San Silvestro: a Colico niente festa. E altri problemi cronici
EDITORIALE. Come ogni anno, a Colico, nessuna festa in vista del nuovo anno. Premetto innanzitutto che non intendo fare un “polemicone”, non intendo essere quello a cui non va mai bene niente e che si lamenta sempre di tutto. Perché non è così. Quante volte “Il Colichese” promuove gli eventi del territorio di Colico e circondario? Quanto io stesso nei miei editoriali rivendico l’orgoglio che i cittadini colichesi devono provare nei confronti dello splendido Comune in cui risiedono?
Se mi lamento di qualcosa, lo faccio perché intendo far riflettere su determinati fatti o potenzialità, sperando di migliorare le cose.
Fatta questa importante premessa, necessaria a scapito di equivoci o malintesi, e augurando a tutti un sereno 2019 all’insegna della gioia e della felicità, che devono essere anteposte al lavoro e all’ansia quotidiana, passo al tema di cui voglio parlare: il Capodanno a Colico. Come succede e come molti cittadini lamentano da anni, Colico non organizza nessuna festa in piazza, nonostante la suggestività della zona lago e le incredibili potenzialità.
Come sempre parto dal confronto con altre città vicine. E confronto perché con un piccolo sforzo in più, davvero poco, Colico sarebbe in grado di offrire molto. Perché se non abbiamo qualcosa, pur contando su mille potenzialità, è nostro diritto poter vedere che cosa accade nelle vicinanze per migliorarci. Non di certo per copiare.
Tirano, centro di 9.000 abitanti a ridosso dell’Alta Valtellina, lunedì ha realizzato un interessante spettacolo in Piazza della Basilica. Un appuntamento partito alle 22.30 e durato fino ad oltre mezzanotte all’insegna della musica e della spensieratezza, per accogliere il nuovo anno come si deve e, soprattutto, radunarsi. Accogliere la cittadinanza che può conversare e scambiarsi gli auguri. Al termine, un brindisi con lo spumante ed il panettone, seguiti da altra musica e altri balli.
Niente di gigante, irrealizzabile o costoso.
Qualcosa di più per Chiavenna, che ribadisco come conti una popolazione inferiore alla nostra ma sia, d’altro canto, molto più sviluppata parlando di iniziative (e di senso civico). Una serata partita alle 21.30 in Piazza Bertacchi con giochi e divertimento, seguita da lenticchie, cioccolata e vin brulé; dalle 23 musica con Bruno Ligari e DJ Walter Fargetta di Radio 105. Ora, non sto evidenziando la presenza di un’importante emittente radiofonica nazionale, ma è chiaro l’impegno di Chiavenna nel vivacizzare la città e contare sulla partecipazione dei cittadini.
Nemmeno la vicina Morbegno si è fatta mancare un veglione di fine anno in compagnia. Piazza San Giovanni è stata chiusa per lasciare spazio alla festa, dove ha avuto luogo il concerto del gruppo Still Alive Kiss Tribute Band. Sottolineo, evidenzio, metto in risalto che il consorzio turistico di Morbegno, con un lodevolissimo impegno nel servizio alla città, ha presentato una manifestazione d’interesse al Comune per organizzare l’iniziativa a sue spese.
Con un pizzico di sforzo e volontà in più, si potrebbero fare grandi cose.
Comunque, non si pensi che non sono a conoscenza del grande problema, forse più presente nella più "viva" estate: in piazza ci sarebbero alcuni cittadini contrari alle manifestazioni e al “rumore”. Che dire… non è possibile fermare lo sviluppo, turistico e non solo, di una città. Bisogna capire che queste opposizioni si rivelano controproducenti e dannose. Perché opporsi alla realizzazione di eventi in cui le stesse persone possono incontrarsi con altri cittadini? Un momento insieme, una condivisione che dovrebbe fare felici i colichesi e renderli orgogliosi residenti del Comune. Altrimenti, non si va da nessuna parte. Il mio grande impegno per il titolo di “città” parte proprio da qui: più servizi, più eventi nel periodo invernale (in particolare, più qualità) e quindi più senso civico. In aggiunta, se non vi è volontà o si pensa di erogare servizi con il contagocce, la situazione è ancora peggiore.
