Dighe: più risorse con la nuova legge
Con la nuova legge del "Decreto Semplificazioni", alla scadenza delle concessioni, le dighe diventeranno di proprietà regionale. Forse, si è finalmente di fronte a un passo avanti atteso da decenni: va sottolineato che la provincia di Sondrio, da sola, realizza il 50% della produzione regionale (oltre il 12% di quella italiana).
Va aggiunto che alcune delle concessioni sono scadute da anni e mai riassegnate (in Lombardia 17 su 70). Nel frattempo Regione Lombardia potrà chiedere canoni aggiuntivi per gli impianti con una potenza superiore a 3000 kwatt nel periodo che decorre tra la concessione scaduta e la riassegnazione della stessa, destinandone almeno il 60% alle Province in cui sono presenti
gli impianti.
Con 70 grandi derivazioni per circa 1200 MW di potenza nominale concessa e 600 piccole derivazioni per circa 250 MW di potenza concessa la Lombardia è il primo produttore nazionale di energia idroelettrica e, da sola, concorre ad oltre il 25% della produzione nazionale.
La nuova disciplina, che modifica il cosiddetto ‘Decreto Bersani’, conferma che le procedure di ri-assegnazione delle concessioni alla loro scadenza sono effettuate dalle Regioni, ma aggiunge che le dighe, i canali, le condotte forzate alla scadenza della concessione passano gratuitamente in proprietà delle Regioni invece che dello Stato.
“Questo è un provvedimento che aspettavamo da oltre 20 anni – ha commentato l’assessore agli Enti locali, Montagna e Piccoli comuni Massimo Sertori – una legge strategica per tutto il Paese che ridefinisce l’assegnazione delle concessioni e dà alle Regioni l’autonomia per disciplinare le linee guida per la riattribuzione della gestione di questi beni attraverso gare. Una volta scadute le concessioni – ha continuato – i beni cosiddetti ‘bagnati’ diventeranno di proprietà regionale a titolo gratuito e, a quel punto, la Regione potrà affidare la gestione anche a società pubblico-privato con la scelta del partner privato attraverso gara. Tale configurazione, dove il pubblico può essere rappresentato da Regione o Provincia, consentirebbe anche la relativa suddivisione degli utili”.
“Entro il 2023, tempo necessario per la stesura della legge regionale e la riassegnazione delle concessioni, saranno maturati canoni aggiuntivi sulle concessioni scadute per un totale di 86 milioni di euro, dei quali 14 a Regione Lombardia e 72 alle Province lombarde. La legge prevede anche la possibilità di chiedere ai concessionari una parte di energia gratuita che, per almeno il 50% dovrà essere distribuita alle province dove insistono gli impianti, si tratta di 260 milioni di kWh, ossia circa 30 milioni di euro all’anno di energia gratuita da destinare ai servizi pubblici”.
“Così come già succede per Trento e Bolzano, anche tutti gli altri territori di montagna potranno utilizzare una parte importante dei proventi generati dall’idroelettrico, massimizzando una risorsa come quella dell’acqua e andando a perequare i maggiori costi dei servizi in montagna, concorrendo a ridimensionare il fenomeno dello spopolamento. Un aiuto effettivo ai territori alpini e ai cittadini”.
“Nella legge è prevista anche la distribuzione del 60% dei canoni ordinari da destinare alle Province dove sono presenti gli impianti. Infine la riassegnazione degli impianti consentirà l’avvio di un ciclo di investimenti stimati a oltre 600 milioni di euro per la Lombardia”, ha concluso Sertori.
“Il rinnovo delle grandi concessioni idroelettriche consentiranno un ciclo miliardario di investimenti privati (fino a 5 miliardi) nei prossimi dieci anni e, secondo uno studio dell’ANCE del 2014, potranno generare fino a 45.000 posti di lavoro e un terzo di punto di PIL”. Queste le affermazioni dell'assessore regionale al Bilancio, Finanza e Semplificazione Davide Caparini,intervenuto alla conferenza stampa tenuta dal presidente della Regione Attilio Fontana per illustrare l’approvazione del ‘Decreto Semplificazione 2018’ da parte della Camera dei Deputati.
