Formigoni, una petizione per graziarlo
3600 firme, con l’obiettivo di raggiungere le 5.000. I numeri riguardano la petizione appena lanciata online e diretta al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mirata a concedere la grazia a Roberto Formigoni. L’appello è stato lanciato da Angelo Cenicola, imprenditore nel campo dell’energia rinnovabile e dell’ambiente (vicepresidente presso Project Holding S.p.A.) e amico dell’ex governatore.
Di seguito il testo della petizione (promossa in particolare da una pagina Facebook creata appositamente): “L’art. 87 della Costituzione prevede, al comma undicesimo, che il Presidente della Repubblica può, con proprio decreto, concedere grazia e commutare le pene. Si tratta di un istituto clemenziale di antichissima origine che estingue, in tutto o in parte, la pena inflitta con la sentenza irrevocabile o la trasforma in un'altra specie di pena prevista dalla legge (ad esempio la reclusione temporanea al posto dell’ergastolo o la multa al posto della reclusione). La grazia estingue anche le pene accessorie, se il decreto lo dispone espressamente; non estingue invece gli altri effetti penali della condanna (art. 174 c.p.). Ai sensi dell’art. 681 del codice di procedura penale può essere sottoposta a condizioni. Il procedimento di concessione della grazia è disciplinato dall’art. 681 del codice di procedura penale. La domanda di grazia è diretta al Presidente della Repubblica e va presentata al Ministro della Giustizia. È sottoscritta dal condannato, da un suo prossimo congiunto, dal convivente, dal tutore o curatore, oppure da un avvocato. Se il condannato è detenuto o internato, la domanda può essere però direttamente presentata anche al magistrato di sorveglianza. Il presidente del consiglio di disciplina dell’istituto penitenziario può proporre, a titolo di ricompensa, la grazia a favore del detenuto che si è distinto per comportamenti particolarmente meritevoli. Sulla domanda o sulla proposta di grazia esprime il proprio parere il Procuratore generale presso la Corte di Appello e, se il condannato è detenuto - anche presso il domicilio – ovvero affidato in prova al servizio sociale, il Magistrato di sorveglianza. A tal fine, essi acquisiscono ogni utile informazione relativa, tra l’altro, alla posizione giuridica del condannato, all’intervenuto perdono delle persone danneggiate dal reato, ai dati conoscitivi forniti dalle Forze di Polizia, alle valutazioni dei responsabili degli Istituti penitenziari …. Acquisiti i pareri, il Ministro trasmette la domanda o la proposta di grazia, corredata dagli atti dell’istruttoria, al Capo dello Stato, accompagnandola con il proprio “avviso”, favorevole o contrario alla concessione del beneficio. Come stabilito dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 200 del 2006, al Capo dello Stato compete la decisione finale. L’art. 681 del codice di procedura penale prevede anche che la grazia possa essere concessa di ufficio e cioè in assenza di domanda e proposta, ma sempre dopo che è stata compiuta l’istruttoria. Se il Presidente della Repubblica concede la grazia, il pubblico ministero competente ne cura l’esecuzione, ordinando, se del caso, la liberazione del condannato”. Formigoni era stato condannato lo scorso 21 febbraio per effetto della legge “spazza corrotti” a 5 anni e 10 mesi (pena già ridotta rispetto ai 7 anni e mezzo decisi dall’Appello). L’accusa è quella di corruzione nell’ambito del caso sanitario Maugeri-San Raffaele. Il Movimento Cinque Stelle, in aggiunta alla pena, aveva presentato in Regione anche una richiesta di risarcimento, rigettata dal Consiglio. Le parole del firmatario Luigi Piccirillo erano state dure: “La nostra richiesta di urgenza è limpida quanto le responsabilità di Formigoni che è in carcere condannato in via definitiva per corruzione. Rieccoci con la casta di centro destra e PD: per loro non c’è nessuna urgenza e volontà di chiedere danni in sede civile all’ex Presidente. È ovvio che hanno apprezzato il lavoro del Celeste ai danni dei lombardi e della sanità pubblica”. articolo del 29.04.2019, ore 22:35 |