguri. Al termine, un brindisi con lo spumante ed il panettone, seguiti da altra musica e altri balli.
Niente di gigante, irrealizzabile o costoso.
Qualcosa di più per Chiavenna, che ribadisco come conti una popolazione inferiore alla nostra ma sia, d’altro canto, molto più sviluppata parlando di iniziative (e di senso civico). Una serata partita alle 21.30 in Piazza Bertacchi con giochi e divertimento, seguita da lenticchie, cioccolata e vin brulé; dalle 23 musica con Bruno Ligari e DJ Walter Fargetta di Radio 105. Ora, non sto evidenziando la presenza di un’importante emittente radiofonica nazionale, ma è chiaro l’impegno di Chiavenna nel vivacizzare la città e contare sulla partecipazione dei cittadini.
Nemmeno la vicina Morbegno si è fatta mancare un veglione di fine anno in compagnia. Piazza San Giovanni è stata chiusa per lasciare spazio alla festa, dove ha avuto luogo il concerto del gruppo Still Alive Kiss Tribute Band. Sottolineo, evidenzio, metto in risalto che il consorzio turistico di Morbegno, con un lodevolissimo impegno nel servizio alla città, ha presentato una manifestazione d’interesse al Comune per organizzare l’iniziativa a sue spese.
Con un pizzico di sforzo e volontà in più, si potrebbero fare grandi cose.
Ma non si pensi che non sono a conoscenza del grande problema: in piazza ci sarebbero alcuni cittadini contrari alle manifestazioni e al “rumore”. Che dire… non è possibile fermare lo sviluppo, turistico e non solo, di una città. Bisogna capire che queste opposizioni si rivelano controproducenti e dannose. Perché opporsi alla realizzazione di eventi in cui le stesse persone possono incontrarsi con altri cittadini? Un momento insieme, una condivisione che dovrebbe fare felici i colichesi e renderli orgogliosi residenti del Comune. Altrimenti, non si va da nessuna parte. Il mio grande impegno per il titolo di “città” parte proprio da qui: più servizi, più eventi nel periodo invernale (in particolare, più qualità) e quindi più senso civico. In aggiunta, se non vi è volontà o si pensa di erogare servizi con il contagocce, la situazione è ancora peggiore.
In merito, due ulteriori riflessioni. Il mercatino di Natale anche quest’anno è stato piuttosto fallimentare: se è vero che doveva trattarsi di un momento di svago per i bambini (ottima iniziativa) e le bancarelle dovevano essere un contorno, è anche vero che più che felicità incuteva tristezza. Tristezza perché o si sceglie di aumentare le bancarelle e creare una via dedicata, o il mercatino non si fa proprio. Io opterei per la prima, realizzabile con ben poco.
Ultima riflessione, collegata a catena con il mercatino di Natale, è l’assenza di un centro storico aperto ai soli pedoni. Colico ha una piazza lago di grandi dimensioni, frequentatissima d’estate. Ma è ovvio che, non essendovi negozi o attività commerciali all’infuori di bar o ristoranti, d’inverno lo spazio è desolatamente vuoto.
Che fare? Secondo me e secondo molti residenti, sarebbe una grande opportunità aprire la Provinciale, ovvero via Nazionale. Qui vi sono i negozi e qui la proposta potrebbe rivelarsi riuscita.
Anche in questo caso si ripresenta la lamentela che avanzerebbero alcuni commercianti, secondo i quali potrebbe esserci un’inflessione negativa del commercio. Personalmente, la ritengo un fatto irreale: aprendo la via nei pomeriggi del fine settimana (ad esempio venerdì e sabato) nel tratto Popolare di Sondrio-Stazione, e soprattutto promuovendo l'eventuale novità, credo che i cittadini parteciperebbero in grande quantità.
Il Comune potrebbe creare un tavolo con i commercianti per ragionare soprattutto con quelli in disaccordo, poi provare l’iniziativa. Se funziona, e ritengo che funzioni, il progetto potrebbe essere esteso a tutti i fine settimana (magari, anche nelle serate di venerdì e sabato del periodo estivo, accogliendo le centinaia di turisti che avrebbero l’opportunità di fare acquisti nella bella cornice dell’estate colichese).
Lo stesso varrebbe per i mercatini natalizi, che troverebbero una posizione molto più centrale rispetto a via Municipio.
Da una parte le proposte, dall’altra il cambiamento della mentalità. Che vuol dire fare un favore in primis al Comune stesso, poi ai cittadini e anche ai turisti. Questo è quello che io intendo per sviluppo.
Colico non merita di essere sempre il solito paesaccio dell’Alto Lago… proprio perché può distinguersi, il cambiamento andrebbe impresso subito. E, ripeto, non si tratta di grandi od impossibili cose.
Nelle frazioni, invece, si potrebbe pensare a una serie di rappresentazioni teatrali nei pressi dei vari oratori. In un'epoca di grande "accentramento" delle funzioni come quella odierna, rivitalizzare le frazioni con dell'intrattenimento e della cultura non sarebbe una brutta idea.
editoriale dell'1.1.2019
di Alessandro Bonini
La scure anche sui treni della Valtellina
La farò breve, visto che ne ho già parlato più volte. Con questi dettagli, scopriamo ancora una volta come si voglia depotenziare la Colico-Sondrio. Che viene colpita ancora. Non bastava la soppressione del servizio nei festivi, non bastavano i tagli della mattina e del primo pomeriggio. No, ora, per 6 (o forse 12? O 24?) mesi pure in settimana il servizio si dimezza. Stiamo infatti parlando di ben nove corse, quasi la metà dell'intera offerta giornaliera.
Ma siamo sicuri che giovi? Personalmente, non credo proprio: è un ulteriore fatto (o espediente) ad allontanare le persone non solo dalla via ferrata, ma dal servizio pubblico in generale. Chi si prenderebbe un bus che impiega molto tempo in più e che è ritardato, a sua volta, dalle code stradali? Io, piuttosto, andrei in macchina.
E poi, dovevano essere soltanto 50 treni, mentre sono 350. Dovevano essere 7.000 i viaggiatori "spostati" sui bus, ma si nascondeva che compresi i festivi il numero triplica e raggiunge i 24.000. Dovevano essere "basse" fasce orarie, invece ci ritroviamo con linee ridotte all'osso e intere linee sospese. Dunque?
Cara Regione Lombardia, cara Trenord, grazie infinite.
editoriale del 18.11.2018
di Alessandro Bonini
Ma siamo sicuri che giovi? Personalmente, non credo proprio: è un ulteriore fatto (o espediente) ad allontanare le persone non solo dalla via ferrata, ma dal servizio pubblico in generale. Chi si prenderebbe un bus che impiega molto tempo in più e che è ritardato, a sua volta, dalle code stradali? Io, piuttosto, andrei in macchina.
E poi, dovevano essere soltanto 50 treni, mentre sono 350. Dovevano essere 7.000 i viaggiatori "spostati" sui bus, ma si nascondeva che compresi i festivi il numero triplica e raggiunge i 24.000. Dovevano essere "basse" fasce orarie, invece ci ritroviamo con linee ridotte all'osso e intere linee sospese. Dunque?
Cara Regione Lombardia, cara Trenord, grazie infinite.
editoriale del 18.11.2018
di Alessandro Bonini
Il titolo di città sulla "Provincia di Lecco"
LE PAROLE DEL RESPONSABILE DE "IL COLICHESE", ALESSANDRO BONINI
Con tutta franchezza, ancora non riesco a crederci. Parto innanzitutto da un grandissimo ringraziamento alla testata "La Provincia di Lecco", che ha dato spazio alla lettera da me inviata e che ha prestato attenzione alla proposta. Quando ho inviato la lettera in redazione alcuni giorni fa, non avrei mai pensato che questa potesse essere presa in considerazione. E invece, oggi, ho potuto osservare con grandissima felicità la pubblicazione della proposta, che per i lettori de "Il Colichese" non è certo una novità. Come responsabile della pagina Facebook e del sito web, continuo con questa battaglia perché ritengo evidenti da una parte il rispetto di tutti i parametri necessari, dall'altra le potenzialità e i risvolti positivi di cui Colico beneficerebbe.
Di seguito la lettera:
"Sono uno studente sedicenne residente a Colico che si pone come obiettivo quello di non far calare l'attenzione su un'eventuale richiesta del titolo di città per lo splendido Comune in cui vivo.
Sono stato io a lanciare, tramite un portale online da me stesso fondato e dedicato alle notizie di Colico ("Il Colichese") a lanciare la proposta, alla quale già pensavo da diversi anni. E l'ho fatto perché sapevo (e so) che Colico ha tutte le carte in regola per ottenere l'onoreficenza.
Oggiono lo ha richiesto e lo ha ottenuto, anche Mandello qualche mese fa ha seguito l'esempio brianzolo e ha avviato l'iter burocratico. Ritengo inutile elencare nuovamente tutti i requisiti soddisfatti, ma vorrei evidenziare come Colico rappresenti il centro più importante dell'Alto Lago, in continua crescita sotto ogni punto di vista, un cammino che sta conducendo il mio paese a diventare una Città. Come lo sono da decenni Chiavenna e Morbegno.
Mi ha fatto enorme piacere vedere come la proposta sia stata positivamente accolta, a partire da Marco Masetti (FDI) che l'ha lanciata sostenendola fortemente e prendendola a cuore. E ho potuto constatare anche l'approvazione di Francesco Cappelletti e di tanti cittadini.
A chi dice che Colico deve prima essere dotata di "grandi" servizi, rispondo che innanzitutto non è un requisito fondamentale avere un ospedale o qualche sede territoriale in più. Vedasi Oggiono o tanti comuni italiani con titolo di città che superano di poco i 500 abitanti. E poi, lo stesso titolo contribuirebbe ad un maggiore senso civico, ad una maggiore identità, ad un maggiore orgoglio di essere Colichesi. Dal punto di vista del Comune, però, questo dovrebbe impegnarsi nell'onorare il titolo, senza, ad esempio, tagliare gli orari degli uffici comunali. Puntando sulla mobilità per i cittadini (un servizio bus urbano non in continua riduzione, ma completo, efficace e che colleghi tutte le frazioni, come Tirano) e per i turisti (Perledo quest'anno ha introdotto una navetta per tutto il periodo estivo). Partecipando a più concorsi (ad esempio, Bellano come "Capitale della cultura"). Ho pensato anche a titoli come "Bandiera arancione" o "Cittàslow", in virtù della lunga storia e del gran numero di beni storici presenti sul territorio, dell'armonia tra verde e nuclei abitati, della tradizione culinaria. Di certo occorre impegnarsi nella realizzazione di più infrastrutture: penso al cinema, servizio questo sì fondamentale e assente da troppi anni, o ancora ad un'autostazione che affianchi quella ferroviaria, riqualificando in accordo con RFI l'area dello scalo merci dismesso. Oppure ad incontrare la Regione per poter contare su un presidio dell'ASL non in continua riduzione, ma aperto tutti i giorni e anche alcuni pomeriggi a settimana. Come può il presidio olginatese, che conta meno abitanti di Colico, essere aperto due giorni su sette anche nel periodo pomeridiano e Colico no? Non siamo cittadini di serie B. Per non parlare della sede degli ambulatori, al secondo piano di un appartamento in piazza Garibaldi.
E poi un maggior impegno in Provincia: quattro anni fa ci è stato negato il liceo scientifico presso il complesso del "Marco Polo", mentre la provincia di Sondrio continua a potenziare gli indirizzi chiavennaschi con la futura introduzione del "liceo sportivo". E' stata una bocciatura inaccettabile e disinteressata, verso un territorio troppo spesso dimenticato anche dall'amministrazione provinciale.
Concludo con la riqualificazione dei beni storici stessi, che può partire da un qualcosa di semplicissimo: più indicazioni, in particolar modo storiche. Parlo delle chiese ma anche dei numerosi nuclei storici (come Fontanedo, Fumiarga, Villatico). E le descrizioni dovrebbero essere tradotte in inglese. Per sviluppare un turismo, anche estero, orientato non solo verso il Lago, ma anche verso tutto ciò che abbiamo la fortuna di poter avere sul territorio.
Troppo spesso sento dire che non si può, che non ci sono i soldi. Non è vero. Recentemente (e giustamente, per carità) l'attuale Amministrazione ha stanziato circa centomila euro per il rifacimento della Piazza Giovanni Paolo II di Villatico e per l'asfaltatura di alcune strade. Dunque, il fatto che siamo al verde è una menzogna. Né si può continuare con un risparmio diventato quasi ossessivo. Lo dico con un linguaggio "pedestre" ma chiaro: i soldi ci sono e devono girare. Altrimenti come si può pensare di progredire? Ciò che io ho elencato non è affatto impossibile. Attraverso il mio portale faccio di tutto per diffondere quello che i cittadini richiedono da troppo tempo, oltre ad alcune idee utili a mio parere allo sviluppo di Colico.
Non ho ovviamente scritto la lettera per crogiolarmi del successo nella diffusione del progetto riguardante il titolo di Città, né per pubblicizzare il mio portale, ma ho scritto perché è necessario cambiare, dare una svolta. Sta diventando una necessità. Dal punto di vista del titolo di "città", da me lanciato, come ho già evidenziato, la mia intenzione è quella di non dimenticarsi della grande opportunità."
editoriale dell'11.11.2018
di Alessandro Bonini
La lettera di Bonini a "Lecconews" e a "La Provincia di Lecco": basta tagli
Articolo ed editoriale. E' stata pubblicata dalla testata "LeccoNews" la lettera inviata dal curatore e responsabile de "Il Colichese", Alessandro Bonini, in merito alle conseguenze dei tagli di Trenord, previsti a partire da domenica 9 dicembre. A seguito la lettera (ed editoriale):
"Sono un cittadino in grande disappunto con i tagli di Trenord che entreranno in vigore a dicembre, tanto che ho recentemente scritto alla suddetta società, al presidente Fontana e all’assessore alle Infrastrutture Claudia Maria Terzi.
Innanzitutto due parole: “basta tagli”. Al momento dell’uscita delle primissime notizie, ho potuto constatare come ancora una volta sia coinvolta la ferrovia della Valtellina, dal 2014 già ridotta all’osso nei festivi (tratto Colico-Sondrio con due soli treni) e già rimodulata nella fascia mattutina.
Purtroppo, vedo che anziché migliorare, si peggiora. Oltre a ritenere inutile e dannosa questa mossa, risollevo la questione della “cura del ferro”.
50 corse non sono poche. Trenord potrà anche espletarne più di 2000 al giorno, ma sempre di taglio si tratta. Per questo non posso udire le parole “razionalizzazioni” o “sostituzioni”: sempre tagli sono. Tra l’altro, si interviene negativamente su linee “secondarie” soltanto sulla carta, ma fondamentali nello sviluppo di una rete ferroviaria diffusa e capillare. In questo modo, si isolano territori che presentano già numerose problematiche, e non sto parlando soltanto in termini di “ferro”.
Per fare cosa? Per sostituire le corse con autobus, in contrasto con la campagna anti-emissioni spesso pubblicizzata da Trenord; autocorse che impiegano un tempo considerevolmente più lungo, allontanando ulteriormente le persone dal treno, autocorse che creano code. E’ in questo modo che si infrange un modello tra le regioni italiane molto “europeo”, tagliando.