“Ricordo che il settore idroelettrico – ha continuato l’assessore Caparini – negli ultimi anni ha perso quote di mercato anche a causa dei costi di esercizio. La Lombardia è concentrata nel rinnovo ecosostenibile del parco di produzione dell’energia rinnovabile: in questo modo gli investimenti porteranno un efficentamento per 2 miliardi di Kwh annui in più di energia pulita. Inoltre, potremo intervenire per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture”.
“In particolare, penso alle nostre montagne e alle genti che le popolano. Tra le misure su cui stiamo già lavorando, ad esempio – ha concluso Caparini – anche la possibilità di fornire energia gratuita da destinare ai servizi pubblici per sostenere i costi energetici, per esempio degli ospedali, scuole, a comuni che, in questo modo, potranno liberare nuove risorse da destinare in altri ambiti”.
Parla il Governatore
“Un provvedimento che va verso l’autonomia e per il quale dobbiamo ringraziare il governo e, in particolare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Onorevole Giancarlo Giorgetti e l’Onorevole Matteo Salvini – ha affermato il presidente Attilio Fontana – che si sono spesi per portare ad approvazione il Decreto diventato legge”.
“Gli effetti positivi introdotti dalla nuova norma garantiscono l’aumento dei canoni a favore delle Province e della Regione – ha continuato il presidente Fontana – oltre a determinare una serie di investimenti molto consistenti e a creare un miglioramento della produzione. Senza contare, fatto non irrilevante, che si tratterà di una produzione di energia ecologicamente sostenibile”.
“E’ la strada giusta” ha concluso Fontana. "Diamo la parola ai territori per fare in modo che si possano impegnare per realizzare le proprie aspettative e offrire la possibilità di reinvestire risorse per migliorare la qualità della vita dei cittadini. E’ una norma che spero possa essere anticipatoria dell’autonomia che stiamo chiedendo – ha aggiunto – e che porterà a un miglioramento dei servizi con risorse maggiori e sviluppo non solo per tutto il territorio ma anche per il resto del Paese”.
Le critiche dell'opposizione
Non sono mancate le critiche dell'opposizione, a partire dal deputato valtellinese del Partito Democratico Mauro Del Barba: “Per la provincia di Sondrio c’è il rischio concreto di sostituire al centralismo di Roma il centralismo di Milano. Siamo favorevoli a questa forma di federalismo e di regionalizzazione delle strutture di produzione energetica. Però avremmo voluto che le decisioni e i ritorni economici rimanessero ai territori di produzione. Comuni e Provincia – continua il deputato – devono poter decidere come e quando l’acqua deve essere impiegata per produrre energia e quando invece è opportuno lasciarla nei fiumi e nei laghi per scopi di ripristino ambientale e turistico. Inoltre devono poter beneficiare direttamente delle risorse economiche generate dalla produzione di energia”.
"E’ un pessimo affare per chi vive in montagna – conclude Del Barba – Ogni volta che il centro decisionale si è spostato da Roma a Milano, Province ed enti locali hanno perso autonomia, competenze e risorse. A onor del vero in Lombardia qualche risultato lo abbiamo strappato per Sondrio, ma ancora una volta al pieno riconoscimento della nostra specificità montana si preferisce tenere a Milano il controllo e usare la trattativa come prebenda per il solito scambio di voti. Vigileremo nel prossimo futuro perché queste pratiche che umiliano cittadini e amministratori locali abbiano almeno il decoro della trasparenza e continueremo a rivendicare il diritto di decidere e contare e non quello di essere contati”.