In merito, due ulteriori riflessioni. Il mercatino di Natale anche quest’anno è stato piuttosto fallimentare: se è vero che doveva trattarsi di un momento di svago per i bambini (ottima iniziativa) e le bancarelle dovevano essere un contorno, è anche vero che più che felicità incuteva tristezza. Tristezza perché o si sceglie di aumentare le bancarelle e creare una via dedicata, o il mercatino non si fa proprio. Io opterei per la prima, realizzabile con ben poco.
Ultima riflessione, collegata a catena con il mercatino di Natale, è l’assenza di un centro storico aperto ai soli pedoni. Colico ha una piazza lago di grandi dimensioni, frequentatissima d’estate. Ma è ovvio che, non essendovi negozi o attività commerciali all’infuori di bar o ristoranti, d’inverno lo spazio è desolatamente vuoto.
Che fare? Secondo me e secondo molti residenti, sarebbe una grande opportunità aprire la Provinciale, ovvero via Nazionale. Qui vi sono i negozi e qui la proposta potrebbe rivelarsi riuscita.
Anche in questo caso si ripresenta la lamentela che avanzerebbero alcuni commercianti, secondo i quali potrebbe esserci un’inflessione negativa del commercio. Personalmente, la ritengo un fatto irreale: aprendo la via nei pomeriggi del fine settimana (ad esempio venerdì e sabato) nel tratto Popolare di Sondrio-Stazione, e soprattutto promuovendo l'eventuale novità, credo che i cittadini parteciperebbero in grande quantità.
Il Comune potrebbe creare un tavolo con i commercianti per ragionare soprattutto con quelli in disaccordo, poi provare l’iniziativa. Se funziona, e ritengo che funzioni, il progetto potrebbe essere esteso a tutti i fine settimana (magari, anche nelle serate di venerdì e sabato del periodo estivo, accogliendo le centinaia di turisti che avrebbero l’opportunità di fare acquisti nella bella cornice dell’estate colichese).
Lo stesso varrebbe per i mercatini natalizi, che troverebbero una posizione molto più centrale rispetto a via Municipio.
Da una parte le proposte, dall’altra il cambiamento della mentalità. Che vuol dire fare un favore in primis al Comune stesso, poi ai cittadini e anche ai turisti. Questo è quello che io intendo per sviluppo.
Colico non merita di essere sempre il solito paesaccio dell’Alto Lago… proprio perché può distinguersi, il cambiamento andrebbe impresso subito. E, ripeto, non si tratta di grandi od impossibili cose.
editoriale dell'1.1.2019, ore 18:50
di Alessandro Bonini
RIPRODUZIONE RISERVATA
Se mi lamento di qualcosa, lo faccio perché intendo far riflettere su determinati fatti o potenzialità, sperando di migliorare le cose.
Fatta questa importante premessa, necessaria a scapito di equivoci o malintesi, e augurando a tutti un sereno 2019 all’insegna della gioia e della felicità, che devono essere anteposte al lavoro e all’ansia quotidiana, passo al tema di cui voglio parlare: il Capodanno a Colico. Come succede e come molti cittadini lamentano da anni, Colico non organizza nessuna festa in piazza, nonostante la suggestività della zona lago e le incredibili potenzialità.
Come sempre parto dal confronto con altre città vicine. E confronto perché con un piccolo sforzo in più, davvero poco, Colico sarebbe in grado di offrire molto. Perché se non abbiamo qualcosa, pur contando su mille potenzialità, è nostro diritto poter vedere che cosa accade nelle vicinanze per migliorarci. Non di certo per copiare.
Tirano, centro di 9.000 abitanti a ridosso dell’Alta Valtellina, lunedì ha realizzato un interessante spettacolo in Piazza della Basilica. Un appuntamento partito alle 22.30 e durato fino ad oltre mezzanotte all’insegna della musica e della spensieratezza, per accogliere il nuovo anno come si deve e, soprattutto, radunarsi. Accogliere la cittadinanza che può conversare e scambiarsi gli auguri. Al termine, un brindisi con lo spumante ed il panettone, seguiti da altra musica e altri balli.
Niente di gigante, irrealizzabile o costoso.
Qualcosa di più per Chiavenna, che ribadisco come conti una popolazione inferiore alla nostra ma sia, d’altro canto, molto più sviluppata parlando di iniziative (e di senso civico). Una serata partita alle 21.30 in Piazza Bertacchi con giochi e divertimento, seguita da lenticchie, cioccolata e vin brulé; dalle 23 musica con Bruno Ligari e DJ Walter Fargetta di Radio 105. Ora, non sto evidenziando la presenza di un’importante emittente radiofonica nazionale, ma è chiaro l’impegno di Chiavenna nel vivacizzare la città e contare sulla partecipazione dei cittadini.