Sono consapevole dei costi, sono consapevole della necessità di risparmio, così come non tralascio che attualmente la situazione è paradossale e quasi da terzo mondo. Ma tutto era prevedibile: in primis la creazione di una regionalizzata partecipata al 50% da Trenitalia e al 50% della Regione, che se confrontata con altre divisioni regionali italiane di Trenitalia, sotto ogni aspetto, è a dir poco infima. E poi la cattiva gestione della società in tutti questi anni.
Tornando alle sostituzioni, si tratterà anche di corse situate in “bassa fascia oraria”, ma sempre di riduzioni si tratta. Purtroppo si sta procedendo come il vicino Veneto, che negli ultimi anni ha attuato la stessa politica. Tra qualche anno l’ultimo treno sarà alle 16?
Occorrerebbe staccarsi dal grandissimo cinismo e cominciare a ragionare in termini di mobilità sostenibile, valorizzando il trasporto su ferro. Perché quello che deve essere offerto è un Servizio ai cittadini, non un contentino o un Privilegio giusto perché i treni vanno fatti muovere. Dove c’è ferro si usa il ferro, allontanando ogni ragionamento anti-storico e atto soltanto al risparmio. Mi rivolgo anche ai casi di riduzione degli orari delle biglietterie (Colico) o eliminazione completa (Tirano).
E pur comprendendo la situazione emergenziale, non posso che condannare un atto che porterà le nostre ferrovie ad impoverirsi. Aggiungo che non ho ancora compreso per quanto tempo si protrarranno le riduzioni: sei mesi? Due anni?
Il danno è di notevoli dimensioni, e non si pensi che passerà inosservato."
editoriale del 9.11.2018
di Alessandro Bonini
"Sono un cittadino in grande disappunto con i tagli di Trenord che entreranno in vigore a dicembre, tanto che ho recentemente scritto alla suddetta società, al presidente Fontana e all’assessore alle Infrastrutture Claudia Maria Terzi.
Innanzitutto due parole: “basta tagli”. Al momento dell’uscita delle primissime notizie, ho potuto constatare come ancora una volta sia coinvolta la ferrovia della Valtellina, dal 2014 già ridotta all’osso nei festivi (tratto Colico-Sondrio con due soli treni) e già rimodulata nella fascia mattutina.
Purtroppo, vedo che anziché migliorare, si peggiora. Oltre a ritenere inutile e dannosa questa mossa, risollevo la questione della “cura del ferro”.
50 corse non sono poche. Trenord potrà anche espletarne più di 2000 al giorno, ma sempre di taglio si tratta. Per questo non posso udire le parole “razionalizzazioni” o “sostituzioni”: sempre tagli sono. Tra l’altro, si interviene negativamente su linee “secondarie” soltanto sulla carta, ma fondamentali nello sviluppo di una rete ferroviaria diffusa e capillare. In questo modo, si isolano territori che presentano già numerose problematiche, e non sto parlando soltanto in termini di “ferro”.
Per fare cosa? Per sostituire le corse con autobus, in contrasto con la campagna anti-emissioni spesso pubblicizzata da Trenord; autocorse che impiegano un tempo considerevolmente più lungo, allontanando ulteriormente le persone dal treno, autocorse che creano code. E’ in questo modo che si infrange un modello tra le regioni italiane molto “europeo”, tagliando.
Sono consapevole dei costi, sono consapevole della necessità di risparmio, così come non tralascio che attualmente la situazione è paradossale e quasi da terzo mondo. Ma tutto era prevedibile: in primis la creazione di una regionalizzata partecipata al 50% da Trenitalia e al 50% della Regione, che se confrontata con altre divisioni regionali italiane di Trenitalia, sotto ogni aspetto, è a dir poco infima. E poi la cattiva gestione della società in tutti questi anni.
Tornando alle sostituzioni, si tratterà anche di corse situate in “bassa fascia oraria”, ma sempre di riduzioni si tratta. Purtroppo si sta procedendo come il vicino Veneto, che negli ultimi anni ha attuato la stessa politica. Tra qualche anno l’ultimo treno sarà alle 16?
Occorrerebbe staccarsi dal grandissimo cinismo e cominciare a ragionare in termini di mobilità sostenibile, valorizzando il trasporto su ferro. Perché quello che deve essere offerto è un Servizio ai cittadini, non un contentino o un Privilegio giusto perché i treni vanno fatti muovere. Dove c’è ferro si usa il ferro, allontanando ogni ragionamento anti-storico e atto soltanto al risparmio. Mi rivolgo anche ai casi di riduzione degli orari delle biglietterie (Colico) o eliminazione completa (Tirano).
E pur comprendendo la situazione emergenziale, non posso che condannare un atto che porterà le nostre ferrovie ad impoverirsi. Aggiungo che non ho ancora compreso per quanto tempo si protrarranno le riduzioni: sei mesi? Due anni?
Il danno è di notevoli dimensioni, e non si pensi che passerà inosservato."
editoriale del 9.11.2018
di Alessandro Bonini
Trenord taglia 50 treni, al loro posto bus
Ci risiamo: sentiamo ancora una volta la parola "tagli". Perché è così, volenti o nolenti: sostituire dei treni con bus si tradurrà anche in un maggior risparmio, ma arreca un ennesimo incommensurabile danno alle nostre ferrovie. Come già detto nell'articolo, i bus creano code, partecipano all'inquinamento atmosferico, impiegano spesso molto tempo in più per raggiungere una determinata località. E la Valtellina (come il nostro territorio) ne dovrebbe essere a conoscenza da anni. Risalgono al 2008 i primi tagli sulla Sondrio-Tirano (decimata, visto che i treni al momento, chissà dopo i tagli, sono 9); nel 2014, inoltre, fortissimo colpo con la soppressione del servizio nei festivi (restano soltanto due corse) nel tratto Colico-Sondrio, oltre alla cancellazione del tratto Lecco-Calolziocorte Olginate. Evidentemente questo non basta. No, bisogna completare l'opera.
Non lamentiamoci allora quando sentiamo dire "io il treno non lo prendo", "io sul treno non ci salgo più": è così che si risolvono i problemi?
Sì, d'accordo, le sostituzioni si trovano in basse fasce orarie. Ma andando avanti di questo passo dove finiremo? E il modello europeo? E quello svizzero? Siamo lontani anni luce. Perché tra qualche anno l'ultimo treno che si potrà prendere, evidentemente, sarà alle 18. Dopo, la ferrovia si spegne.
Secondo le informazioni raccolte, il taglio, creato per ridurre i ritardi (dubito sull'effettiva risoluzione dell'incognita e spero che non sia una scusa accampata per economizzare) dovrebbe durare quattro mesi. Tralasciando che si tratta comunque di ben un terzo dell'anno, tralasciando che in questo modo si crea ancora più disaffezione dal treno quale mezzo ecologico e sostenibile, non si poteva prevenire? Gli sbagli sono stati fatti anni fa, proprio con la creazione della regionalizzata, che ha avuto sempre una pessima gestione, la quale si ripercuote adesso su di noi. E poi, da un AD di un ente ferroviario che preferisce i bus al treno, cosa ci possiamo aspettare? Parole deliranti e conseguenze più che negative.
editoriale del 7.11.2018
di Alessandro Bonini
Non lamentiamoci allora quando sentiamo dire "io il treno non lo prendo", "io sul treno non ci salgo più": è così che si risolvono i problemi?
Sì, d'accordo, le sostituzioni si trovano in basse fasce orarie. Ma andando avanti di questo passo dove finiremo? E il modello europeo? E quello svizzero? Siamo lontani anni luce. Perché tra qualche anno l'ultimo treno che si potrà prendere, evidentemente, sarà alle 18. Dopo, la ferrovia si spegne.
Secondo le informazioni raccolte, il taglio, creato per ridurre i ritardi (dubito sull'effettiva risoluzione dell'incognita e spero che non sia una scusa accampata per economizzare) dovrebbe durare quattro mesi. Tralasciando che si tratta comunque di ben un terzo dell'anno, tralasciando che in questo modo si crea ancora più disaffezione dal treno quale mezzo ecologico e sostenibile, non si poteva prevenire? Gli sbagli sono stati fatti anni fa, proprio con la creazione della regionalizzata, che ha avuto sempre una pessima gestione, la quale si ripercuote adesso su di noi. E poi, da un AD di un ente ferroviario che preferisce i bus al treno, cosa ci possiamo aspettare? Parole deliranti e conseguenze più che negative.
editoriale del 7.11.2018
di Alessandro Bonini
Titolo di città a Colico, la lettera a LeccoNotizie
COLICO/Città [EDITORIALE]. La testata de "Il Colichese" lo ha condiviso già stamattina tramite la pagina Facebook. Il portale informativo "LeccoNotizie" (e lo dico con grande soddisfazione e gratitudine) ha pubblicato la mia lettera per far sì che la proposta di "Colico Città" non cada.
Con ciò, invito nuovamente il Comune a mettere in atto quella che si rivelerebbe un'enorme potenzialità, per i motivi che già ho elencato nell'editoriale di fine agosto.
Di seguito il testo:
“Buonasera,
sono un normale cittadino colichese che si pone come obiettivo quello di non far calare l’attenzione su un’eventuale richiesta del titolo di città per lo splendido Comune in cui vivo. Sono stato io a lanciare la proposta, alla quale già pensavo da diversi anni. E l’ho fatto perché sapevo (e so) che Colico ha tutte le carte in regola per ottenere l’onoreficenza.
Oggiono lo ha richiesto e lo ha ottenuto, anche Mandello qualche mese fa ha seguito l’esempio brianzolo e ha avviato l’iter burocratico. Ritengo inutile elencare nuovamente tutti i requisiti soddisfatti, ma vorrei evidenziare come Colico rappresenti il centro più importante dell’Alto Lago, in continua crescita sotto ogni punto di vista, un cammino che sta conducendo il mio paese a diventare una Città. Come lo sono da decenni Chiavenna e Morbegno.
Mi ha fatto enorme piacere vedere come la proposta sia stata positivamente accolta, a partire da Marco Masetti (FDI) che l’ha lanciata sostenendola fortemente e prendendola a cuore. E ho potuto constatare anche l’approvazione di Francesco Cappelletti e di tanti cittadini.
A chi dice che Colico dovrebbe prima essere dotata di “grandi” servizi, rispondo che innanzitutto non è un requisito fondamentale avere un ospedale o qualche sede territoriale in più. Vedasi Oggiono, o tanti comuni italiani con titolo di città che superano di poco i 500 abitanti. E poi, lo stesso titolo contribuirebbe ad un maggiore senso civico, ad una maggiore identità, ad un maggiore orgoglio di essere Colichesi.
Dal punto di vista del Comune, però, questo dovrebbe impegnarsi nell’onorare il titolo. Puntando sulla mobilità per i cittadini (un servizio bus urbano non in continua riduzione, ma completo, efficace e che colleghi tutte le frazioni, come Tirano) e per i turisti (Perledo quest’anno ha introdotto una navetta per tutto il periodo estivo). Partecipando a più concorsi (ad esempio, Bellano come “Capitale della cultura”). Ho pensato anche a titoli come “Bandiera arancione” o “Cittàslow”, in virtù della lunga storia e del gran numero di beni storici presenti sul territorio, dell’armonia tra verde e nuclei abitati, della tradizione culinaria. Di certo occorre impegnarsi nella realizzazione di più infrastrutture: penso al cinema, servizio questo sì fondamentale e assente da troppi anni, o ancora ad un’autostazione che affianchi quella ferroviaria, riqualificando in accordo con RFI l’area dello scalo merci dismesso. Oppure ad incontrare la Regione per poter contare su un presidio dell’ASL non in continua riduzione, ma aperto tutti i giorni e anche alcuni pomeriggi a settimana. Come può il presidio olginatese, che conta meno abitanti di Colico, essere aperto due giorni su sette anche nel periodo pomeridiano e Colico no? Non siamo cittadini di serie B. Per non parlare della sede degli ambulatori, al secondo piano di un appartamento in piazza Garibaldi.
E poi un maggior impegno in Provincia: quattro anni fa ci è stato negato il liceo scientifico presso il complesso del “Marco Polo”, mentre la provincia di Sondrio continua a potenziare gli indirizzi chiavennaschi con la futura introduzione del “liceo sportivo”. E’ stata una bocciatura inaccettabile e disinteressata, verso un territorio troppo spesso dimenticato anche dall’amministrazione provinciale.
Concludo con la riqualificazione dei beni storici stessi, che può partire da un qualcosa di semplicissimo: più indicazioni, in particolar modo storiche. Parlo delle chiese ma anche dei numerosi nuclei storici (come Fontanedo, Fumiarga, Villatico). E le descrizioni dovrebbero essere tradotte in inglese, per sviluppare un turismo, anche estero, orientato non solo verso il Lago, ma anche verso tutto ciò che abbiamo la fortuna di avere sul territorio.
Troppo spesso sento dire che non si può, che non ci sono i soldi. Non è vero. Recentemente (e giustamente, per carità) l’attuale Amministrazione ha stanziato circa centomila euro per il rifacimento della Piazza Giovanni Paolo II di Villatico e per l’asfaltatura di alcune strade. Dunque, non siamo al verde. Né si può continuare con un risparmio diventato quasi ossessivo. Lo dico con un linguaggio “pedestre” ma chiaro: i soldi ci sono e devono girare. Altrimenti come si può pensare di progredire? Ciò che io ho elencato non è affatto impossibile.
Non ho ovviamente scritto la lettera per crogiolarmi del successo nella diffusione del progetto riguardante il titolo di Città, ma ho scritto perché è necessario cambiare, dare una svolta. Sta diventando una necessità. Dal punto di vista del titolo di “città”, da me lanciato, come ho già evidenziato, la mia intenzione è quella di non dimenticarsi della grande opportunità”.
editoriale del 6.11.2018
di Alessandro Bonini
Con ciò, invito nuovamente il Comune a mettere in atto quella che si rivelerebbe un'enorme potenzialità, per i motivi che già ho elencato nell'editoriale di fine agosto.
Di seguito il testo:
“Buonasera,
sono un normale cittadino colichese che si pone come obiettivo quello di non far calare l’attenzione su un’eventuale richiesta del titolo di città per lo splendido Comune in cui vivo. Sono stato io a lanciare la proposta, alla quale già pensavo da diversi anni. E l’ho fatto perché sapevo (e so) che Colico ha tutte le carte in regola per ottenere l’onoreficenza.
Oggiono lo ha richiesto e lo ha ottenuto, anche Mandello qualche mese fa ha seguito l’esempio brianzolo e ha avviato l’iter burocratico. Ritengo inutile elencare nuovamente tutti i requisiti soddisfatti, ma vorrei evidenziare come Colico rappresenti il centro più importante dell’Alto Lago, in continua crescita sotto ogni punto di vista, un cammino che sta conducendo il mio paese a diventare una Città. Come lo sono da decenni Chiavenna e Morbegno.
Mi ha fatto enorme piacere vedere come la proposta sia stata positivamente accolta, a partire da Marco Masetti (FDI) che l’ha lanciata sostenendola fortemente e prendendola a cuore. E ho potuto constatare anche l’approvazione di Francesco Cappelletti e di tanti cittadini.
