Troppi cinghiali, tavolo tra Coldiretti e Regione
Il presidente di Coldiretti, Fortunato Trezzi, si è espresso oggi a proposito del recente incontro con l’assessore all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi di Regione Lombardia Fabio Rolfi: “All’assessore Rolfi abbiamo fatto presente la situazione critica che vivono le nostre imprese sul territorio lariano: le invasioni dei cinghiali si susseguono per tutto il corso dell’anno, con danni di ampie proporzioni per l’agricoltura: a ciò vanno sommati i rischi per cittadini e automobilisti, dato che gli ungulati invadono strade e fondi privati. L’incidenza degli animali selvatici come causa di incidenti stradali, negli anni, è stata sempre altissima nelle due province lariane”.
“La priorità per le imprese agricole è la soluzione, concreta, del problema” sottolinea Trezzi. “Dall’assessore Rolfi abbiamo sentito parlare di numeri, ed è importante: sappiamo che il piano di contenimento prevede per Como l'abbattimento di 2050 cinghiali in un anno e che in questi primi giorni, come ha rimarcato l’assessore, sono già stati abbattuti 150 capi. Altrettanto positivo è l’aver rimarcato, per parte della Regione, la necessità di modificare il regime “de minimis” a livello nazionale: gli agricoltori devono essere risarciti integralmente per i danni subiti dalla fauna selvatica e non solo per il 30%”. Il territorio interessato è amplissimo: si va da Porlezza alla val d’Intelvi, alle alture di confine con il Varesotto, alla Brianza, al Lecchese dove branchi di ungulati stanno salendo in questo periodo anche a quote più alte. E i cinghiali non sono solo l’unica specie ad arrecare danni all’agricoltura: ad essi si aggiungono, infatti, i danni causati da cervidi, leporidi (che colpiscono una gran parte di colture, tra cui la soia e le ortive) e, non ultimi, i piccioni, anch’essi in grado di causare danni da migliaia di euro a fronte di una sola ‘incursione’.
La forbice dei danni provocata dai selvatici può intercorrere da alcune centinaia di euro a cifre molto importanti, in alcuni casi di diverse migliaia di euro: si tratta di un problema comune a tutto il settentrione lombardo, e che interessa una gamma amplissima di colture: si va dal vivaio al frutteto, alle ortive a pieno campo, ai prati, agli impianti di piccoli frutti, alla vite, alle leguminose, al mais da granella e insilato, alle oleoproteaginose. Si sono addirittura registrate, da parte dei cinghiali, distruzioni di alveari: “Il rischio è che le imprese agricole non riescano più a far fronte al problema: ciò potrebbe causare l’abbandono di interi territori e mettere a rischio quella stabilità idrogeologica che, soprattutto nelle aree montane che circondano il lago di Como, il Ceresio o portano alla vicina Svizzera, è di fatto garantita dalla presenza delle imprese agricole. Per questo è necessario agire in fretta. Riteniamo che l’incontro con l’assessore sia stato un buon punto di partenza: da parte nostra l’impegno a monitorare la situazione e a farci, come sempre, portavoce delle segnalazioni e delle istanze delle nostre imprese".
“E’ altresì necessario dar seguito agli abbattimenti in deroga, oltreché da parte delle guardie venatorie, anche ripristinando l’intervento autorizzato degli agricoltori in possesso dei requisiti, così come previsto dall’articolo 41, peraltro inspiegabilmente sospeso. Il problema è fuori controllo, in alcuni areali il 2017 ha visto crollare la raccolta di fieno del 60% per colpa dei cinghiali, mentre per alcune imprese tale percentuale è salita drammaticamente, fino al 90%. E a questo dobbiamo aggiungere il ‘colpo di grazia’ dato alle colture ortofrutticole e cerealicole, in primis il mais” prosegue l’esponente di Coldiretti.