Il canone, secondo quanto stabilito dalla nuova norma, dovrà essere destinato sempre per almeno il 60% alle Province e alle città metropolitane il cui territorio è interessato dalla presenza degli impianti che li potranno destinare a servizi pubblici, come ad esempio gli ospedali di montagna.
articolo dell'8.02.2019, ore 22:50
di Alessandro Bonini
RIPRODUZIONE RISERVATA
Va aggiunto che alcune delle concessioni sono scadute da anni e mai riassegnate (in Lombardia 17 su 70). Nel frattempo Regione Lombardia potrà chiedere canoni aggiuntivi per gli impianti con una potenza superiore a 3000 kwatt nel periodo che decorre tra la concessione scaduta e la riassegnazione della stessa, destinandone almeno il 60% alle Province in cui sono presenti
gli impianti.
Con 70 grandi derivazioni per circa 1200 MW di potenza nominale concessa e 600 piccole derivazioni per circa 250 MW di potenza concessa la Lombardia è il primo produttore nazionale di energia idroelettrica e, da sola, concorre ad oltre il 25% della produzione nazionale.
La nuova disciplina, che modifica il cosiddetto ‘Decreto Bersani’, conferma che le procedure di ri-assegnazione delle concessioni alla loro scadenza sono effettuate dalle Regioni, ma aggiunge che le dighe, i canali, le condotte forzate alla scadenza della concessione passano gratuitamente in proprietà delle Regioni invece che dello Stato.
“Questo è un provvedimento che aspettavamo da oltre 20 anni – ha commentato l’assessore agli Enti locali, Montagna e Piccoli comuni Massimo Sertori – una legge strategica per tutto il Paese che ridefinisce l’assegnazione delle concessioni e dà alle Regioni l’autonomia per disciplinare le linee guida per la riattribuzione della gestione di questi beni attraverso gare. Una volta scadute le concessioni – ha continuato – i beni cosiddetti ‘bagnati’ diventeranno di proprietà regionale a titolo gratuito e, a quel punto, la Regione potrà affidare la gestione anche a società pubblico-privato con la scelta del partner privato attraverso gara. Tale configurazione, dove il pubblico può essere rappresentato da Regione o Provincia, consentirebbe anche la relativa suddivisione degli utili”.
“Entro il 2023, tempo necessario per la stesura della legge regionale e la riassegnazione delle concessioni, saranno maturati canoni aggiuntivi sulle concessioni scadute per un totale di 86 milioni di euro, dei quali 14 a Regione Lombardia e 72 alle Province lombarde. La legge prevede anche la possibilità di chiedere ai concessionari una parte di energia gratuita che, per almeno il 50% dovrà essere distribuita alle province dove insistono gli impianti, si tratta di 260 milioni di kWh, ossia circa 30 milioni di euro all’anno di energia gratuita da destinare ai servizi pubblici”.
“Così come già succede per Trento e Bolzano, anche tutti gli altri territori di montagna potranno utilizzare una parte importante dei proventi generati dall’idroelettrico, massimizzando una risorsa come quella dell’acqua e andando a perequare i maggiori costi dei servizi in montagna, concorrendo a ridimensionare il fenomeno dello spopolamento. Un aiuto effettivo ai territori alpini e ai cittadini”.
“Nella legge è prevista anche la distribuzione del 60% dei canoni ordinari da destinare alle Province dove sono presenti gli impianti. Infine la riassegnazione degli impianti consentirà l’avvio di un ciclo di investimenti stimati a oltre 600 milioni di euro per la Lombardia”, ha concluso Sertori.
“Il rinnovo delle grandi concessioni idroelettriche consentiranno un ciclo miliardario di investimenti privati (fino a 5 miliardi) nei prossimi dieci anni e, secondo uno studio dell’ANCE del 2014, potranno generare fino a 45.000 posti di lavoro e un terzo di punto di PIL”. Queste le affermazioni dell'assessore regionale al Bilancio, Finanza e Semplificazione Davide Caparini,intervenuto alla conferenza stampa tenuta dal presidente della Regione Attilio Fontana per illustrare l’approvazione del ‘Decreto Semplificazione 2018’ da parte della Camera dei Deputati.