A chi dice che Colico dovrebbe prima essere dotata di “grandi” servizi, rispondo che innanzitutto non è un requisito fondamentale avere un ospedale o qualche sede territoriale in più. Vedasi Oggiono, o tanti comuni italiani con titolo di città che superano di poco i 500 abitanti. E poi, lo stesso titolo contribuirebbe ad un maggiore senso civico, ad una maggiore identità, ad un maggiore orgoglio di essere Colichesi.
Dal punto di vista del Comune, però, questo dovrebbe impegnarsi nell’onorare il titolo. Puntando sulla mobilità per i cittadini (un servizio bus urbano non in continua riduzione, ma completo, efficace e che colleghi tutte le frazioni, come Tirano) e per i turisti (Perledo quest’anno ha introdotto una navetta per tutto il periodo estivo). Partecipando a più concorsi (ad esempio, Bellano come “Capitale della cultura”). Ho pensato anche a titoli come “Bandiera arancione” o “Cittàslow”, in virtù della lunga storia e del gran numero di beni storici presenti sul territorio, dell’armonia tra verde e nuclei abitati, della tradizione culinaria. Di certo occorre impegnarsi nella realizzazione di più infrastrutture: penso al cinema, servizio questo sì fondamentale e assente da troppi anni, o ancora ad un’autostazione che affianchi quella ferroviaria, riqualificando in accordo con RFI l’area dello scalo merci dismesso. Oppure ad incontrare la Regione per poter contare su un presidio dell’ASL non in continua riduzione, ma aperto tutti i giorni e anche alcuni pomeriggi a settimana. Come può il presidio olginatese, che conta meno abitanti di Colico, essere aperto due giorni su sette anche nel periodo pomeridiano e Colico no? Non siamo cittadini di serie B. Per non parlare della sede degli ambulatori, al secondo piano di un appartamento in piazza Garibaldi.
E poi un maggior impegno in Provincia: quattro anni fa ci è stato negato il liceo scientifico presso il complesso del “Marco Polo”, mentre la provincia di Sondrio continua a potenziare gli indirizzi chiavennaschi con la futura introduzione del “liceo sportivo”. E’ stata una bocciatura inaccettabile e disinteressata, verso un territorio troppo spesso dimenticato anche dall’amministrazione provinciale.
Concludo con la riqualificazione dei beni storici stessi, che può partire da un qualcosa di semplicissimo: più indicazioni, in particolar modo storiche. Parlo delle chiese ma anche dei numerosi nuclei storici (come Fontanedo, Fumiarga, Villatico). E le descrizioni dovrebbero essere tradotte in inglese, per sviluppare un turismo, anche estero, orientato non solo verso il Lago, ma anche verso tutto ciò che abbiamo la fortuna di avere sul territorio.
Troppo spesso sento dire che non si può, che non ci sono i soldi. Non è vero. Recentemente (e giustamente, per carità) l’attuale Amministrazione ha stanziato circa centomila euro per il rifacimento della Piazza Giovanni Paolo II di Villatico e per l’asfaltatura di alcune strade. Dunque, non siamo al verde. Né si può continuare con un risparmio diventato quasi ossessivo. Lo dico con un linguaggio “pedestre” ma chiaro: i soldi ci sono e devono girare. Altrimenti come si può pensare di progredire? Ciò che io ho elencato non è affatto impossibile.
Non ho ovviamente scritto la lettera per crogiolarmi del successo nella diffusione del progetto riguardante il titolo di Città, ma ho scritto perché è necessario cambiare, dare una svolta. Sta diventando una necessità. Dal punto di vista del titolo di “città”, da me lanciato, come ho già evidenziato, la mia intenzione è quella di non dimenticarsi della grande opportunità”.
editoriale del 6.11.2018
di Alessandro Bonini
Dal servizio urbano (ci arriva anche Tirano) alla “Cittàslow”
Anche questa settimana è giunta al termine ed è arrivato il momento dell’editoriale. Già nel secondo articolo di critiche e proposte (reperibile sul portale web e risalente al 29 luglio) ho focalizzato l’attenzione, come sviluppo per il Comune (e per un futuro da Città) di un servizio di bus urbani. Non sei o sette, non ridotti a tre giorni a settimana, ma un servizio serio, efficace e capillare tutti i giorni. E se ritenete che io pensi troppo in grande, non è così. Infatti, a quest’idea ci ha pensato la città di Tirano: dall’8 al 13 ottobre verrà avviato un servizio sperimentale gratuito composto da dieci corse al giorno, in modo da rilevare dati sulla frequentazione, sull’utilizzo di una fermata piuttosto che di un’altra, o comunque iniziare a pensare alla mobilità. “Nuovi modelli di uso del territorio, come sta avvenendo nel nord Europa” ha detto il sindaco Franco Spada. Con la prossima attivazione della tangenziale, la cittadina dell’Alta Valtellina vedrà diminuire notevolmente il traffico auto. Si pensa allora ad un qualcosa di nuovo e diverso, che finalmente sviluppi un territorio. E allora, perché a Colico si taglia e non si guarda al futuro?
Quando proposi il titolo di Città e Masetti diffuse fortunatamente la notizia, “La Provincia di Lecco” realizzò delle interviste in modo da capire l’opinione della minoranza della Giunta comunale. Mentre Mauro Sgheiz ha ritenuto il progetto utile a porre le basi, Grega e Venini si sono soffermati sul fatto che manchino servizi, e che servano quelli prima di fare una simile richiesta. Premesso che secondo me l'onoreficenza gioverebbe proprio a porre le basi del venire, queste affermazioni ci devono far riflettere. Se si vuole proseguire ed ottenere il titolo di Città (non per avere l’ossessiva corona muraria d’oro, ma per sviluppare senso civico e identità) è vero che i servizi non sono vincolanti, ma qualcosa si deve pur fare. E lo ripeterò fino allo sfinimento: non credo che si stiano facendo innovazioni per creare servizio. Un servizio bus è un ottimo punto da cui partire: un servizio per gli anziani che hanno difficoltà nel muoversi, ma anche per tutti i cittadini, per collegare le diverse frazioni che rendono unica Colico.
E Tirano, che tra una settimana inaugurerà i sette giorni di sperimentazione, di abitanti non ne ha molti: 9000, circa 2000 in più di Colico. Tra l’altro, non disposta su una così ampia superficie come la nostra.
Servizio bus urbano ma anche turistico. Ci spostiamo allora a Perledo: a giugno di quest’anno sono stati attivati tre itinerari di navetta per i turisti, per un totale di undici corse al giorno. L’itinerario verde collega la Stazione a Riva di Gittana e Bellano, quello rosso la Stazione a Gittana, Regoledo, Perledo e Vezio, quello blu la Stazione a Perledo e Vezio. Il tutto utilizzando gli introiti stimati dalla tassa di soggiorno. Un progetto che ritengo a dir poco meraviglioso, perché il Comune perledese ha ben compreso le potenzialità turistiche e la necessità di lanciarsi. E noi, che dalla tassa turistica abbiamo più del triplo di incassi, non ci siamo ancora mossi. Mi auguro che questa iniziativa, su cui ho sentito alcune voci, si possa ripetere qui.
Ma ho ancora qualcos’altro da dirvi, rompo le scatole ancora per qualche minuto. Ho parlato di Tirano. Tirano è “Cittàslow”, un titolo simile alla “Bandiera Arancione” riconosciuto ai Comuni:
Quando proposi il titolo di Città e Masetti diffuse fortunatamente la notizia, “La Provincia di Lecco” realizzò delle interviste in modo da capire l’opinione della minoranza della Giunta comunale. Mentre Mauro Sgheiz ha ritenuto il progetto utile a porre le basi, Grega e Venini si sono soffermati sul fatto che manchino servizi, e che servano quelli prima di fare una simile richiesta. Premesso che secondo me l'onoreficenza gioverebbe proprio a porre le basi del venire, queste affermazioni ci devono far riflettere. Se si vuole proseguire ed ottenere il titolo di Città (non per avere l’ossessiva corona muraria d’oro, ma per sviluppare senso civico e identità) è vero che i servizi non sono vincolanti, ma qualcosa si deve pur fare. E lo ripeterò fino allo sfinimento: non credo che si stiano facendo innovazioni per creare servizio. Un servizio bus è un ottimo punto da cui partire: un servizio per gli anziani che hanno difficoltà nel muoversi, ma anche per tutti i cittadini, per collegare le diverse frazioni che rendono unica Colico.
E Tirano, che tra una settimana inaugurerà i sette giorni di sperimentazione, di abitanti non ne ha molti: 9000, circa 2000 in più di Colico. Tra l’altro, non disposta su una così ampia superficie come la nostra.
Servizio bus urbano ma anche turistico. Ci spostiamo allora a Perledo: a giugno di quest’anno sono stati attivati tre itinerari di navetta per i turisti, per un totale di undici corse al giorno. L’itinerario verde collega la Stazione a Riva di Gittana e Bellano, quello rosso la Stazione a Gittana, Regoledo, Perledo e Vezio, quello blu la Stazione a Perledo e Vezio. Il tutto utilizzando gli introiti stimati dalla tassa di soggiorno. Un progetto che ritengo a dir poco meraviglioso, perché il Comune perledese ha ben compreso le potenzialità turistiche e la necessità di lanciarsi. E noi, che dalla tassa turistica abbiamo più del triplo di incassi, non ci siamo ancora mossi. Mi auguro che questa iniziativa, su cui ho sentito alcune voci, si possa ripetere qui.
Ma ho ancora qualcos’altro da dirvi, rompo le scatole ancora per qualche minuto. Ho parlato di Tirano. Tirano è “Cittàslow”, un titolo simile alla “Bandiera Arancione” riconosciuto ai Comuni:
- “animati da individui curiosi del tempo ritrovato, dove l’uomo è ancora protagonista del lento, benefico succedersi delle stagioni”;
- “rispettosi della salute dei cittadini, della genuinità dei prodotti e della buona cucina”;
- “ricchi di affascinanti tradizioni artigiane, di preziose opere d’arte, di piazze, di teatri, di botteghe, di caffè, di ristoranti, di luoghi dello spirito e paesaggi incontaminati”;
- “caratterizzati dalla spontaneità dei riti religiosi, dal rispetto delle tradizioni, dalla gioia di un lento e quieto vivere”.
di Alessandro Bonini
editoriale del 30 settembre
editoriale del 30 settembre
Colico: ripensiamo, cambiamo
Non è nel mio stile dare giudizi lapidari ed ingiustificati, visto che mi limito a fare semplici critiche, ponendo degli interrogativi e presentando proposte. Quando, però, sono passato all’”Acqua del Sindaco”, ovvero il fontanello di viale Padania, e ho letto che per poter fruire dell’acqua naturale era necessaria una chiavetta, proprio non ci ho più visto. Non so quando sia entrata in vigore questa modifica, ma esprimo più di un dubbio. Come si può richiedere di presentarsi in municipio e richiedere una chiavetta, per della semplice acqua naturale? E’ così che si spinge ad utilizzare questo bene comune? Almeno l’acqua naturale, almeno quella, si potrebbe rendere gratuita. Senza essere obbligati ad adempiere a procedimenti e richieste che sembrano indirizzati a dirti una cosa: vattela a prendere al supermercato, che fai prima.
Ed è proprio l’acqua il “mezzo” da cui parto per alcune riflessioni in merito a quanto sta succedendo: siamo sicuri che queste modifiche (e soprattutto, i tagli dell’ultimo periodo) giovino al Comune e ai cittadini? Quello che temo è che nelle decisioni prese non vi sia un pensiero ai residenti (riduzione degli orari degli uffici comunali), non vi sia un pensiero agli anziani (riduzione delle corse bus), non vi sia volontà di cambiare, e di cambiare in meglio. Purtroppo ci troviamo in un territorio che, nonostante le enormi potenzialità, non finirò mai di ripeterlo, ha sempre avuto poco. E adesso, oltre ad avere poco, si toglie. Si regredisce. Tutto anziché considerare lo sviluppo di Colico come città di rilevanza a livello locale, posta tra tre province, con una lunghissima storia, beni storici di ogni tipo. Ancora non si riesce a concepire una cittadina a misura d’uomo, con un certo numero di servizi, con una valorizzazione dei beni del territorio, con tante nuove idee per cambiare. Sembra che tutto sia impossibile da raggiungere, sembra che ci si debba accontentare per forza, anzi accontentarsi delle riduzioni, sembra che si voglia rimanere un “paesaccio”. Appellativo che non mi piace e che i colichesi non meritano. Personalmente mi auguro sempre un passo avanti, un cambiamento, come ho appena detto. Cambiamento che, con l’attuale amministrazione (e con le precedenti), mi duole dirlo ma non vedo. Aggiungo che io stesso ho lanciato l’idea del titolo di “città”, ma bisogna meritarselo e onorarlo.
Recentemente ho letto alcune considerazioni in merito alla città di Lecco fatte da Tore Rossi e devo dire che alcune parti possono essere tranquillamente trasposte su Colico. Prendo in prestito alcune riflessioni: «Non mi pare che negli ultimi anni, forse decenni, siamo stati in grado, e non ne faccio una questione di colore o di sensibilità, di costruire e consegnare ai nostri concittadini una città di respiro, bella oltre che per le sue doti naturali, per la qualità della sua vita, per il gusto di ritrovarsi intorno al bello, con l’orgoglio di appartenere a un territorio che ha infinite doti e a cui semmai, manca probabilmente un po’ di capacità di far rete e di condividere intelligenze e ricchezze di cui pure sovrabbondiamo. Metterei ai primi posti la rappresentanza e la disponibilità. Il Comune non è ente a sé, è al Servizio dei cittadini, non è autoreferenziale e nemmeno deve essere scollegato dalla realtà. E’ semplicemente l’espressione dei cittadini, che non potendosi riunire tutti insieme tutte le volte, delegano gli amministratori ad ascoltare, recepire, proporre e realizzare. Servizio non è privilegio, Servizio è mettersi a disposizione, pro tempore, per gli altri e per sé. Servizio è non solo essere uguale a tutti, ma anche essere uguale per tutti. L’Amministratore, crea, inventa, sperimenta, guida, conduce, ascolta e decide. C’è anche la solitudine dell’Amministratore, che non guarda al proprio consenso, tantomeno a quello immediato, guarda a quello che considera il bene e tenta di perseguirlo, costi quel che costi. E il turismo? Con le fortune che abbiamo, possibile che non si riesca a far decollare quella che è una vocazione naturale? ». Credo che Rossi abbia reso l’idea di un problema tanto lecchese quanto, aggiungo io, colichese. Tanto per citarne un’altra, guardiamo ai progetti. La vicina Bellano si è candidata alla “Bandiera arancione” e ha vinto il riconoscimento, si è candidata come “Capitale della cultura”, continua a candidarsi a bandi e progetti. Dervio continua ad ottenere ottimi risultati dal punto di vista delle manifestazioni sportive, vedasi quest’anno il campionato mondiale di Dart21 e gli europei dei prossimi anni. Colico, invece, nulla. Zero. Secondo voi Bellano si è candidata come “capitale della cultura” soltanto per vincere il concorso? Se non vi siete già risposti da soli, vi rispondo io: no. Lo ha fatto perché, giustamente, continua a puntare sul turismo, sulla cultura, sulla valorizzazione del paese. Lo ha fatto per provarci. Poi, se non succede nulla, pazienza. Il Comune ci ha provato. A Colico, invece, non si prova proprio niente. Forse non ci sono idee, forse non c’è volontà. E non è un problema di colore politico, è un problema ben più generale. Guardiamo un altro aspetto che può sembrare banale: un monitor davanti al Municipio che indichi le iniziative comunali. C'è a Oggiono, c'è a Civate (!), c'è a Dervio. A Colico no.