Nemmeno la vicina Morbegno si è fatta mancare un veglione di fine anno in compagnia. Piazza San Giovanni è stata chiusa per lasciare spazio alla festa, dove ha avuto luogo il concerto del gruppo Still Alive Kiss Tribute Band. Sottolineo, evidenzio, metto in risalto che il consorzio turistico di Morbegno, con un lodevolissimo impegno nel servizio alla città, ha presentato una manifestazione d’interesse al Comune per organizzare l’iniziativa a sue spese.
Con un pizzico di sforzo e volontà in più, si potrebbero fare grandi cose.
Comunque, non si pensi che non sono a conoscenza del grande problema, forse più presente nella più "viva" estate: in piazza ci sarebbero alcuni cittadini contrari alle manifestazioni e al “rumore”. Che dire… non è possibile fermare lo sviluppo, turistico e non solo, di una città. Bisogna capire che queste opposizioni si rivelano controproducenti e dannose. Perché opporsi alla realizzazione di eventi in cui le stesse persone possono incontrarsi con altri cittadini? Un momento insieme, una condivisione che dovrebbe fare felici i colichesi e renderli orgogliosi residenti del Comune. Altrimenti, non si va da nessuna parte. Il mio grande impegno per il titolo di “città” parte proprio da qui: più servizi, più eventi nel periodo invernale (in particolare, più qualità) e quindi più senso civico. In aggiunta, se non vi è volontà o si pensa di erogare servizi con il contagocce, la situazione è ancora peggiore.
In merito, due ulteriori riflessioni. Il mercatino di Natale anche quest’anno è stato piuttosto fallimentare: se è vero che doveva trattarsi di un momento di svago per i bambini (ottima iniziativa) e le bancarelle dovevano essere un contorno, è anche vero che più che felicità incuteva tristezza. Tristezza perché o si sceglie di aumentare le bancarelle e creare una via dedicata, o il mercatino non si fa proprio. Io opterei per la prima, realizzabile con ben poco.
Ultima riflessione, collegata a catena con il mercatino di Natale, è l’assenza di un centro storico aperto ai soli pedoni. Colico ha una piazza lago di grandi dimensioni, frequentatissima d’estate. Ma è ovvio che, non essendovi negozi o attività commerciali all’infuori di bar o ristoranti, d’inverno lo spazio è desolatamente vuoto.
Che fare? Secondo me e secondo molti residenti, sarebbe una grande opportunità aprire la Provinciale, ovvero via Nazionale. Qui vi sono i negozi e qui la proposta potrebbe rivelarsi riuscita.
Anche in questo caso si ripresenta la lamentela che avanzerebbero alcuni commercianti, secondo i quali potrebbe esserci un’inflessione negativa del commercio. Personalmente, la ritengo un fatto irreale: aprendo la via nei pomeriggi del fine settimana (ad esempio venerdì e sabato) nel tratto Popolare di Sondrio-Stazione, e soprattutto promuovendo l'eventuale novità, credo che i cittadini parteciperebbero in grande quantità.
Il Comune potrebbe creare un tavolo con i commercianti per ragionare soprattutto con quelli in disaccordo, poi provare l’iniziativa. Se funziona, e ritengo che funzioni, il progetto potrebbe essere esteso a tutti i fine settimana (magari, anche nelle serate di venerdì e sabato del periodo estivo, accogliendo le centinaia di turisti che avrebbero l’opportunità di fare acquisti nella bella cornice dell’estate colichese).
Lo stesso varrebbe per i mercatini natalizi, che troverebbero una posizione molto più centrale rispetto a via Municipio.
Da una parte le proposte, dall’altra il cambiamento della mentalità. Che vuol dire fare un favore in primis al Comune stesso, poi ai cittadini e anche ai turisti. Questo è quello che io intendo per sviluppo.
Colico non merita di essere sempre il solito paesaccio dell’Alto Lago… proprio perché può distinguersi, il cambiamento andrebbe impresso subito. E, ripeto, non si tratta di grandi od impossibili cose.
editoriale dell'1.1.2019, ore 18:50
di Alessandro Bonini
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