“Ricordo che il settore idroelettrico – ha continuato l’assessore Caparini – negli ultimi anni ha perso quote di mercato anche a causa dei costi di esercizio. La Lombardia è concentrata nel rinnovo ecosostenibile del parco di produzione dell’energia rinnovabile: in questo modo gli investimenti porteranno un efficentamento per 2 miliardi di Kwh annui in più di energia pulita. Inoltre, potremo intervenire per la messa in sicurezza del territorio e delle infrastrutture”.
“In particolare, penso alle nostre montagne e alle genti che le popolano. Tra le misure su cui stiamo già lavorando, ad esempio – ha concluso Caparini – anche la possibilità di fornire energia gratuita da destinare ai servizi pubblici per sostenere i costi energetici, per esempio degli ospedali, scuole, a comuni che, in questo modo, potranno liberare nuove risorse da destinare in altri ambiti”.
Parla il Governatore
“Un provvedimento che va verso l’autonomia e per il quale dobbiamo ringraziare il governo e, in particolare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Onorevole Giancarlo Giorgetti e l’Onorevole Matteo Salvini – ha affermato il presidente Attilio Fontana – che si sono spesi per portare ad approvazione il Decreto diventato legge”.
“Gli effetti positivi introdotti dalla nuova norma garantiscono l’aumento dei canoni a favore delle Province e della Regione – ha continuato il presidente Fontana – oltre a determinare una serie di investimenti molto consistenti e a creare un miglioramento della produzione. Senza contare, fatto non irrilevante, che si tratterà di una produzione di energia ecologicamente sostenibile”.
“E’ la strada giusta” ha concluso Fontana. "Diamo la parola ai territori per fare in modo che si possano impegnare per realizzare le proprie aspettative e offrire la possibilità di reinvestire risorse per migliorare la qualità della vita dei cittadini. E’ una norma che spero possa essere anticipatoria dell’autonomia che stiamo chiedendo – ha aggiunto – e che porterà a un miglioramento dei servizi con risorse maggiori e sviluppo non solo per tutto il territorio ma anche per il resto del Paese”.
Le critiche dell'opposizione
Non sono mancate le critiche dell'opposizione, a partire dal deputato valtellinese del Partito Democratico Mauro Del Barba: “Per la provincia di Sondrio c’è il rischio concreto di sostituire al centralismo di Roma il centralismo di Milano. Siamo favorevoli a questa forma di federalismo e di regionalizzazione delle strutture di produzione energetica. Però avremmo voluto che le decisioni e i ritorni economici rimanessero ai territori di produzione. Comuni e Provincia – continua il deputato – devono poter decidere come e quando l’acqua deve essere impiegata per produrre energia e quando invece è opportuno lasciarla nei fiumi e nei laghi per scopi di ripristino ambientale e turistico. Inoltre devono poter beneficiare direttamente delle risorse economiche generate dalla produzione di energia”.
"E’ un pessimo affare per chi vive in montagna – conclude Del Barba – Ogni volta che il centro decisionale si è spostato da Roma a Milano, Province ed enti locali hanno perso autonomia, competenze e risorse. A onor del vero in Lombardia qualche risultato lo abbiamo strappato per Sondrio, ma ancora una volta al pieno riconoscimento della nostra specificità montana si preferisce tenere a Milano il controllo e usare la trattativa come prebenda per il solito scambio di voti. Vigileremo nel prossimo futuro perché queste pratiche che umiliano cittadini e amministratori locali abbiano almeno il decoro della trasparenza e continueremo a rivendicare il diritto di decidere e contare e non quello di essere contati”.
Il canone, secondo quanto stabilito dalla nuova norma, dovrà essere destinato sempre per almeno il 60% alle Province e alle città metropolitane il cui territorio è interessato dalla presenza degli impianti che li potranno destinare a servizi pubblici, come ad esempio gli ospedali di montagna.
articolo dell'8.02.2019, ore 22:50
di Alessandro Bonini
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