Una situazione, per Trezzi, “non più tollerabile, gli imprenditori agricoli sono esasperati ed è necessario che venga predisposta una strategia di azione più risolutiva: a ciò si aggiunge il rischio che numerose imprese agricole non riescano più a far fronte al problema e siano costrette a chiudere: ciò potrebbe causare l’abbandono di interi territori e mettere a rischio quella stabilità idrogeologica che, soprattutto nelle aree montane che circondano il lago di Como, il Ceresio o portano alla vicina Svizzera, è di fatto garantita dalla presenza delle imprese agricole. Auspichiamo il buon esito del tavolo sulla gestione del cinghiale attivato in Regione Lombardia dal neo assessore Fabio Rolfi, che ha anche richiesto una modifica delle norme sul contenimento dei selvatici a livello nazionale. Un passo importante e positivo. Ma è necessario agire con decisione, e ciò è un’urgenza improcrastinabile: non è più solo una questione di risarcimenti. In gioco c’è la sicurezza delle persone, nelle aree rurali e nei centri abitati oltre che sulle strade perché, sempre più spesso, animali come i cinghiali provocano incidenti molto gravi, e il territorio lariano è purtroppo “maglia nera” riguardo a tali sinistri”.
All'incontro hanno partecipato il presidente del Consiglio regionale, Alessandro Fermi e il sottosegretario con delega ai rapporti con il Consiglio, regionale, Fabrizio Turba.
LE AZIONI PER IL CAPOLUOGO LARIANO - "Il piano di contenimento prevede per Como l'abbattimento di 2050 cinghiali in un anno. In questi primi giorni abbiamo già raggiunto i 150 capi" ha poi precisato l'assessore Rolfi. "La georeferenziazione, problema sollevato dai cacciatori, è una procedura imposta da Ispra per accogliere i nostri piani di abbattimento. Abbiamo comunque semplificato al massimo l'inserimento dei dati per soddisfare le richieste del territorio. Il cinghiale è un problema per i campi e per l'incolumità delle persone. Serve un approccio razionale e non ideologico" ha detto Rolfi.
VA MODIFICATO IL REGIME RISARCITORIO PER GLI AGRICOLTORI - "Per il prossimo futuro l'impegno è quello di individuare nuovi centri di lavorazione della carne nel territorio comasco per agevolare la gestione delle carcasse e sostenere la filiera della carne da selvaggina. Abbiamo anche chiarito che la Provincia può utilizzare i 'selecontrollori' nell'attività di controllo e non c'è alcun dubbio sulla applicabilità della legge regionale" ha concluso Rolfi. "Va modificato a livello nazionale il regime de minimis perché gli agricoltori devono essere risarciti integralmente per i danni subiti dalla fauna selvatica e non solo per il 30%. La fauna è proprietà dello Stato e se lo Stato non è in grado di gestirla, è giusto che paghi. Tornerò prossimamente a Como per monitorare l'andamento della situazione".
articolo del 20.06.2019, ore 19:35
“La priorità per le imprese agricole è la soluzione, concreta, del problema” sottolinea Trezzi. “Dall’assessore Rolfi abbiamo sentito parlare di numeri, ed è importante: sappiamo che il piano di contenimento prevede per Como l'abbattimento di 2050 cinghiali in un anno e che in questi primi giorni, come ha rimarcato l’assessore, sono già stati abbattuti 150 capi. Altrettanto positivo è l’aver rimarcato, per parte della Regione, la necessità di modificare il regime “de minimis” a livello nazionale: gli agricoltori devono essere risarciti integralmente per i danni subiti dalla fauna selvatica e non solo per il 30%”. Il territorio interessato è amplissimo: si va da Porlezza alla val d’Intelvi, alle alture di confine con il Varesotto, alla Brianza, al Lecchese dove branchi di ungulati stanno salendo in questo periodo anche a quote più alte. E i cinghiali non sono solo l’unica specie ad arrecare danni all’agricoltura: ad essi si aggiungono, infatti, i danni causati da cervidi, leporidi (che colpiscono una gran parte di colture, tra cui la soia e le ortive) e, non ultimi, i piccioni, anch’essi in grado di causare danni da migliaia di euro a fronte di una sola ‘incursione’.
