Secam: lettera del comitato sul rimborso dei mutui della società
Secam è ancora una volta al centro dell’attenzione, con una lettera diretta ai responsabili dell’area economico-finanziaria dei Comuni della provincia di Sondrio e rivolta alla questione del rimborso dei mutui della società.
Il fatto avviene a un mese di distanza dalla riunione del consiglio di amministrazione di Secam in cui i soci hanno dato il loro sì sul piano industriale 2019-2023. Il voto favorevole è giunto dalla stragrande maggioranza dei sindaci della provincia (71 su 73), ad eccezione, appunto, di uno contrario (il comune di Montagna in Valtellina) e di uno astenuto (Forcola).
Il nuovo piano prevede da una parte l'investimento di 37 milioni per il sistema idrico integrato, dall'altro la dilatazione nel tempo del rimborso dei mutui ai Comuni che incasseranno il 40% dal 2020 al 2025 e il 60% dal 2026 al 2030. Per confermare definitivamente quanto disegnato, sarà sottoscritto un accordo con le banche e sarà data più fiducia alle imprese attraverso i pagamenti ai fornitori.
Inoltre, altra novità è la presa di responsabilità dei sindaci nei confronti della società, fino ad ora non prevista.
La partecipata valtellinese e valchiavennasca dei Comuni non si trova in ottime condizioni economiche, soprattutto a causa delle spese molto elevate (52 milioni di euro) avvenute negli scorsi anni.
A ciò si sono poi aggiunte le dimissioni del presidente Massimo De Buglio, che nella sua dichiarazione aveva sottolineato come il processo di realizzazione del piano economico-finanziario, approvato dall’Assemblea dei soci il 9 dicembre scorso, richiederà “cura e determinazione, oltre che in relazione agli aspetti finanziari, anche al business e alla sua gestione. Alla soddisfazione per il buon esito del lavoro svolto a partire dalla mia nomina, nel giugno scorso, che si è concretizzato con la recente sottoscrizione dei contratti di finanziamento, cui l’attuale Consiglio di Amministrazione ha dedicato gli sforzi principali fino ad oggi si unisce la consapevolezza di non poter garantire anche in futuro l’impegno e la presenza costanti che la realizzazione del piano richiede. Nell’interesse della Società, ritengo quindi opportuno lasciare l’incarico, con l’auspicio di aver fornito un contributo nel percorso di sviluppo di Secam. Ringrazio i soci, i consiglieri, i sindaci, i dipendenti e tutti i collaboratori della Società, con i quali ho lavorato in modo proficuo in questi mesi”.
In questo contesto molto fragile, nella lettera dei comitati inviata nei giorni scorsi, si legge: “Trattandosi di argomenti che riguardano società partecipate e mutui e che interessano più esercizi di bilancio, la competenza non può che essere del Consiglio comunale”. Nella lettera è evidenziato che “l’onere dei mutui e relativi interessi è assunto dal gestore; il fatto che il Comune emetta una fattura che viene pagata dal gestore è solo una formalità perché i mutui sono intestati ai Comuni. Inoltre, la corresponsione dei ratei è obbligo imperativo che sorge per disposizione di legge e non per accordo tra le parti.
Questa operazione potrebbe configurarsi, secondo un’ipotesi contenuta nella lettera, come un “aiuto di stato” da parte degli enti pubblici: “C’è il rischio che scatti l’obbligo per i Comuni di accantonare una somma corrispondente ai mutui non riscossi per l’insorgere di un impegno finanziario a carico del Comune come prevede la Legge di Stabilità del 2015. Senza adeguate garanzie da parte di Secam potrebbe diventare difficile per i Comuni accertare il 60% dei mutui non riscossi”.
Al termine della missiva, l’invito ai responsabili dei Comuni ad “approfondire la tematica al fine di rendere pareri quantomeno circostanziati che vi mettano al riparo da eventuali responsabilità”.
articolo del 12.01.2020, ore 00:45
Il fatto avviene a un mese di distanza dalla riunione del consiglio di amministrazione di Secam in cui i soci hanno dato il loro sì sul piano industriale 2019-2023. Il voto favorevole è giunto dalla stragrande maggioranza dei sindaci della provincia (71 su 73), ad eccezione, appunto, di uno contrario (il comune di Montagna in Valtellina) e di uno astenuto (Forcola).
Il nuovo piano prevede da una parte l'investimento di 37 milioni per il sistema idrico integrato, dall'altro la dilatazione nel tempo del rimborso dei mutui ai Comuni che incasseranno il 40% dal 2020 al 2025 e il 60% dal 2026 al 2030. Per confermare definitivamente quanto disegnato, sarà sottoscritto un accordo con le banche e sarà data più fiducia alle imprese attraverso i pagamenti ai fornitori.
Inoltre, altra novità è la presa di responsabilità dei sindaci nei confronti della società, fino ad ora non prevista.
La partecipata valtellinese e valchiavennasca dei Comuni non si trova in ottime condizioni economiche, soprattutto a causa delle spese molto elevate (52 milioni di euro) avvenute negli scorsi anni.
A ciò si sono poi aggiunte le dimissioni del presidente Massimo De Buglio, che nella sua dichiarazione aveva sottolineato come il processo di realizzazione del piano economico-finanziario, approvato dall’Assemblea dei soci il 9 dicembre scorso, richiederà “cura e determinazione, oltre che in relazione agli aspetti finanziari, anche al business e alla sua gestione. Alla soddisfazione per il buon esito del lavoro svolto a partire dalla mia nomina, nel giugno scorso, che si è concretizzato con la recente sottoscrizione dei contratti di finanziamento, cui l’attuale Consiglio di Amministrazione ha dedicato gli sforzi principali fino ad oggi si unisce la consapevolezza di non poter garantire anche in futuro l’impegno e la presenza costanti che la realizzazione del piano richiede. Nell’interesse della Società, ritengo quindi opportuno lasciare l’incarico, con l’auspicio di aver fornito un contributo nel percorso di sviluppo di Secam. Ringrazio i soci, i consiglieri, i sindaci, i dipendenti e tutti i collaboratori della Società, con i quali ho lavorato in modo proficuo in questi mesi”.
In questo contesto molto fragile, nella lettera dei comitati inviata nei giorni scorsi, si legge: “Trattandosi di argomenti che riguardano società partecipate e mutui e che interessano più esercizi di bilancio, la competenza non può che essere del Consiglio comunale”. Nella lettera è evidenziato che “l’onere dei mutui e relativi interessi è assunto dal gestore; il fatto che il Comune emetta una fattura che viene pagata dal gestore è solo una formalità perché i mutui sono intestati ai Comuni. Inoltre, la corresponsione dei ratei è obbligo imperativo che sorge per disposizione di legge e non per accordo tra le parti.
Questa operazione potrebbe configurarsi, secondo un’ipotesi contenuta nella lettera, come un “aiuto di stato” da parte degli enti pubblici: “C’è il rischio che scatti l’obbligo per i Comuni di accantonare una somma corrispondente ai mutui non riscossi per l’insorgere di un impegno finanziario a carico del Comune come prevede la Legge di Stabilità del 2015. Senza adeguate garanzie da parte di Secam potrebbe diventare difficile per i Comuni accertare il 60% dei mutui non riscossi”.
Al termine della missiva, l’invito ai responsabili dei Comuni ad “approfondire la tematica al fine di rendere pareri quantomeno circostanziati che vi mettano al riparo da eventuali responsabilità”.
articolo del 12.01.2020, ore 00:45