Certo, come ha detto Rossi, il Comune ha il dovere di ascoltare i cittadini e di fare Servizio, ma anche i cittadini devono immaginare e devono proporre. Non ci si arrende al “tanto non si può far nulla”, “tanto cosa vuoi farci?”. Nulla è impossibile, e non stiamo parlando certamente di progetti costosi o irrealizzabili.
E’ necessario ripensare. Ripensare e riflettere, perché altrimenti una città resta in agonia e può morire. E questo non deve succedere.
AGGIORNAMENTO OTTOBRE 2018
L'"Acqua del Sindaco" è finalmente tornata all'originale funzione. La chiavetta non è più necessaria.
Ed è proprio l’acqua il “mezzo” da cui parto per alcune riflessioni in merito a quanto sta succedendo: siamo sicuri che queste modifiche (e soprattutto, i tagli dell’ultimo periodo) giovino al Comune e ai cittadini? Quello che temo è che nelle decisioni prese non vi sia un pensiero ai residenti (riduzione degli orari degli uffici comunali), non vi sia un pensiero agli anziani (riduzione delle corse bus), non vi sia volontà di cambiare, e di cambiare in meglio. Purtroppo ci troviamo in un territorio che, nonostante le enormi potenzialità, non finirò mai di ripeterlo, ha sempre avuto poco. E adesso, oltre ad avere poco, si toglie. Si regredisce. Tutto anziché considerare lo sviluppo di Colico come città di rilevanza a livello locale, posta tra tre province, con una lunghissima storia, beni storici di ogni tipo. Ancora non si riesce a concepire una cittadina a misura d’uomo, con un certo numero di servizi, con una valorizzazione dei beni del territorio, con tante nuove idee per cambiare. Sembra che tutto sia impossibile da raggiungere, sembra che ci si debba accontentare per forza, anzi accontentarsi delle riduzioni, sembra che si voglia rimanere un “paesaccio”. Appellativo che non mi piace e che i colichesi non meritano. Personalmente mi auguro sempre un passo avanti, un cambiamento, come ho appena detto. Cambiamento che, con l’attuale amministrazione (e con le precedenti), mi duole dirlo ma non vedo. Aggiungo che io stesso ho lanciato l’idea del titolo di “città”, ma bisogna meritarselo e onorarlo.
Recentemente ho letto alcune considerazioni in merito alla città di Lecco fatte da Tore Rossi e devo dire che alcune parti possono essere tranquillamente trasposte su Colico. Prendo in prestito alcune riflessioni: «Non mi pare che negli ultimi anni, forse decenni, siamo stati in grado, e non ne faccio una questione di colore o di sensibilità, di costruire e consegnare ai nostri concittadini una città di respiro, bella oltre che per le sue doti naturali, per la qualità della sua vita, per il gusto di ritrovarsi intorno al bello, con l’orgoglio di appartenere a un territorio che ha infinite doti e a cui semmai, manca probabilmente un po’ di capacità di far rete e di condividere intelligenze e ricchezze di cui pure sovrabbondiamo. Metterei ai primi posti la rappresentanza e la disponibilità. Il Comune non è ente a sé, è al Servizio dei cittadini, non è autoreferenziale e nemmeno deve essere scollegato dalla realtà. E’ semplicemente l’espressione dei cittadini, che non potendosi riunire tutti insieme tutte le volte, delegano gli amministratori ad ascoltare, recepire, proporre e realizzare. Servizio non è privilegio, Servizio è mettersi a disposizione, pro tempore, per gli altri e per sé. Servizio è non solo essere uguale a tutti, ma anche essere uguale per tutti. L’Amministratore, crea, inventa, sperimenta, guida, conduce, ascolta e decide. C’è anche la solitudine dell’Amministratore, che non guarda al proprio consenso, tantomeno a quello immediato, guarda a quello che considera il bene e tenta di perseguirlo, costi quel che costi. E il turismo? Con le fortune che abbiamo, possibile che non si riesca a far decollare quella che è una vocazione naturale? ». Credo che Rossi abbia reso l’idea di un problema tanto lecchese quanto, aggiungo io, colichese. Tanto per citarne un’altra, guardiamo ai progetti. La vicina Bellano si è candidata alla “Bandiera arancione” e ha vinto il riconoscimento, si è candidata come “Capitale della cultura”, continua a candidarsi a bandi e progetti. Dervio continua ad ottenere ottimi risultati dal punto di vista delle manifestazioni sportive, vedasi quest’anno il campionato mondiale di Dart21 e gli europei dei prossimi anni. Colico, invece, nulla. Zero. Secondo voi Bellano si è candidata come “capitale della cultura” soltanto per vincere il concorso? Se non vi siete già risposti da soli, vi rispondo io: no. Lo ha fatto perché, giustamente, continua a puntare sul turismo, sulla cultura, sulla valorizzazione del paese. Lo ha fatto per provarci. Poi, se non succede nulla, pazienza. Il Comune ci ha provato. A Colico, invece, non si prova proprio niente. Forse non ci sono idee, forse non c’è volontà. E non è un problema di colore politico, è un problema ben più generale. Guardiamo un altro aspetto che può sembrare banale: un monitor davanti al Municipio che indichi le iniziative comunali. C'è a Oggiono, c'è a Civate (!), c'è a Dervio. A Colico no.
Certo, come ha detto Rossi, il Comune ha il dovere di ascoltare i cittadini e di fare Servizio, ma anche i cittadini devono immaginare e devono proporre. Non ci si arrende al “tanto non si può far nulla”, “tanto cosa vuoi farci?”. Nulla è impossibile, e non stiamo parlando certamente di progetti costosi o irrealizzabili.
E’ necessario ripensare. Ripensare e riflettere, perché altrimenti una città resta in agonia e può morire. E questo non deve succedere.
AGGIORNAMENTO OTTOBRE 2018
L'"Acqua del Sindaco" è finalmente tornata all'originale funzione. La chiavetta non è più necessaria.
di Alessandro Bonini
editoriale del 23 settembre
editoriale del 23 settembre
Colico deve vivere anche in inverno
Quant’è ricca e vivace Colico d’estate, quanto è povera e silenziosa d’inverno. A differenza, per esempio, di Varenna. Sì, stiamo parlando di un paese conosciutissimo, che è riuscito a crearsi un proprio “marketing”, che ha un’ottima nomea in tutta Europa. Colico, però, non si è mai sforzata di fare un passo avanti. Certo, il Comune da solo fa poco, ma ancora poco o nulla si è tentato.
Oltre al titolo di Città, a cui io tengo molto e che darebbe certamente un’importante spinta al turismo, ho pensato anche ad altre proposte.
Per sviluppare un turismo invernale (almeno nel fine settimana) faccio mia la proposta di un dialogo con la Navigazione Laghi. Ho parlato molto della carenza di trasporti e infrastrutture, forse poco del servizio battello: saprete certamente che tra Varenna, Menaggio e Bellagio è presente un servizio traghetto aggiuntivo, che compie sostanzialmente un percorso triangolare, toccando i paesi lariani più conosciuti. Si potrebbe creare un tavolo con la società che gestisce i servizi per allungare, quantomeno nel fine settimana, alcune corse del “triangolo” fino a Colico: il viaggio durerebbe di più ma porterebbe certamente un maggior numero di visitatori e turisti nel nostro Comune e nella vicina Valtellina. Altro problema è l’orario di stazionamento dei battelli, decisamente troppo risicato: i turisti non fanno in tempo a scendere che devono risalire. Per forza, perché la frequenza dei traghetti in inverno è molto povera. Un dialogo per cercare di aggiustare gli orari, concedendo più minuti di stazionamento del mezzo all’imbarcadero cittadino, garantirebbe certamente più turisti al nostro paese.
Altra iniziativa a cui ho pensato è l’istituzione dei mercatini di Natale. Anche qui non ho smania di assolutismo: basterebbero tre giorni nel ponte dell’Immacolata o poco prima della Vigilia, con una buona pubblicità e una buona qualità offerta, per portare lungo piazza Garibaldi cittadini e anche turisti. Tanto vale provarci. E già che stiamo parlando di Natale (non c’entra col settore turistico, ma ormai conoscete i miei editoriali-proposta in cui amo divagare) non si è più fatta vedere la pista di pattinaggio presso il Palalegnone. Dal 2014, non è più stata creata. Perché? E’ uno dei pochi punti d’incontro, soprattutto per i bambini e i ragazzi, in una stagione come l’inverno, e la si toglie? Bisogna cercare di fare di Colico una località anche invernale, senza ricorrere obbligatoriamente a Lecco o Morbegno. In generale ci vorrebbero più iniziative in questa stagione, cercando di osare e quantomeno provarci. E non sto parlando dei mercatini in cui si trova di tutto e di più, tra l’altro di dubbia utilità. Io alcune proposte le ho fatte, ma se voi ne avete altre potete scriverlo sotto i commenti del post di Facebook o a ilcolichese@yahoo.it.
Oltre al titolo di Città, a cui io tengo molto e che darebbe certamente un’importante spinta al turismo, ho pensato anche ad altre proposte.
Per sviluppare un turismo invernale (almeno nel fine settimana) faccio mia la proposta di un dialogo con la Navigazione Laghi. Ho parlato molto della carenza di trasporti e infrastrutture, forse poco del servizio battello: saprete certamente che tra Varenna, Menaggio e Bellagio è presente un servizio traghetto aggiuntivo, che compie sostanzialmente un percorso triangolare, toccando i paesi lariani più conosciuti. Si potrebbe creare un tavolo con la società che gestisce i servizi per allungare, quantomeno nel fine settimana, alcune corse del “triangolo” fino a Colico: il viaggio durerebbe di più ma porterebbe certamente un maggior numero di visitatori e turisti nel nostro Comune e nella vicina Valtellina. Altro problema è l’orario di stazionamento dei battelli, decisamente troppo risicato: i turisti non fanno in tempo a scendere che devono risalire. Per forza, perché la frequenza dei traghetti in inverno è molto povera. Un dialogo per cercare di aggiustare gli orari, concedendo più minuti di stazionamento del mezzo all’imbarcadero cittadino, garantirebbe certamente più turisti al nostro paese.
Altra iniziativa a cui ho pensato è l’istituzione dei mercatini di Natale. Anche qui non ho smania di assolutismo: basterebbero tre giorni nel ponte dell’Immacolata o poco prima della Vigilia, con una buona pubblicità e una buona qualità offerta, per portare lungo piazza Garibaldi cittadini e anche turisti. Tanto vale provarci. E già che stiamo parlando di Natale (non c’entra col settore turistico, ma ormai conoscete i miei editoriali-proposta in cui amo divagare) non si è più fatta vedere la pista di pattinaggio presso il Palalegnone. Dal 2014, non è più stata creata. Perché? E’ uno dei pochi punti d’incontro, soprattutto per i bambini e i ragazzi, in una stagione come l’inverno, e la si toglie? Bisogna cercare di fare di Colico una località anche invernale, senza ricorrere obbligatoriamente a Lecco o Morbegno. In generale ci vorrebbero più iniziative in questa stagione, cercando di osare e quantomeno provarci. E non sto parlando dei mercatini in cui si trova di tutto e di più, tra l’altro di dubbia utilità. Io alcune proposte le ho fatte, ma se voi ne avete altre potete scriverlo sotto i commenti del post di Facebook o a ilcolichese@yahoo.it.
di Alessandro Bonini
editoriale del 16 settembre
editoriale del 16 settembre
Tra nuove idee sulle indicazioni stradali colichesi e il disinteresse della stampa
Ho già parlato della necessità di installare più indicazioni per i turisti e, soprattutto, di tradurle in inglese, per promuovere maggiormente il turismo.
Per quanto riguarda i cartelli veri e propri indicanti servizi e monumenti, invece, ci ha già pensato l'amministrazione Grega negli ultimi mesi di governo. Nulla in contrario, nel senso che era necessaria una rinfrescata. Tuttavia, si poteva fare qualcosa di più: accettabili le indicazioni per gli esercizi commerciali e le strutture vicine, ma dal punto di vista turistico manca qualcosa. Qualche giorno fa sono capitato a Tirano e, camminando in centro, ho notato una segnaletica molto caratteristica ed interessante, non solo per i servizi e i luoghi ma anche per la pubblicità degli eventi locali. Informandomi sulla rete, ho notato che diversi comuni italiani stanno installando nei propri centri storici indicazioni che valorizzano i paesi stessi ed il turismo: penso ad Empoli (terza foto, in basso), città che sui cartelli ha riportato, in un'iniziativa che ritengo ottima, anche i minuti a piedi necessari per raggiungere un preciso monumento. Non mancano nemmeno i QR Code: una scannerizzazione di questi col telefono consente di raggiungere una pagina web che indica la storia di una chiesa o di un museo. Non sarebbe una brutta idea fare lo stesso a Colico, riportando maggiori indicazioni per promuovere da una parte il turismo, dall'altra i servizi cittadini (che si spera crescano nel tempo). Tornando a Tirano, non solo ho notato lo stile originale, ma anche diversi pannelli su cui, come ho scritto sopra, promuovere gli eventi locali. Pannelli semplici ma caratteristici, presenti ogni pochi metri lungo la strada principale, viale Italia. Un'iniziativa che si potrebbe ripetere anche nel nostro Comune, per un'"auto-valorizzazione". Sì, perché la Provincia non ha mai mostrato grande interesse nei nostri confronti. IL DISINTERESSE DA PARTE DELLA STAMPA LOCALE Sono consapevole che quello di cui sto per parlare non ha a che fare con le nuove idee sulle indicazioni stradali turistiche e non, ma devo assolutamente concludere con questa nota necessaria. Oltre ad un'identificazione di questo ramo del Lario come un estremamente semplificativo "Mandello/Lago", adottato da diverse testate, come se l'unico centro degno di importanza (posto nei pressi della città capoluogo di provincia) fosse il paese mandellese, si assiste ad un gigantesco silenzio. Facciamo un esempio: sul web non vi è traccia di notizie, a Colico, della "Giornata della Solidarietà" svoltasi ieri, dell'incontro di Masetti con Capitano Ultimo, del coinvolgimento di un concittadino nel recente incidente di Calolziocorte. Nessuno. Per il centro di Dervio, invece, non può mancare nemmeno il flash riguardante l'installazione di due semplici pannelli con le cartine del paese. Non è cosa di poco conto. "Il Colichese", nei limiti del possibile per un giornale gestito da una sola persona e attualmente senza una redazione, cercherà di informare su tutto quanto accade a Colico (ma anche nei dintorni, compreso per esempio Dervio), sperando di cambiare l'informazione locale e anche le testate che sul nostro territorio operano. Non scordandoci che, nonostante le numerose notizie quotidiane della nostra città, alcuni quotidiani, di Colico, non ne parlano per giorni. |
di Alessandro Bonini
editoriale del 9 settembre
editoriale del 9 settembre
Colico e alcune proposte per la stazione ed il turismo
Negli scorsi editoriali ho parlato molto della carenza di servizi e in questo nuovo articolo intendo continuare, soprattutto mostrando proposte che spero si riveleranno interessanti.