La forbice dei danni provocata dai selvatici può intercorrere da alcune centinaia di euro a cifre molto importanti, in alcuni casi di diverse migliaia di euro: si tratta di un problema comune a tutto il settentrione lombardo, e che interessa una gamma amplissima di colture: si va dal vivaio al frutteto, alle ortive a pieno campo, ai prati, agli impianti di piccoli frutti, alla vite, alle leguminose, al mais da granella e insilato, alle oleoproteaginose. Si sono addirittura registrate, da parte dei cinghiali, distruzioni di alveari: “Il rischio è che le imprese agricole non riescano più a far fronte al problema: ciò potrebbe causare l’abbandono di interi territori e mettere a rischio quella stabilità idrogeologica che, soprattutto nelle aree montane che circondano il lago di Como, il Ceresio o portano alla vicina Svizzera, è di fatto garantita dalla presenza delle imprese agricole. Per questo è necessario agire in fretta. Riteniamo che l’incontro con l’assessore sia stato un buon punto di partenza: da parte nostra l’impegno a monitorare la situazione e a farci, come sempre, portavoce delle segnalazioni e delle istanze delle nostre imprese".
“E’ altresì necessario dar seguito agli abbattimenti in deroga, oltreché da parte delle guardie venatorie, anche ripristinando l’intervento autorizzato degli agricoltori in possesso dei requisiti, così come previsto dall’articolo 41, peraltro inspiegabilmente sospeso. Il problema è fuori controllo, in alcuni areali il 2017 ha visto crollare la raccolta di fieno del 60% per colpa dei cinghiali, mentre per alcune imprese tale percentuale è salita drammaticamente, fino al 90%. E a questo dobbiamo aggiungere il ‘colpo di grazia’ dato alle colture ortofrutticole e cerealicole, in primis il mais” prosegue l’esponente di Coldiretti.
Una situazione, per Trezzi, “non più tollerabile, gli imprenditori agricoli sono esasperati ed è necessario che venga predisposta una strategia di azione più risolutiva: a ciò si aggiunge il rischio che numerose imprese agricole non riescano più a far fronte al problema e siano costrette a chiudere: ciò potrebbe causare l’abbandono di interi territori e mettere a rischio quella stabilità idrogeologica che, soprattutto nelle aree montane che circondano il lago di Como, il Ceresio o portano alla vicina Svizzera, è di fatto garantita dalla presenza delle imprese agricole. Auspichiamo il buon esito del tavolo sulla gestione del cinghiale attivato in Regione Lombardia dal neo assessore Fabio Rolfi, che ha anche richiesto una modifica delle norme sul contenimento dei selvatici a livello nazionale. Un passo importante e positivo. Ma è necessario agire con decisione, e ciò è un’urgenza improcrastinabile: non è più solo una questione di risarcimenti. In gioco c’è la sicurezza delle persone, nelle aree rurali e nei centri abitati oltre che sulle strade perché, sempre più spesso, animali come i cinghiali provocano incidenti molto gravi, e il territorio lariano è purtroppo “maglia nera” riguardo a tali sinistri”.
All'incontro hanno partecipato il presidente del Consiglio regionale, Alessandro Fermi e il sottosegretario con delega ai rapporti con il Consiglio, regionale, Fabrizio Turba.
LE AZIONI PER IL CAPOLUOGO LARIANO - "Il piano di contenimento prevede per Como l'abbattimento di 2050 cinghiali in un anno. In questi primi giorni abbiamo già raggiunto i 150 capi" ha poi precisato l'assessore Rolfi. "La georeferenziazione, problema sollevato dai cacciatori, è una procedura imposta da Ispra per accogliere i nostri piani di abbattimento. Abbiamo comunque semplificato al massimo l'inserimento dei dati per soddisfare le richieste del territorio. Il cinghiale è un problema per i campi e per l'incolumità delle persone. Serve un approccio razionale e non ideologico" ha detto Rolfi.
VA MODIFICATO IL REGIME RISARCITORIO PER GLI AGRICOLTORI - "Per il prossimo futuro l'impegno è quello di individuare nuovi centri di lavorazione della carne nel territorio comasco per agevolare la gestione delle carcasse e sostenere la filiera della carne da selvaggina. Abbiamo anche chiarito che la Provincia può utilizzare i 'selecontrollori' nell'attività di controllo e non c'è alcun dubbio sulla applicabilità della legge regionale" ha concluso Rolfi. "Va modificato a livello nazionale il regime de minimis perché gli agricoltori devono essere risarciti integralmente per i danni subiti dalla fauna selvatica e non solo per il 30%. La fauna è proprietà dello Stato e se lo Stato non è in grado di gestirla, è giusto che paghi. Tornerò prossimamente a Como per monitorare l'andamento della situazione".
articolo del 20.06.2019, ore 19:35