Comincio però con qualcosa di diverso: non ho avuto modo di dirlo negli scorsi articoli, lo faccio ora.
Non è un caso che all'interno del sito de "Il Colichese" utilizzi spesso il nome "città" per indicare Colico, così come è non un caso che insisto sulle tradizioni, sull'aumento dei servizi per il cittadino ed il turismo, sul patrimonio storico presente sul territorio, sugli appuntamenti culturali. Tutto questo per l'identità ed il senso civico che mi legano molto a Colico, cose che vorrei vengano trasmesse e provate da tutti i cittadini, per sentirsi uniti e legati ad una precisa storia e tradizione da non dimenticare.
Fatta questa importantissima premessa, avrei ancora alcuni punti di cui parlare, sperando di non creare un'"accozzaglia di idee" ma un insieme di proposte utili. Partiamo dalle "iniziative ferroviarie".
In molte stazioni ferroviarie italiane è stato infatti installato il sistema "Wifi Station", che consente la fruizione di una connessione gratuita all'interno della stazione, in attesa del proprio treno, utile sia per i pendolari sia per i turisti (nel nostro caso, sempre più numerosi). Tra le stazioni in cui è presente figurano anche San Benedetto Val di Sambro (comune in provincia di Bologna di 4.000 abitanti) e Porretta Terme (comune di Alto Reno Terme, meno di 7.000 abitanti). Come queste due stazioni, Colico è uno scalo ferroviario di nodo, oltre a superare entrambi i comuni in numero di abitanti.
Entro il 2026 il wifi verrà installato in 620 stazioni italiane: non ci resta che sperare che Colico sia inclusa.
Altra idea e sempre parlando di ferrovie è l'installazione di ascensori ai binari, di cui è dotato un numero sempre maggiore di stazioni italiane: in questo modo sarebbe più agevole l'accessibilità da parte delle persone più anziane. C'è da dire che l'intervento allo scalo avvenuto nel 2016, che ha incluso ritinteggiatura della stazione e rifacimento del marciapiede dei binari 1/1Tronco, avrebbe potuto includere anche questi lavori... in poche parole un'occasione persa.
In ogni caso, nulla vieta al Comune di proporre (e, se necessario, finanziare in parte) ciò che ho appena esposto.
Un'altra proposta, che non ha nulla a che fare con le ferrovie, è quella di installare più cartelli, lungo tutta l'area comunale, per spiegare la storia del nostro territorio ai turisti (e a noi stessi, visto che facilmente ce ne dimentichiamo): penso a La Cà, Fumiarga, Corte, Olgiasca, dove basterebbero semplici indicazioni tradotte in inglese. Oppure al Laghetto di Piona: pensate che fu proprio questa la spiaggia in cui prima sbarcarono i Romani (per conquistare Colico ed il territorio circostante), poi arrivò il martire San Fedele che cambiò imbarcazione e si diresse verso Samolaco. Basterebbe veramente poco per migliorare il turismo, eppure manca. Per quello che posso, lascio quest'altro articolo di proposte nella speranza di essere ascoltato.
di Alessandro Bonini - editoriale del 2 settembre
Comincio però con qualcosa di diverso: non ho avuto modo di dirlo negli scorsi articoli, lo faccio ora.
Non è un caso che all'interno del sito de "Il Colichese" utilizzi spesso il nome "città" per indicare Colico, così come è non un caso che insisto sulle tradizioni, sull'aumento dei servizi per il cittadino ed il turismo, sul patrimonio storico presente sul territorio, sugli appuntamenti culturali. Tutto questo per l'identità ed il senso civico che mi legano molto a Colico, cose che vorrei vengano trasmesse e provate da tutti i cittadini, per sentirsi uniti e legati ad una precisa storia e tradizione da non dimenticare.
Fatta questa importantissima premessa, avrei ancora alcuni punti di cui parlare, sperando di non creare un'"accozzaglia di idee" ma un insieme di proposte utili. Partiamo dalle "iniziative ferroviarie".
In molte stazioni ferroviarie italiane è stato infatti installato il sistema "Wifi Station", che consente la fruizione di una connessione gratuita all'interno della stazione, in attesa del proprio treno, utile sia per i pendolari sia per i turisti (nel nostro caso, sempre più numerosi). Tra le stazioni in cui è presente figurano anche San Benedetto Val di Sambro (comune in provincia di Bologna di 4.000 abitanti) e Porretta Terme (comune di Alto Reno Terme, meno di 7.000 abitanti). Come queste due stazioni, Colico è uno scalo ferroviario di nodo, oltre a superare entrambi i comuni in numero di abitanti.
Entro il 2026 il wifi verrà installato in 620 stazioni italiane: non ci resta che sperare che Colico sia inclusa.
Altra idea e sempre parlando di ferrovie è l'installazione di ascensori ai binari, di cui è dotato un numero sempre maggiore di stazioni italiane: in questo modo sarebbe più agevole l'accessibilità da parte delle persone più anziane. C'è da dire che l'intervento allo scalo avvenuto nel 2016, che ha incluso ritinteggiatura della stazione e rifacimento del marciapiede dei binari 1/1Tronco, avrebbe potuto includere anche questi lavori... in poche parole un'occasione persa.
In ogni caso, nulla vieta al Comune di proporre (e, se necessario, finanziare in parte) ciò che ho appena esposto.
Un'altra proposta, che non ha nulla a che fare con le ferrovie, è quella di installare più cartelli, lungo tutta l'area comunale, per spiegare la storia del nostro territorio ai turisti (e a noi stessi, visto che facilmente ce ne dimentichiamo): penso a La Cà, Fumiarga, Corte, Olgiasca, dove basterebbero semplici indicazioni tradotte in inglese. Oppure al Laghetto di Piona: pensate che fu proprio questa la spiaggia in cui prima sbarcarono i Romani (per conquistare Colico ed il territorio circostante), poi arrivò il martire San Fedele che cambiò imbarcazione e si diresse verso Samolaco. Basterebbe veramente poco per migliorare il turismo, eppure manca. Per quello che posso, lascio quest'altro articolo di proposte nella speranza di essere ascoltato.
di Alessandro Bonini - editoriale del 2 settembre
Una proposta dal successo inaspettato
Francamente non me lo sarei mai aspettato. Nel momento in cui ho scritto l’articolo (nel pomeriggio di domenica scorsa, anche se questa proposta si trova nella mia mente già dal 2013) e ho deciso il titolo (“non spaventatevi e leggete”), pensavo soltanto di proporre un’idea che difficilmente avrebbe ricevuto particolari attenzioni. E invece mi sono dovuto ricredere. Marco Masetti, esponente colichese di Fratelli d’Italia, dopo aver letto la notizia, ne ha immediatamente condiviso punti e ragioni, tanto da chiedere al consiglio comunale di inviare la domanda di conferimento del titolo di Città. Da lì, la notizia ha fatto il giro di Colico, ricevendo pareri positivi da parte del segretario della sezione locale della Lega, Francesco Cappelletti, e del sindaco Monica Gilardi, che approvando il progetto ha affermato come questo verrà messo sul tavolo (sindaco che avevo già contattato nel mese di febbraio e che allora mi scrisse come avrebbe preso in considerazione lo spunto). L’iniziativa è apparsa in seguito sul quotidiano “La Provincia di Lecco”, sul settimanale “Centrovalle” e su tutti i principali quotidiani online; lunedì mattina, aprendo come ogni giorno Google Notizie per consultare le notizie colichesi, nel leggere il titolo sono rimasto letteralmente a bocca aperta.
Effettivamente i requisiti per il titolo vi sono tutti, dalla storia ai monumenti, dalle personalità all’importanza attuale fino al tessuto economico. Leggendo alcuni commenti ho appreso i pareri dei cittadini, spesso favorevoli e alcune volte dubbiosi. Sì, è vero, Colico (a differenza di Chiavenna o Morbegno) non è dotata di cinema o piscine comunali, annoso problema (e spero risolvibile quanto prima), ma non sono parametri su cui basare il titolo di Città. Nemmeno la popolazione conta, a differenza delle “fake news” del sindaco di Mandello del Lario, primo cittadino che a maggio ha inoltrato la richiesta dicendo che una città “deve avere almeno 10.000 abitanti”. Mi risulta invece che Chiavenna ne abbia 7.300 (500 in meno di Colico), Rodi Garganico (Foggia) 3.600, Orio al Serio 1.700, Glorenza (Bolzano) 800!
Ho tenuto in grande considerazione anche altri pareri, che spiegavano come a Colico manchi soprattutto il senso civico: manca l’identità, manca il sentimento di appartenenza, cosa che tutti noi dovremmo sviluppare e che i genitori dovrebbero insegnare ai propri figli! Gli stessi pareri annotavano però che l’eventuale conferimento di un titolo simile sarebbe un aiuto, un passo avanti, un'ulteriore tappa che ci faccia sentire parte di un tutto, parte di una Città, Colico.
Nel 2018 molti comuni hanno già ottenuto il titolo: Poggio Mirteto (Roma, 6.400 abitanti), Trecastelli (Ancona, 7.500 abitanti), Serra San Bruno (Vibo Valentia, 6.900 abitanti) e Sersale (Catanzaro, 4.600 abitanti).
Certo è che, assumendo il titolo di Città, Colico dovrà garantire più servizi, in questo momento assolutamente insufficienti: si dovrà lavorare per essere degni del titolo onorifico. Dal punto di vista dello stemma (o meglio, dell'araldica) del Comune, cambierebbe la corona muraria: via quella argentea a 9 punte, rimpiazzata da una di color oro e a 5 punte.
Ovviamente prima di inviare la richiesta sarà necessario discuterne il contenuto: dovranno essere presenti tutte le peculiarità, che io (e Masetti) abbiamo riportato, ovviamente approfondendone i vari punti. La trafila burocratica non è semplice: l’inoltro al Prefetto di Lecco, poi al Ministero dell’Interno che si rivolge al Presidente della Repubblica e lì la concessione (l’attesa è di almeno un anno).
Oltre a questo avrei qualcos’altro da proporre, anche se la realizzazione è più difficile: la bandiera arancione del Touring Club Italiano, marchio di eccellenza turistico-ambientale. Nelle immediate vicinanze due comuni ne sono dotati: Chiavenna e Bellano (quest’ultima ha ricevuto il riconoscimento nel 2017). Ma per capirne di più, andiamo a vedere quali sono i requisiti da rispettare:
Tutto questo, comunque, non è gratuito. A causa degli studi necessari per capire ed analizzare il luogo, è necessario versare un contributo (per Colico, avendo 7.800 abitanti, 4.000 euro). E non è facile nemmeno qui: nel 2015 soltanto il 9% delle 2000 candidature ha ricevuto il riconoscimento.
Alcune volte, però, si potrebbe osare, cosa purtroppo non compresa dalla stragrande maggioranza dei comuni italiani. Si potrebbe provare e, chi lo sa, Colico potrebbe anche ottenere il premio…
di Alessandro Bonini - editoriale del 26 agosto
Nella prima immagine confronto tra la corona muraria argentea e quella a cinque punte ufficiale, nella seconda quella più ampiamente utilizzata dai Comuni che ricevono il titolo di Città.
Effettivamente i requisiti per il titolo vi sono tutti, dalla storia ai monumenti, dalle personalità all’importanza attuale fino al tessuto economico. Leggendo alcuni commenti ho appreso i pareri dei cittadini, spesso favorevoli e alcune volte dubbiosi. Sì, è vero, Colico (a differenza di Chiavenna o Morbegno) non è dotata di cinema o piscine comunali, annoso problema (e spero risolvibile quanto prima), ma non sono parametri su cui basare il titolo di Città. Nemmeno la popolazione conta, a differenza delle “fake news” del sindaco di Mandello del Lario, primo cittadino che a maggio ha inoltrato la richiesta dicendo che una città “deve avere almeno 10.000 abitanti”. Mi risulta invece che Chiavenna ne abbia 7.300 (500 in meno di Colico), Rodi Garganico (Foggia) 3.600, Orio al Serio 1.700, Glorenza (Bolzano) 800!
Ho tenuto in grande considerazione anche altri pareri, che spiegavano come a Colico manchi soprattutto il senso civico: manca l’identità, manca il sentimento di appartenenza, cosa che tutti noi dovremmo sviluppare e che i genitori dovrebbero insegnare ai propri figli! Gli stessi pareri annotavano però che l’eventuale conferimento di un titolo simile sarebbe un aiuto, un passo avanti, un'ulteriore tappa che ci faccia sentire parte di un tutto, parte di una Città, Colico.
Nel 2018 molti comuni hanno già ottenuto il titolo: Poggio Mirteto (Roma, 6.400 abitanti), Trecastelli (Ancona, 7.500 abitanti), Serra San Bruno (Vibo Valentia, 6.900 abitanti) e Sersale (Catanzaro, 4.600 abitanti).
Certo è che, assumendo il titolo di Città, Colico dovrà garantire più servizi, in questo momento assolutamente insufficienti: si dovrà lavorare per essere degni del titolo onorifico. Dal punto di vista dello stemma (o meglio, dell'araldica) del Comune, cambierebbe la corona muraria: via quella argentea a 9 punte, rimpiazzata da una di color oro e a 5 punte.
Ovviamente prima di inviare la richiesta sarà necessario discuterne il contenuto: dovranno essere presenti tutte le peculiarità, che io (e Masetti) abbiamo riportato, ovviamente approfondendone i vari punti. La trafila burocratica non è semplice: l’inoltro al Prefetto di Lecco, poi al Ministero dell’Interno che si rivolge al Presidente della Repubblica e lì la concessione (l’attesa è di almeno un anno).
Oltre a questo avrei qualcos’altro da proporre, anche se la realizzazione è più difficile: la bandiera arancione del Touring Club Italiano, marchio di eccellenza turistico-ambientale. Nelle immediate vicinanze due comuni ne sono dotati: Chiavenna e Bellano (quest’ultima ha ricevuto il riconoscimento nel 2017). Ma per capirne di più, andiamo a vedere quali sono i requisiti da rispettare:
- avere intenzione nell’intraprendere un percorso di miglioramento del luogo (e questo è a dir la verità lo scopo per cui la candidatura viene inviata)
- offrire un sistema di offerta turistica ed accoglienza organizzato (da questo punto di vista, l’offerta turistica colichese è ottima, oltre ad essere in crescita)
- distinguersi per tipicità e valorizzazione della propria identità e cultura (punto da migliorare, anche se il Museo Contadino e le ultime iniziative in merito sono di certo a favore)
- contare su risorse artistiche, architettoniche, naturalistiche accessibili e fruibili (requisito soddisfatto, dal Forte Montecchio al Forte Fuentes passando per la Chiesa di San Bernardino, l’Abbazia di Piona e la Torre di Fontanedo, quest’ultima in corso di sistemazione)
- dimostrare sensibilità verso le tematiche di sostenibilità del territorio (la bocciatura del PGT non è un punto a favore, anche se l’elaborazione di un nuovo piano può tentare un rimedio)
- presentare un centro ben conservato e non compromesso da interventi o alterazioni
- non presentare aree moderne di impatto visivo negativo (requisito soddisfatto)
- non superare i 15.000 abitanti
Tutto questo, comunque, non è gratuito. A causa degli studi necessari per capire ed analizzare il luogo, è necessario versare un contributo (per Colico, avendo 7.800 abitanti, 4.000 euro). E non è facile nemmeno qui: nel 2015 soltanto il 9% delle 2000 candidature ha ricevuto il riconoscimento.
Alcune volte, però, si potrebbe osare, cosa purtroppo non compresa dalla stragrande maggioranza dei comuni italiani. Si potrebbe provare e, chi lo sa, Colico potrebbe anche ottenere il premio…
di Alessandro Bonini - editoriale del 26 agosto
Nella prima immagine confronto tra la corona muraria argentea e quella a cinque punte ufficiale, nella seconda quella più ampiamente utilizzata dai Comuni che ricevono il titolo di Città.
Ecco perché Colico merita il titolo di Città (non spaventatevi e leggete)
Sì, Colico meriterebbe proprio il titolo di Città (titolo che comunque possiamo osservare già in alcune indicazioni stradali, come l'immagine di questo stesso editoriale). Da meno di un anno Oggiono si fregia del titolo, dunque perché non Colico? Bisogna innanzitutto sapere che il titolo viene attribuito non in base alla grandezza o alla popolazione, bensì basandosi sulla storia, l'importanza a livello locale, la presenza di beni storici, la nascita di personalità decisive, il tessuto economico: Colico rispetta tutto ciò, dunque non sono un campanilista o un assolutista. Vediamo perché.
Innanzitutto è presente una grande quantità di monumenti storici: dall'Abbazia di Piona alle varie chiese dislocate sul territorio (in particolare San Bernardino, San Rocco e Sant'Elena a Fontanedo), sino alla Torretta e in particolare ai Forti (il Forte Montecchio è il meglio conservato in Europa) che sono effettivamente un fiore all'occhiello. Il riconoscimento InfoPoint di Regione Lombardia, presente soltanto in tre comuni della provincia di Lecco, ribadisce ulteriormente l'importanza in questo settore.
La rilevanza di Colico è determinata anche dal fatto della posizione del Comune: uno snodo non solo stradale (verso Gera-Como, Chiavenna, Sondrio) ma anche ferroviario (interscambio Lecco-Tirano con la Colico-Chiavenna) e dei servizi di navigazione in partenza dal porticciolo. Ricordo che sulla Colico-Sondrio transitò il primo treno al mondo alimentato ad alta tensione.
Colico ha sempre avuto anche un decisivo ruolo di luogo di confine: già dal Medioevo cominciarono ad essere erette le prime torri e fortificazioni in vista delle continue lotte tra Signori delle valli e del lago.
Considerando l'Alto Lago, Colico è il centro più importante anche a livello di numero di abitanti, tra l'altro in forte crescita negli ultimi anni; si può dunque affermare che a livello territoriale l'importanza rivestita è manifestamente notevole.
Perfino a livello di tessuto economico si può rimarcare l'importanza della nostra cittadina: l'estesa zona industriale ed il turismo. Inoltre, il titolo porterebbe a una maggiore promozione del territorio e avrebbe sicuramente ritorni dal punto di vista turistico (e quindi economico).
La divisione in diverse frazioni non è da intendere come divisione riguardo il conferimento di questo titolo, ma è anzi da utilizzare come oggetto di vanto in quanto Colico potrà essere una città divisa in frazioni-rioni. Del resto, Lecco cos'è?
Per quanto riguarda il capitolo persone di rilievo, Colico è legata a diverse figure, a partire dal politico Achille Polti sino all'alpinista Roberto Osio (co-fondatore del movimento per la difesa del territorio alpino Mountain Wilderness e ricopritore di cariche istituzionali in merito alle Comunità montane) e a Maria Laura Mainetti: fu Colico a dare i natali a questa importante persona, vittima del satanismo.
Per quanto mi riguarda, ho già inoltrato una lettera al sindaco alcuni mesi fa per sottolineare l'opportunità. Ricordo infine che il titolo viene concesso a seguito di un iter burocratico, su conferimento del Presidente della Repubblica.
di Alessandro Bonini - editoriale del 19 agosto
Innanzitutto è presente una grande quantità di monumenti storici: dall'Abbazia di Piona alle varie chiese dislocate sul territorio (in particolare San Bernardino, San Rocco e Sant'Elena a Fontanedo), sino alla Torretta e in particolare ai Forti (il Forte Montecchio è il meglio conservato in Europa) che sono effettivamente un fiore all'occhiello. Il riconoscimento InfoPoint di Regione Lombardia, presente soltanto in tre comuni della provincia di Lecco, ribadisce ulteriormente l'importanza in questo settore.
La rilevanza di Colico è determinata anche dal fatto della posizione del Comune: uno snodo non solo stradale (verso Gera-Como, Chiavenna, Sondrio) ma anche ferroviario (interscambio Lecco-Tirano con la Colico-Chiavenna) e dei servizi di navigazione in partenza dal porticciolo. Ricordo che sulla Colico-Sondrio transitò il primo treno al mondo alimentato ad alta tensione.
Colico ha sempre avuto anche un decisivo ruolo di luogo di confine: già dal Medioevo cominciarono ad essere erette le prime torri e fortificazioni in vista delle continue lotte tra Signori delle valli e del lago.
Considerando l'Alto Lago, Colico è il centro più importante anche a livello di numero di abitanti, tra l'altro in forte crescita negli ultimi anni; si può dunque affermare che a livello territoriale l'importanza rivestita è manifestamente notevole.
Perfino a livello di tessuto economico si può rimarcare l'importanza della nostra cittadina: l'estesa zona industriale ed il turismo. Inoltre, il titolo porterebbe a una maggiore promozione del territorio e avrebbe sicuramente ritorni dal punto di vista turistico (e quindi economico).
La divisione in diverse frazioni non è da intendere come divisione riguardo il conferimento di questo titolo, ma è anzi da utilizzare come oggetto di vanto in quanto Colico potrà essere una città divisa in frazioni-rioni. Del resto, Lecco cos'è?
Per quanto riguarda il capitolo persone di rilievo, Colico è legata a diverse figure, a partire dal politico Achille Polti sino all'alpinista Roberto Osio (co-fondatore del movimento per la difesa del territorio alpino Mountain Wilderness e ricopritore di cariche istituzionali in merito alle Comunità montane) e a Maria Laura Mainetti: fu Colico a dare i natali a questa importante persona, vittima del satanismo.
Per quanto mi riguarda, ho già inoltrato una lettera al sindaco alcuni mesi fa per sottolineare l'opportunità. Ricordo infine che il titolo viene concesso a seguito di un iter burocratico, su conferimento del Presidente della Repubblica.
di Alessandro Bonini - editoriale del 19 agosto
Alcune mie riflessioni e proposte per migliorare Colico
E' vero, bisogna dirlo: Colico negli ultimi anni ha avuto un fortissimo incremento di iniziative, che hanno contribuito all'arrivo di un altissimo numero di turisti. Basti pensare che d'estate la popolazione raddoppia, sfondando quota 15.000.
Eppure ci sono elementi propri di numerose località turistiche che vengono a mancare. Innanzitutto partiamo dal trenino: potrà destare poco o nullo interesse nei confronti degli abitanti, eppure è un mezzo venuto a meno da tre anni. Un'eliminazione spinta sicuramente dal prezzo eccessivo, se comparato a un percorso letteralmente risibile (parco giochi-Piazzetta Cariboni/Ufficio Pro Loco). Una proposta può essere la re-istituzione con un allungamento sul Seven Village, approfittando della nuova rotonda: Seven-Parco Giochi-Piazza Garibaldi-Pro Loco-Piazza Garibaldi-Parco Giochi-Seven, con un prezzo decisamente più equo; ancora si potrebbe prolungare, nel viaggio di ritorno, fino alla stazione FS, passando per l’auditorium, il viale Padania e la via Nazionale; l’inversione del senso di marcia avverrebbe proprio allo scalo ferroviario.
Per quanto riguarda le feste lungo Piazza Garibaldi ed il lungolago, dobbiamo dire che quest'anno è stato cancellato il secondo "street food", lo stesso che l'anno scorso, proposto a settembre anziché metà agosto, ha incontrato un fortissimo maltempo e dunque risultati negativi. Se ripristinato a inizio agosto, dove vi è più probabilità di buone condizioni climatiche, otterrebbe certamente un altro esito. Senza eliminarlo del tutto, come è stato fatto quest'anno.
Restando sul filone del turismo e precisamente nel settore intrattenimento, è stato fatto complessivamente un ottimo lavoro: l’ideale assoluto, secondo me, è offrire, nella stagione estiva, eventi ogni sera: basterebbero concerti di cover band od orchestre del luogo (non dimenticate che le mie sono proposte e, seppure siano assolutamente possibili con un impegno costante e dedito al bene di Colico, so bene di quanto sia importante e cruciale la sostenibilità economica di quello che sto illustrando).
Molti paesi, inoltre, spesso sono impegnati in sagre dedicate ad un prodotto specifico: perché non provare con una manifestazione dedicata all'agone a al pesce di lago, simboli di una cittadina lacustre come Colico?
Passiamo ora ad alcune riflessioni e proposte. Partiamo dalle feste tradizionali (ad esempio San Rocco e Fontanedo), dove negli ultimi anni possiamo notare come sia venuta a mancare l’iniziativa. Inutile ricordare il triste declino delle feste di San Rocco e Fontanedo, dove i giochi sono sempre meno. Eppure basterebbe, lo ripeto, l’iniziativa, senza spese di rilievo.
Anche la fiera di San Bernardino di Villatico non è più quella di un tempo: le bancarelle sono infinitamente meno. E’ un serio problema, perché se ne sta andando un altro mattone della nostra tradizione; vero è che con un maggiore impegno nella promozione, la Pro Loco e soprattutto il Comune potrebbero incentivare la manifestazione, anche se stiamo parlando di un problema delicato e ben più ampio (presente in tutta Italia) al momento senza grandi soluzioni o rimedi.
Sempre riguardante il settore turistico vi è la notte bianca: si potrebbe prendere spunto dall'edizione derviese, con eventi sparsi per l'area comunale, punti di ristoro e negozi aperti, chiudendo per una/due sere la via Nazionale al traffico.
Torniamo ancora un istante a Villatico: è qui che ha sede l’unico museo di Colico, quello contadino. Le potenzialità sono enormi: nonostante le dimensioni ridotte vi è un enorme presenza di documentazioni e oggetti tradizionali colichesi; estendere l’orario di apertura servirebbe non solo a conoscere (e ricordare) le nostre origini, ma anche a farle conoscere ai turisti. Dunque, non un apertura per sole due domeniche al mese: un esempio potrebbe essere venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.
Vi è poi un evento più ristretto ma sicuramente molto più partecipato: il mercato. A Colico esso termina alle 13, dunque all’ora di pranzo. Raramente, in effetti, ci si imbatte in esposizioni prolungate a tutta la giornata: nei dintorni soltanto Chiavenna, Lecco, Morbegno e Tirano vantano un mercato fino alle 16-17-18. Sperimentalmente, si potrebbe prolungare l’orario anche a Colico proprio come ha recentemente fatto Torino, per dare un segno di svolta e controtendenza rispetto alla svalutazione e all’annoso declino. Con una giusta campagna di avviso (diretta anche e soprattutto verso le persone anziane), se il risultato fosse buono l’orario ampliato potrebbe essere mantenuto.
Un’altra proposta è la creazione di un applicazione del Comune, di semplice interfaccia, in grado di informare su eventuali variazioni, ordinanze ed eventi riguardanti Colico; secondo i nostri calcoli, il costo di un'app essenziale si aggirerebbe intorno ai 4.000 euro. E ancora, i consigli comunali, attualmente registrati e caricati su un portale internet, potrebbero essere trasmessi in diretta video (se non sbaglio Enzo Venini lo propose nella campagna elettorale del 2016).
Altro punto cardine per lo sviluppo è il wi-fi, attualmente disponibile presso il parco giochi, l’ufficio turistico della Pro Loco e la biblioteca/auditorium; sarebbe molto utile attivare la connessione anche presso Piazza Garibaldi, zona strategica soprattutto d’estate.
Infine, presterei attenzione al car sharing ecologico che Trenord ha già adottato in molti comuni lombardi, tra cui la vicina Morbegno (ma anche il comune di Alzate Brianza, paese che conta 2.000 abitanti in meno di Colico). Un servizio in più per il cittadino, ma soprattutto un modello ecologico di enorme interesse che potrebbe essere introdotto avviando dialoghi con la Regione.
Una serie di proposte, turistiche e non, che potrebbero essere utili per incrementare i servizi che Colico offre, non solo ai turisti.
di Alessandro Bonini - editoriale del 12 agosto
Eppure ci sono elementi propri di numerose località turistiche che vengono a mancare. Innanzitutto partiamo dal trenino: potrà destare poco o nullo interesse nei confronti degli abitanti, eppure è un mezzo venuto a meno da tre anni. Un'eliminazione spinta sicuramente dal prezzo eccessivo, se comparato a un percorso letteralmente risibile (parco giochi-Piazzetta Cariboni/Ufficio Pro Loco). Una proposta può essere la re-istituzione con un allungamento sul Seven Village, approfittando della nuova rotonda: Seven-Parco Giochi-Piazza Garibaldi-Pro Loco-Piazza Garibaldi-Parco Giochi-Seven, con un prezzo decisamente più equo; ancora si potrebbe prolungare, nel viaggio di ritorno, fino alla stazione FS, passando per l’auditorium, il viale Padania e la via Nazionale; l’inversione del senso di marcia avverrebbe proprio allo scalo ferroviario.
Per quanto riguarda le feste lungo Piazza Garibaldi ed il lungolago, dobbiamo dire che quest'anno è stato cancellato il secondo "street food", lo stesso che l'anno scorso, proposto a settembre anziché metà agosto, ha incontrato un fortissimo maltempo e dunque risultati negativi. Se ripristinato a inizio agosto, dove vi è più probabilità di buone condizioni climatiche, otterrebbe certamente un altro esito. Senza eliminarlo del tutto, come è stato fatto quest'anno.
Restando sul filone del turismo e precisamente nel settore intrattenimento, è stato fatto complessivamente un ottimo lavoro: l’ideale assoluto, secondo me, è offrire, nella stagione estiva, eventi ogni sera: basterebbero concerti di cover band od orchestre del luogo (non dimenticate che le mie sono proposte e, seppure siano assolutamente possibili con un impegno costante e dedito al bene di Colico, so bene di quanto sia importante e cruciale la sostenibilità economica di quello che sto illustrando).
Molti paesi, inoltre, spesso sono impegnati in sagre dedicate ad un prodotto specifico: perché non provare con una manifestazione dedicata all'agone a al pesce di lago, simboli di una cittadina lacustre come Colico?
Passiamo ora ad alcune riflessioni e proposte. Partiamo dalle feste tradizionali (ad esempio San Rocco e Fontanedo), dove negli ultimi anni possiamo notare come sia venuta a mancare l’iniziativa. Inutile ricordare il triste declino delle feste di San Rocco e Fontanedo, dove i giochi sono sempre meno. Eppure basterebbe, lo ripeto, l’iniziativa, senza spese di rilievo.
Anche la fiera di San Bernardino di Villatico non è più quella di un tempo: le bancarelle sono infinitamente meno. E’ un serio problema, perché se ne sta andando un altro mattone della nostra tradizione; vero è che con un maggiore impegno nella promozione, la Pro Loco e soprattutto il Comune potrebbero incentivare la manifestazione, anche se stiamo parlando di un problema delicato e ben più ampio (presente in tutta Italia) al momento senza grandi soluzioni o rimedi.
Sempre riguardante il settore turistico vi è la notte bianca: si potrebbe prendere spunto dall'edizione derviese, con eventi sparsi per l'area comunale, punti di ristoro e negozi aperti, chiudendo per una/due sere la via Nazionale al traffico.
Torniamo ancora un istante a Villatico: è qui che ha sede l’unico museo di Colico, quello contadino. Le potenzialità sono enormi: nonostante le dimensioni ridotte vi è un enorme presenza di documentazioni e oggetti tradizionali colichesi; estendere l’orario di apertura servirebbe non solo a conoscere (e ricordare) le nostre origini, ma anche a farle conoscere ai turisti. Dunque, non un apertura per sole due domeniche al mese: un esempio potrebbe essere venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 12 e dalle 15 alle 18.
Vi è poi un evento più ristretto ma sicuramente molto più partecipato: il mercato. A Colico esso termina alle 13, dunque all’ora di pranzo. Raramente, in effetti, ci si imbatte in esposizioni prolungate a tutta la giornata: nei dintorni soltanto Chiavenna, Lecco, Morbegno e Tirano vantano un mercato fino alle 16-17-18. Sperimentalmente, si potrebbe prolungare l’orario anche a Colico proprio come ha recentemente fatto Torino, per dare un segno di svolta e controtendenza rispetto alla svalutazione e all’annoso declino. Con una giusta campagna di avviso (diretta anche e soprattutto verso le persone anziane), se il risultato fosse buono l’orario ampliato potrebbe essere mantenuto.
Un’altra proposta è la creazione di un applicazione del Comune, di semplice interfaccia, in grado di informare su eventuali variazioni, ordinanze ed eventi riguardanti Colico; secondo i nostri calcoli, il costo di un'app essenziale si aggirerebbe intorno ai 4.000 euro. E ancora, i consigli comunali, attualmente registrati e caricati su un portale internet, potrebbero essere trasmessi in diretta video (se non sbaglio Enzo Venini lo propose nella campagna elettorale del 2016).
Altro punto cardine per lo sviluppo è il wi-fi, attualmente disponibile presso il parco giochi, l’ufficio turistico della Pro Loco e la biblioteca/auditorium; sarebbe molto utile attivare la connessione anche presso Piazza Garibaldi, zona strategica soprattutto d’estate.
Infine, presterei attenzione al car sharing ecologico che Trenord ha già adottato in molti comuni lombardi, tra cui la vicina Morbegno (ma anche il comune di Alzate Brianza, paese che conta 2.000 abitanti in meno di Colico). Un servizio in più per il cittadino, ma soprattutto un modello ecologico di enorme interesse che potrebbe essere introdotto avviando dialoghi con la Regione.
Una serie di proposte, turistiche e non, che potrebbero essere utili per incrementare i servizi che Colico offre, non solo ai turisti.
di Alessandro Bonini - editoriale del 12 agosto
Siamo proprio dimenticati: bisogna intervenire
Sono tanti i problemi di Colico, lo ripeterò fino allo sfinimento. Questi problemi sono dovuti sostanzialmente alla deficienza di servizi che purtroppo coinvolge pienamente il nostro territorio, oppure alla mancanza di interesse da cui derivano le ovvie conseguenze. Partiamo per esempio dall'"Acqua del Sindaco", voluta dall'amministrazione a capo della quale vi era Raffaele Grega. Presente da sei anni, offre acqua naturale e frizzante all'ingresso del parco giochi. A differenza di migliaia di città italiane come la vicinissima Chiavenna, però, essa è a pagamento, sia naturale che frizzante. Se da una parte mancava un servizio di questo tipo, dall'altra il solo fatto spinge a porsi delle domande: perché i chiavennaschi (tra i tanti) hanno diritto all'acqua gratuita e i colichesi no? Non è forse un bene di primissima necessità?
Un altro problema risiede poi negli orari di apertura degli uffici comunali. Partiamo dall'orario estivo della biblioteca, confrontandoci sempre con la vicinissima ed efficientissima Chiavenna: a Colico l'edificio rimane chiuso domenica e lunedì, aperto mercoledì e venerdì soltanto dalle 9 alle 12.30 e martedì e giovedì dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 17 (si ricorda anche che esso rimane chiuso domenica e lunedì tutto l'anno). Non mancano cinque giorni di chiusura dal 14 al 18 agosto e due sabati di luglio. A Chiavenna, invece, l'unico giorno di chiusura è la domenica, a cui si aggiungono ovviamente Ferragosto e festa patronale, mentre da lunedì a venerdì è prevista l'apertura tutti i pomeriggi. 41,5 ore settimanali del borgo sul Mera contro le 23,5 colichesi. Noi ne contiamo il 44% in meno. E' evidente che non ci sono finora stati investimenti sufficienti nella cultura, ovvero il settore dal quale dovrebbe partire la politica dell'intero globo.
Anche gli uffici comunali hanno recentemente subìto una rimodulazione che ci pone diversi interrogativi e ci porta un'altra volta al confronto con la vicina Chiavenna. E' inutile fare calcoli e medie: basta osservare che a Colico il martedì ed il giovedì non esistono più, mentre a Chiavenna sono giorni di regolare servizio.
Detto ciò ho pensato anche ad un ulteriore progetto: potrebbe essere installato (sulla scia di numerosi paesi, uno su tutti Dervio) un monitor al di fuori del Municipio per ricordare informazioni e avvisi ai cittadini.
Passiamo ora al settore della salute: non solo gli ospedali più vicini sono a 21 chilometri (Gravedona) e a 38 (Lecco), non solo l'ospedale di Bellano non è più tale, non solo è stato chiuso il punto nascite chiavennasco. Anche l'ASL offre ben pochi servizi. Pensate, il punto colichese è aperto soltanto nella fascia oraria mattutina. Prendiamo per esempio l'ufficio "Scelta e revoca": Colico è l'unico comune della provincia in cui lo sportello chiude alle 11.45. Non di poco conto, se si considera che la nostra città conta 7700 abitanti. Per esempio, Olginate, che ne conta 7000, è dotata di uno sportello aperto dal lunedì al venerdì fino alle 12.30 e il lunedì ed il mercoledì anche dalle 14 alle 16.
Ancora più critico lo sportello dei prelievi: da gennaio aperto solo lunedì, mercoledì e venerdì. Anche qui la settimana lavorativa conta due giorni in meno, contro Bellano (3000 abitanti) e Olginate (7000 abitanti, vicina alla già importante sede calolziese), ove sono presenti sedi aperte dal lunedì al venerdì.
Altri servizi di cui si parla da tempo (senza un dunque) sono un cinema (e già qui fa lacrimare, visto che è presente anche a Bellano e Dervio!) e una piscina. In quest'ultimo caso ho pensato anche ad un accordo con Seven Park Hotel per l'installazione di una copertura mobile e di un sistema di riscaldamento nel periodo invernale. Anche il liceo scientifico presso l'istituto Marco Polo è andato in nulla per colpa di una provincia lontana dalle esigenze delle cittadine più lontane dal capoluogo.
Come sempre sono ben consapevole dei costi, ma sono anche convinto della possibile realizzazione di ciò che ho scritto (non è impossibile), così come del miglioramento dei servizi, alquanto scadenti. Come possiamo essere così dimenticati, nonostante il numero di abitanti e il punto cruciale in cui Colico si trova?
Per questo è necessario informarsi e non darsi per vinti, perché tutte queste assurdità si possono cambiare soltanto con la diffusione delle notizie. "Il Colichese" ha da subito aperto una battaglia contro una città finita da anni nel dimenticatoio e non intende arrendersi. Ovviamente, però, deve poter contare sull'appoggio dei cittadini.
di Alessandro Bonini - editoriale del 5 agosto
Un altro problema risiede poi negli orari di apertura degli uffici comunali. Partiamo dall'orario estivo della biblioteca, confrontandoci sempre con la vicinissima ed efficientissima Chiavenna: a Colico l'edificio rimane chiuso domenica e lunedì, aperto mercoledì e venerdì soltanto dalle 9 alle 12.30 e martedì e giovedì dalle 9 alle 12.30 e dalle 14 alle 17 (si ricorda anche che esso rimane chiuso domenica e lunedì tutto l'anno). Non mancano cinque giorni di chiusura dal 14 al 18 agosto e due sabati di luglio. A Chiavenna, invece, l'unico giorno di chiusura è la domenica, a cui si aggiungono ovviamente Ferragosto e festa patronale, mentre da lunedì a venerdì è prevista l'apertura tutti i pomeriggi. 41,5 ore settimanali del borgo sul Mera contro le 23,5 colichesi. Noi ne contiamo il 44% in meno. E' evidente che non ci sono finora stati investimenti sufficienti nella cultura, ovvero il settore dal quale dovrebbe partire la politica dell'intero globo.
Anche gli uffici comunali hanno recentemente subìto una rimodulazione che ci pone diversi interrogativi e ci porta un'altra volta al confronto con la vicina Chiavenna. E' inutile fare calcoli e medie: basta osservare che a Colico il martedì ed il giovedì non esistono più, mentre a Chiavenna sono giorni di regolare servizio.
Detto ciò ho pensato anche ad un ulteriore progetto: potrebbe essere installato (sulla scia di numerosi paesi, uno su tutti Dervio) un monitor al di fuori del Municipio per ricordare informazioni e avvisi ai cittadini.
Passiamo ora al settore della salute: non solo gli ospedali più vicini sono a 21 chilometri (Gravedona) e a 38 (Lecco), non solo l'ospedale di Bellano non è più tale, non solo è stato chiuso il punto nascite chiavennasco. Anche l'ASL offre ben pochi servizi. Pensate, il punto colichese è aperto soltanto nella fascia oraria mattutina. Prendiamo per esempio l'ufficio "Scelta e revoca": Colico è l'unico comune della provincia in cui lo sportello chiude alle 11.45. Non di poco conto, se si considera che la nostra città conta 7700 abitanti. Per esempio, Olginate, che ne conta 7000, è dotata di uno sportello aperto dal lunedì al venerdì fino alle 12.30 e il lunedì ed il mercoledì anche dalle 14 alle 16.
Ancora più critico lo sportello dei prelievi: da gennaio aperto solo lunedì, mercoledì e venerdì. Anche qui la settimana lavorativa conta due giorni in meno, contro Bellano (3000 abitanti) e Olginate (7000 abitanti, vicina alla già importante sede calolziese), ove sono presenti sedi aperte dal lunedì al venerdì.
Altri servizi di cui si parla da tempo (senza un dunque) sono un cinema (e già qui fa lacrimare, visto che è presente anche a Bellano e Dervio!) e una piscina. In quest'ultimo caso ho pensato anche ad un accordo con Seven Park Hotel per l'installazione di una copertura mobile e di un sistema di riscaldamento nel periodo invernale. Anche il liceo scientifico presso l'istituto Marco Polo è andato in nulla per colpa di una provincia lontana dalle esigenze delle cittadine più lontane dal capoluogo.
Come sempre sono ben consapevole dei costi, ma sono anche convinto della possibile realizzazione di ciò che ho scritto (non è impossibile), così come del miglioramento dei servizi, alquanto scadenti. Come possiamo essere così dimenticati, nonostante il numero di abitanti e il punto cruciale in cui Colico si trova?
Per questo è necessario informarsi e non darsi per vinti, perché tutte queste assurdità si possono cambiare soltanto con la diffusione delle notizie. "Il Colichese" ha da subito aperto una battaglia contro una città finita da anni nel dimenticatoio e non intende arrendersi. Ovviamente, però, deve poter contare sull'appoggio dei cittadini.
di Alessandro Bonini - editoriale del 5 agosto
Il servizio di trasporto colichese, turistico e non, mai sviluppato
Un punto debole della cittadina colichese è sicuramente il servizio di trasporto pubblico, che non solo non ha mai ricevuto particolari attenzioni, ma è stato, soprattutto ultimamente, molto ridimensionato.
Partiamo dai treni (che non sono ovviamente di competenza comunale): il servizio regionale Lecco-Sondrio, che per intederci include i treni fermanti in tutte le stazioni, ha subito tagli maggiori del 90% durante agosto e festivi: il baricentro dell'attenzione si è spostato sui treni RegioExpress, dimenticando l'importanza dello sviluppo della rete prettamente locale, in particolare per la valorizzazione del territorio e del turismo. Con una riduzione a soltanto due treni festivi (da più di venti iniziali) come si può avvalorare il ferro? Come si possono spingere le persone ad utilizzare il treno? E soprattutto, i bus sostitutivi sono in controtendenza con la campagna regionale di riduzione delle emissioni atmosferiche.
Ricordiamo inoltre che la linea Sondrio-Tirano, tra il 2008 ed il 2014, ha visto i treni ridursi drasticamente da diciannove a nove, più del 50%.
Meglio la Colico-Chiavenna: l'unico treno rimosso risulta essere quello delle 5 in partenza dal borgo sul Mera per Colico, con una coincidenza però importante: arrivo a Colico alcuni minuti prima del RegioExpress delle 6 Sondrio-Milano. In questo modo i chiavennaschi sono costretti ad utilizzare il bus (che via via, di questo passo, farà scomparire i treni).
A tutto ciò da agosto 2017 si è aggiunto un ulteriore problema: la parziale chiusura della biglietteria della stazione di Colico, che ricordiamo essere snodo tra due ferrovie e anche l'imbarcadero. Martedì, giovedì e sabato l'ufficio viene chiuso di pomeriggio, la domenica di mattina. Come sostituzione, il bar dello scalo ha iniziato un servizio di vendita biglietti, biglietti che però includono soltanto le tratte regionali. Non si può dunque disporre di un titolo di viaggio per Genova, Bologna o Napoli. Né si possono chiedere indicazioni sugli orari dei treni dal momento che il personale del bar non ne è a conoscenza. In merito, più volte ho inviato mail a Trenord e alla Regione, anche se al momento gli enti non sembrano essere intenzionati alla riapertura. E dire che la Lombardia, stanziando fondi, potrebbe tranquillamente riaprire l'ufficio come si sta facendo in Sicilia. Anche il Comune potrebbe chiedere lo spazio dell'ufficio per rivendere i biglietti negli orari non coperti: un'iniziativa già presente in molte stazioni, da Bellano a Chiavenna. Una soluzione che, con un semplice computer e con un personale minimamente esperto, può garantire una copertura anche alle tratte fuori dalla Lombardia o a lunga percorrenza.
Ancor più disastroso lo scomparto bus: attualmente le uniche linee attive sono la extraurbana C10 Colico-Menaggio-Como, la A10 Colico-Morbegno e la linea urbana. Tralasciando lo scarsissimo interesse nutrito dalla Provincia e il fatto che Morbegno disponga di più di una decina di linee bus (il servizio extraurbano è sviluppato in maniera decisamente migliore), l'altro tallone d'Achille corrisponde proprio al servizio urbano.
Fino a settembre 2017 esso consisteva in otto corse. Il nuovo gestore (Lecco Trasporti/Arriva), però, riduce notevolmente il servizio, eliminando quasi tutte le corse estese su Olgiasca e conservando l'orario originale soltanto il venerdì, giorno del mercato. Ad aprile il comune riesce a ripristinare l'integrità delle corse (sei) anche il lunedì ed il mercoledì. Ma non è sufficiente. Quel che è certo è che non si possono prendere in giro i cittadini, soprattutto i residenti di Olgiasca, che vedono ancora una volta il loro territorio isolato anziché potenziato. I cittadini meritano un servizio efficiente e presente, senza ripensamenti e riduzioni.
Se solo ci recassimo a Camerino, comune marchigiano di circa 7.000 abitanti, vedremmo che le corse urbane giornaliere sono più di 50. Ora, trattasi di una storica sede universitaria e di un borgo storico che tra l'altro include un importante ospedale. Ma 20 corse al giorno, in un orario cadenzato e disposto per tutta la giornata (con almeno 10 corse prolungate su Olgiasca), in una tratta che preveda un percorso spalmato su tutte le frazioni lo vedrei. No, non sto esagerando. Moltissimi comuni con la stessa popolazione di Colico e soprattutto con una notevole estensione e distribuzione degli abitanti in frazioni sparse, garantiscono un servizio decisamente migliore e più dignitoso. La mia proposta è di un servizio che verrebbe ridotto (e non cancellato interamente) la domenica: un servizio che se incentivato a dovere offrirebbe una validissima alternativa di spostamento tra le frazioni ed il centro cittadino. Sono molti gli anziani che reclamano un servizio migliore e che non possono recarsi in auto o a piedi. Forse bisognerebbe pensare di più alla mobilità locale.
Un'altra idea potrebbe essere la creazione, soltanto la domenica, di corse ad hoc dirette a San Rocco-Fontanedo, che spingerebbero alla valorizzazione turistica del territorio ed alla visita dei turisti. E' ovvio che, con una rivoluzione simile, il servizio non potrebbe passare in sordina: va incentivato e pubblicizzato.
Conosco bene i costi del servizio e so che non sono economici, ma una rinascita ed una rivalorizzazione del territorio dovrebbe partire proprio da qui. Altrimenti continueremo a rimanere una città sperduta con un'enorme deficienza in merito di servizi. Pensiamo solo a quanto un servizio del tipo possa giovare ai turisti, che lo utilizzerebbero per spostarsi tra le frazioni e visitare l'intera area comunale.
Sarebbe ottimale inoltre un servizio prolungato sull'abbazia di Piona, anche se composto da poche corse quotidiane.
Il capolinea sarebbe, come in questo momento, la stazione di Colico, che meriterebbe così l'appellativo di "hub"; tenendo sempre presenti i costi, si renderebbe necessaria la riqualificazione dell'area dell'ex scalo merci della stazione di Colico: il recente rinnovamento dell'area esterna della stazione di Chiavenna lato Piazza Giano ne è un esempio. Basterebbero una pavimentazione ed una pensilina.
Purtroppo, non si è mai visto particolare interesse nel creare un servizio completo ed efficiente, e mi spiace molto, perché le potenzialità ci sono e sono moltissime. Ma io sono sicuro, in qualche modo, di essere ascoltato. E chissà che tra qualche anno almeno una parte di tutto ciò si avveri.
di Alessandro Bonini - editoriale del 29 luglio
Partiamo dai treni (che non sono ovviamente di competenza comunale): il servizio regionale Lecco-Sondrio, che per intederci include i treni fermanti in tutte le stazioni, ha subito tagli maggiori del 90% durante agosto e festivi: il baricentro dell'attenzione si è spostato sui treni RegioExpress, dimenticando l'importanza dello sviluppo della rete prettamente locale, in particolare per la valorizzazione del territorio e del turismo. Con una riduzione a soltanto due treni festivi (da più di venti iniziali) come si può avvalorare il ferro? Come si possono spingere le persone ad utilizzare il treno? E soprattutto, i bus sostitutivi sono in controtendenza con la campagna regionale di riduzione delle emissioni atmosferiche.
Ricordiamo inoltre che la linea Sondrio-Tirano, tra il 2008 ed il 2014, ha visto i treni ridursi drasticamente da diciannove a nove, più del 50%.
Meglio la Colico-Chiavenna: l'unico treno rimosso risulta essere quello delle 5 in partenza dal borgo sul Mera per Colico, con una coincidenza però importante: arrivo a Colico alcuni minuti prima del RegioExpress delle 6 Sondrio-Milano. In questo modo i chiavennaschi sono costretti ad utilizzare il bus (che via via, di questo passo, farà scomparire i treni).
A tutto ciò da agosto 2017 si è aggiunto un ulteriore problema: la parziale chiusura della biglietteria della stazione di Colico, che ricordiamo essere snodo tra due ferrovie e anche l'imbarcadero. Martedì, giovedì e sabato l'ufficio viene chiuso di pomeriggio, la domenica di mattina. Come sostituzione, il bar dello scalo ha iniziato un servizio di vendita biglietti, biglietti che però includono soltanto le tratte regionali. Non si può dunque disporre di un titolo di viaggio per Genova, Bologna o Napoli. Né si possono chiedere indicazioni sugli orari dei treni dal momento che il personale del bar non ne è a conoscenza. In merito, più volte ho inviato mail a Trenord e alla Regione, anche se al momento gli enti non sembrano essere intenzionati alla riapertura. E dire che la Lombardia, stanziando fondi, potrebbe tranquillamente riaprire l'ufficio come si sta facendo in Sicilia. Anche il Comune potrebbe chiedere lo spazio dell'ufficio per rivendere i biglietti negli orari non coperti: un'iniziativa già presente in molte stazioni, da Bellano a Chiavenna. Una soluzione che, con un semplice computer e con un personale minimamente esperto, può garantire una copertura anche alle tratte fuori dalla Lombardia o a lunga percorrenza.
Ancor più disastroso lo scomparto bus: attualmente le uniche linee attive sono la extraurbana C10 Colico-Menaggio-Como, la A10 Colico-Morbegno e la linea urbana. Tralasciando lo scarsissimo interesse nutrito dalla Provincia e il fatto che Morbegno disponga di più di una decina di linee bus (il servizio extraurbano è sviluppato in maniera decisamente migliore), l'altro tallone d'Achille corrisponde proprio al servizio urbano.
Fino a settembre 2017 esso consisteva in otto corse. Il nuovo gestore (Lecco Trasporti/Arriva), però, riduce notevolmente il servizio, eliminando quasi tutte le corse estese su Olgiasca e conservando l'orario originale soltanto il venerdì, giorno del mercato. Ad aprile il comune riesce a ripristinare l'integrità delle corse (sei) anche il lunedì ed il mercoledì. Ma non è sufficiente. Quel che è certo è che non si possono prendere in giro i cittadini, soprattutto i residenti di Olgiasca, che vedono ancora una volta il loro territorio isolato anziché potenziato. I cittadini meritano un servizio efficiente e presente, senza ripensamenti e riduzioni.
Se solo ci recassimo a Camerino, comune marchigiano di circa 7.000 abitanti, vedremmo che le corse urbane giornaliere sono più di 50. Ora, trattasi di una storica sede universitaria e di un borgo storico che tra l'altro include un importante ospedale. Ma 20 corse al giorno, in un orario cadenzato e disposto per tutta la giornata (con almeno 10 corse prolungate su Olgiasca), in una tratta che preveda un percorso spalmato su tutte le frazioni lo vedrei. No, non sto esagerando. Moltissimi comuni con la stessa popolazione di Colico e soprattutto con una notevole estensione e distribuzione degli abitanti in frazioni sparse, garantiscono un servizio decisamente migliore e più dignitoso. La mia proposta è di un servizio che verrebbe ridotto (e non cancellato interamente) la domenica: un servizio che se incentivato a dovere offrirebbe una validissima alternativa di spostamento tra le frazioni ed il centro cittadino. Sono molti gli anziani che reclamano un servizio migliore e che non possono recarsi in auto o a piedi. Forse bisognerebbe pensare di più alla mobilità locale.
Un'altra idea potrebbe essere la creazione, soltanto la domenica, di corse ad hoc dirette a San Rocco-Fontanedo, che spingerebbero alla valorizzazione turistica del territorio ed alla visita dei turisti. E' ovvio che, con una rivoluzione simile, il servizio non potrebbe passare in sordina: va incentivato e pubblicizzato.
Conosco bene i costi del servizio e so che non sono economici, ma una rinascita ed una rivalorizzazione del territorio dovrebbe partire proprio da qui. Altrimenti continueremo a rimanere una città sperduta con un'enorme deficienza in merito di servizi. Pensiamo solo a quanto un servizio del tipo possa giovare ai turisti, che lo utilizzerebbero per spostarsi tra le frazioni e visitare l'intera area comunale.
Sarebbe ottimale inoltre un servizio prolungato sull'abbazia di Piona, anche se composto da poche corse quotidiane.
Il capolinea sarebbe, come in questo momento, la stazione di Colico, che meriterebbe così l'appellativo di "hub"; tenendo sempre presenti i costi, si renderebbe necessaria la riqualificazione dell'area dell'ex scalo merci della stazione di Colico: il recente rinnovamento dell'area esterna della stazione di Chiavenna lato Piazza Giano ne è un esempio. Basterebbero una pavimentazione ed una pensilina.
Purtroppo, non si è mai visto particolare interesse nel creare un servizio completo ed efficiente, e mi spiace molto, perché le potenzialità ci sono e sono moltissime. Ma io sono sicuro, in qualche modo, di essere ascoltato. E chissà che tra qualche anno almeno una parte di tutto ciò si avveri.
di Alessandro Bonini - editoriale del 29 luglio
Fontanedo, tra mille opportunità e pochi fatti
Molto spesso ci si lamenta di ciò che non va a Colico, ma non si tratta mai di critiche rivolte a località ormai considerate sperdute. Eppure, le stesse località sperdute costituirebbero un potenziale enorme, se solo qui si ponesse una maggiore attenzione. Pensiamo a Fontanedo: i 69.000 euro messi a disposizione nel giugno del 2014 da Regione Lombardia hanno visto uno spiraglio soltanto a inizio giugno 2018, esattamente quattro anni dopo!
Grazie all'apertura del bando per l'affidamento dei lavori che dovrebbero concludersi entro l'anno, finalmente si torna a puntare anche sul versante montano della nostra città. Purtroppo, però, questo non è sufficiente a colmare gravi carenze che minano di conseguenza un'apertura al turismo. |
La chiesa di Sant'Elena, ad esempio, viene aperta una sola volta all'anno: la domenica successiva a Ferragosto, festa patronale. E dire che non stiamo parlando di una chiesa di poca rilevanza storica, ma di un edificio risalente almeno al XV secolo, se non con tutta probabilità anche a tempo prima. Ora, sia chiaro: non sto spingendo ad aprire la chiesa tutti i giorni tutto l'anno, ma quantomeno nelle torride domeniche estive un pensiero lo farei. Sarebbe sufficiente una persona che sorvegli (volontaria o della Pro Loco), meglio se con la possibilità di dare qualche indicazione storica. In merito, un piccolo cartello che indichi i principali tratti storici della Chiesa sarebbe sicuramente interessante in un'ottica di spinta del turismo; sarebbe inoltre ottimale installare più indicazioni stradali dal centro e dalle frazioni, per promuovere maggiormente il patrimonio storico presente sul territorio.
Tornando all'anello, che come saprete è la zona includente la Torre, probabilmente un antico castrum e rifugio, mi fa quasi impressione la distesa erbacea che assale un patrimonio simile. Mancanza di pulizia ma anche ordine pubblico: sarò forse io a non gradire le strade costellate da graminacee ed altre erbacee, ma ho più volte pensato ad una pavimentazione di ciottolato come qualcosa di ideale. Non possiedo assolutamente idee di grande urbanizzazione e cancellazione del verde, anzi, ben venga tutto il green che a Colico persiste. Qui si tratta però di ordine pubblico e di un sito sempre più dimenticato, che verrebbe così rilanciato: basti osservare i resti delle abitazioni che circondavano la torre, lasciati alla più totale incuria. Nonostante tutto, però, qui, a Fontanedo, una nota positiva c'è: provate a giungere sino in fondo alla piccola area, in direzione del bosco. Un vecchio rudere, lì, è stato completamente ristrutturato e trasformato in residenza estiva. Sì, è vero, c'è sempre la questione del denaro e del risparmio, ma non ho quasi mai visto il Comune investire in codesta area dei soldi. Del resto è vero che qui non si avrebbe un tornaconto immediato, ma come ho già detto con un grande rilancio al turismo (che si affronta installando una segnaletica maggiore e all'altezza) si creerebbe un importante polo attrattivo. Non sono molti, in effetti, i tedeschi che vengono a scoprire questo ben di Dio. Peccato. Ma attraverso o senza Comune, un insegnamento lo possiamo trarre: investire e ristrutturare un'area a Fontanedo non fa solo bene a sé stessi o ad una propria seconda casa, ma fa bene all'intera comunità, all'intera Colico.
Perché è dal rilancio delle aree, anche quelle cosiddette "sperdute", e del turismo, che Colico dovrebbe partire. Una meta sempre più gettonata da migliaia di turisti, che offrirebbe qualcosa in più. Qualcosa che oggi non riesce pienamente a dare.
di Alessandro Bonini - editoriale del 22 luglio
Tornando all'anello, che come saprete è la zona includente la Torre, probabilmente un antico castrum e rifugio, mi fa quasi impressione la distesa erbacea che assale un patrimonio simile. Mancanza di pulizia ma anche ordine pubblico: sarò forse io a non gradire le strade costellate da graminacee ed altre erbacee, ma ho più volte pensato ad una pavimentazione di ciottolato come qualcosa di ideale. Non possiedo assolutamente idee di grande urbanizzazione e cancellazione del verde, anzi, ben venga tutto il green che a Colico persiste. Qui si tratta però di ordine pubblico e di un sito sempre più dimenticato, che verrebbe così rilanciato: basti osservare i resti delle abitazioni che circondavano la torre, lasciati alla più totale incuria. Nonostante tutto, però, qui, a Fontanedo, una nota positiva c'è: provate a giungere sino in fondo alla piccola area, in direzione del bosco. Un vecchio rudere, lì, è stato completamente ristrutturato e trasformato in residenza estiva. Sì, è vero, c'è sempre la questione del denaro e del risparmio, ma non ho quasi mai visto il Comune investire in codesta area dei soldi. Del resto è vero che qui non si avrebbe un tornaconto immediato, ma come ho già detto con un grande rilancio al turismo (che si affronta installando una segnaletica maggiore e all'altezza) si creerebbe un importante polo attrattivo. Non sono molti, in effetti, i tedeschi che vengono a scoprire questo ben di Dio. Peccato. Ma attraverso o senza Comune, un insegnamento lo possiamo trarre: investire e ristrutturare un'area a Fontanedo non fa solo bene a sé stessi o ad una propria seconda casa, ma fa bene all'intera comunità, all'intera Colico.
Perché è dal rilancio delle aree, anche quelle cosiddette "sperdute", e del turismo, che Colico dovrebbe partire. Una meta sempre più gettonata da migliaia di turisti, che offrirebbe qualcosa in più. Qualcosa che oggi non riesce pienamente a dare.
di Alessandro Bonini - editoriale del 22 luglio